It’ coming Rome. La Coppa Europa torna in Italia dopo 52 anni. La vittoria a Euro 2020 se l’è ripresa in mano stasera un Paese che nel pallone esprime una capacità di fare gruppo, squadra, popolo che sarebbe auspicabile in tanti altri settori della vita, ma già averla nello sport apre il cuore alla speranza.
E’ una chiara metafora di ripartenza, la squadra formata dal commissario tecnico, come spesso accade a un gruppo di calciatori che vincono in maglia azzurra attraverso la semplicità dei gesti e la bellezza del gioco. Enorme merito di questo gruppo vincente (ultima sconfitta il 10 settembre 2018, 1-0 col Portogallo, da allora 34 partite, con una serie in corso di 15 vinte di seguito) è violare la sacralità di Wembley, chiaramente imbandito per la festa inglese, dopo aver subito il gol più veloce di una finale, quello di Shaw dopo 2′.
Gli azzurri di Mancini subiscono il contraccolpo ma elaborano la botta con il gioco, che cresce piano piano, quasi fosse mandato a memoria: e anche nella serata meno brillante e più difficile alla fine fluisce e li porta dopo il pareggio di Bonucci a superare con merito, quasi ineluttabilmente, gli avversari fino a chiudere i tempi supplementari con un attacco quasi garibaldino. E a dominare in quel gioco emotivo, un tempo tallone d’Achille italiano, dei rigori.