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Palazzo Tumino. Il punto di vista del M5s Ragusa

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Da diversi mesi, la città di Ragusa si confronta con l’“operazione” legata all’ex palazzo Tumino, il serpentone edilizio che sorge alle spalle di viale Tenente Lena, in prossimità dello scalo merci. Scelta legittima voluta dall’amministrazione Cassì i cui contenuti, però, non convincono il gruppo consiliare Cinque Stelle. A parlarne è il capogruppo pentastellato Sergio Firrincieli.

-Intanto, di cosa si tratta? Perché parlate di “operazione”?

“Il Comune ha deciso di farsi parte attiva nel concorrere alla destinazione di questo immenso immobile che non è mai stato utilizzato per tutta una serie di vicissitudini che, in questa fase, non ci interessano. E lo ha fatto predisponendo un bando per invogliare un partner privato a partecipare alla gestione futura di palazzo Tumino”.

-In che modo?

“Con una partnership tra pubblico e privato. Un acquisto pari a 15 milioni di euro. Il primo bando, che per noi poteva risultare in qualche modo accettabile, proponeva al partner privato, per la gestione di palazzo Tumino, di acquisire in permuta l’attuale palazzo di Giustizia di via Natalelli da trasformare in un grande albergo con una sala congressi. Questo ci comunicò il sindaco in una conferenza dei capigruppo che chiedemmo proprio per avere dettagli sull’iter. Dei complessivi 32mila metri quadrati di palazzo Tumino, al Comune sarebbero rimasti nell’immediato 4.500 metri quadrati per usi commerciali e per finalità turistico-ricettive”.

-E poi, che succede? Perché si arriva al secondo bando?

“Probabilmente, avranno rilevato, almeno immaginiamo, l’antieconomicità dell’operazione così come è stata disegnata nel primo bando e ne viene predisposto un secondo, quello attuale, che ci si sforza di rendere più appetibile, e uso in proposito le parole più volte dette dal sindaco. Di colpo, viene eliminata la permuta dell’attuale palazzo di Giustizia di via Natalelli, che quindi non rimarrebbe sul groppone del potenziale partner a cui, invece, sono ceduti i 4.500 metri quadrati interni al palazzo di estrazione commerciale. Quindi, i ricavi di una possibile vendita o dei fitti che prima sarebbero ritornati nelle tasche dei ragusani, abbassando di fatto l’esborso nei confronti del gestore, adesso, invece, almeno se passerà il contenuto di questo bando, andranno direttamente nelle tasche di quest’ultimo”.

-E come valutano tale opzione i Cinque Stelle?

“Non ci trova d’accordo. Per un ragionamento molto semplice. In questo modo, altro che volano del centro storico. Si rischia di distruggere tutto quel poco di buono che ancora resiste in questa parte problematica della città, per i motivi che tutti sappiamo visto che, tra l’altro, la residenzialità si è concentrata nelle periferie. D’altronde, non bisogna andare molto indietro nel tempo con la memoria visto che la nascita di un centro commerciale all’interno della cinta urbana ha depauperato il centro storico di buona parte dei negozi esistenti. E, ancora oggi, piangiamo le conseguenze di quelle scelte”.

-Quindi, quale sarebbe la vostra proposta?

“Allo stato attuale, la previsione è quella di destinare 20mila metri quadrati di palazzo Tumino al Tribunale, 8mila mq alla Gdf mentre i 4.500 di cui parliamo dovrebbero avere una destinazione prevalentemente commerciale. Noi, invece, proponiamo di cambiare la destinazione d’uso di questi 4.500 mq, da commerciale a uso uffici, facendo diventare così palazzo Tumino un grande centro direzionale, dove fare trovare spazi adeguati a tutti gli uffici periferici regionali dislocati in varie parti della città e che in questa realtà, invece, potrebbero trovare una specifica e ragionata aggregazione”.

-E quali dovrebbero essere le ricadute?

“E’ presto detto. Un centro direzionale del genere, con Tribunale e Guardia di Finanza, ospiterebbe quotidianamente migliaia di persone. Al contempo, si svilupperebbe tutt’attorno, ma all’esterno, un sistema di piccole e medie imprese nel contesto della ristorazione e, più in generale, dei servizi che potrebbe ridare nuovo slancio all’attività commerciale in centro, via Roma soprattutto. D’altronde, se chiudiamo il Tribunale di via Natalelli e svuotiamo piazza San Giovanni è chiaro che generiamo il deserto già dalle prime ore della giornata e con le possibili aperture all’interno di palazzo Tumino la triste prospettiva potrebbe ampliarsi a tutto il centro e anche alle altre vie commerciali presenti in città”.

