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Ragusa, Iurato: Guardie mediche e il fallimento di un sistema

Tempo di lettura: 2 minuti

Sono destinate di certo a saltare le guardie mediche turistiche previste nel territorio ibleo. Questo per una mancata risposta da parte dei medici nel volere mettere a disposizione la loro professionalità in tale contesto. L’Asp di Ragusa aveva manifestato la disponibilità per la copertura di 40 posti. Solo 4 medici hanno risposto presente. E’ probabile che manchino proprio le figure professionali ma anche che i neolaureati concentrino la propria attenzione nelle attività per il contrasto al Covid e quindi nelle Usca e nei protocolli per la vaccinazione. Ancora una volta, la Sanità viene condizionata dalla ripercussione di scelte riguardanti la programmazione a carattere generale”.

E’ quanto afferma il consigliere comunale di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, che fa una riflessione ad ampio raggio sulla delicata questione. “Il numero chiuso, diciamolo pure – prosegue Iurato – mortifica ancora di più la formazione di nuovi medici o di nuovo personale sanitario. Quanto sta accadendo, evidenziamolo in modo chiaro, non è certo dovuto all’incompetenza del manager, l’architetto Angelo Aliquò, ma tutti, compreso lui, ci riscopriamo vittime di un sistema che la politica dovrebbe finalmente avere il coraggio di cambiare. Apprendo che si vorrebbero convertire le guardie mediche turistiche in strutture ambulatoriali infermieristiche. Faccio sommessamente notare che, al di là delle accresciute competenze degli infermieri, le stesse non potranno essere paragonate a presidi con la presenza di un medico che, così come si pensa, non si occupa solo di piccoli traumi ma effettua spesso anche delle visite domiciliari nelle zone turistiche oltre a diagnosticare delle problematiche molto serie come un eventuale principio di infarto o un ictus. Dunque, anche se capisco che in questo modo si vuole tamponare alla carenza di guardie mediche, è un percorso che non può trovarci d’accordo. Non si può considerare l’ambulatorio infermieristico alla stessa stregua delle guardie mediche turistiche”.

Quale, dunque, la sollecitazione? “Intanto – prosegue Iurato – è un problema organizzativo di carattere nazionale. Chi ha la responsabilità proceda, una volta per tutte, lungo la direzione di eliminare il numero chiuso nelle facoltà di Medicina o, comunque, di allargare la possibilità di fare partecipare gli studenti ai corsi di laurea sanitari, anche quelli specialistici. I nostri aspiranti medici ma anche tecnici di laboratorio avranno così l’opportunità di sfruttare maggiori frecce al loro arco. La mancanza di medici e di rianimatori negli ospedali, in questi ultimi anni, lo sappiamo benissimo, ha penalizzato le attività nei Pronto soccorso. Abbiamo compreso che cosa abbia significato l’assenza di queste figure professionali all’interno delle strutture sanitarie. Ed è di certo un fatto grave che non si possa contare su personale medico nelle istituende dieci guardie mediche del territorio ibleo la cui attività non deve essere sminuita mentre la presenza di un professionista all’interno diventa fondamentale. L’auspicio è che possa essere soltanto una fase provvisoria. Le scelte di carattere nazionale e regionale hanno aiutato le Asp locali a mantenere i servizi cresciuti negli anni e che si sono ramificati sul territorio, fornendo un contributo essenziale per la salvezza di vite umane, anche durante le emergenze estive”.

Iurato, poi, esprime la preoccupazione di massima per il silenzio quasi totale, rispetto a questa situazione, dei sindaci iblei. “Sono proprio loro i responsabili sanitari negli ambiti cittadini di pertinenza – prosegue il consigliere comunale – e loro, dunque, dovrebbero farsi sentire in questi momenti, organizzare una protesta coordinata, alzare la voce nei confronti dei Governi nazionale e regionale. Un silenzio così lascia da pensare quando, invece, bisognerebbe fare il possibile, intanto, per modificare le restrizioni legate al numero chiuso delle facoltà mediche. In ogni caso, l’ambulatorio infermieristico è meglio che niente anche se non possiamo certo rassegnarci a questo peggioramento dell’erogazione dei servizi sanitari”.

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