-Resta da capire chi dovrebbe coprire tutte le spese di questa operazione.

“Allo stato attuale, il bando prevede che il Comune versi al partner somme, quindi soldi dei ragusani, con un canone pari a 1,35 milioni di euro all’anno per 32 anni, più 10 milioni a fine contratto in caso di canone inferiore (potrebbe esserlo anche di 100 euro?), più 195mila euro per servizi interni indipendentemente dalla presenza o meno del Tribunale, per non parlare dei circa 4 milioni e mezzo che il concessionario potrebbe ricavare dalla totale alienazione dei locali a lui ceduti (4350 mq) oppure 450mila euro (stima in base ai prezzi di mercato) all’anno che potrebbero essere il frutto dell’introito dei fitti commerciali che i ragusani non pagheranno con le tasse ma che saranno sottratti al mercato della locazione, e della compravendita immobiliare nel primo caso, impoverendo di fatto numerosi piccoli proprietari di immobili tra i cittadini ragusani. Non siamo certo Catania che può accogliere tanti centri commerciali quanti se ne possano pensare. Riteniamo che palazzo Tumino, così come lo stanno pensando, possa catalizzare l’attenzione di quegli stessi imprenditori operativi al momento lungo le vie commerciali presenti in città e che, quindi, al suo interno si sposterebbero. Allo stesso tempo, sappiamo che la Regione paga, ogni anno, circa un milione di euro per le locazioni degli uffici periferici, gli stessi che, secondo noi, invece, potrebbero trovare ospitalità nell’ambito dei 4.500 mq a cui dovrebbe essere cambiata la destinazione”.

-Ma come fare per recuperare le risorse economiche necessarie se non si vuole mettere mano alle casse del Comune?

“Dovrebbe essere l’Amministrazione comunale a fare valere il proprio presunto peso politico nei confronti di Musumeci rispetto a un’operazione che, solo nella nostra interpretazione, potrebbe assumere davvero un significato di rilancio delle attività commerciali e per il centro storico. Certo, poi c’era anche l’occasione del Pnrr con cui, ai tempi del Governo Conte, sono stati previsti finanziamenti per 180 cittadelle giudiziarie, oggi inserite nel Recovery plan. Ma sarebbe stato necessario farsi trovare pronti con gli esecutivi progettuali. E, purtroppo, non era il nostro caso. Questa operazione è sempre stata un obiettivo nel programma fatto in casa del sindaco ma non è mai stata inserita in un contesto più ampio di strategia per la città, cosa per la quale sarebbe necessario coinvolgere i vari livelli istituzionali sovraordinati. Ad ogni buon modo, come ripiego, la soluzione di coinvolgere la Regione eviterebbe almeno che le spese per palazzo Tumino gravassero direttamente sulle tasche dei ragusani, giacché si sta pensando ad una struttura che interessa tutta l’area metropolitana”.

-Le conclusioni, dunque?

“Secondo noi, questa operazione, così come è stata pensata attualmente, pur rientrando in un’idea più globale per la gestione di alcuni luoghi sensibili della nostra città, rischia di determinare un nocumento non da poco per il centro storico di Ragusa e non solo. E se i negozi, gli uffici postali, le banche, i supermercati, i ristoranti, ecc., ecc., andranno via da altre aree della città per trovare ospitalità all’interno di palazzo Tumino, si impoveriranno anche quelle famiglie ragusane che affittano i locali a queste stesse attività commerciali. Vale, altresì, la pena di precisare che il Comune mette a disposizione i locali del Tribunale senza che il ministero di Grazia e Giustizia versi un euro. Lo stesso sarà per la Gdf che occupa locali del demanio e che verserebbe al Comune le uniche somme che eroga a un privato per i locali di via Archimede, tutto ciò a dimostrazione della ricchezza sottratta ai cittadini. Quindi, lo spostamento sarà, di fatto, a parametro zero. Per la Regione, al contrario, acquisire palazzo Tumino e trasferirvi i propri uffici non sarebbe un costo, anzi. Non pagherebbe più affitti, ricordiamo un milione di euro l’anno, e diventerebbe la proprietaria di palazzo Tumino grazie a 15 anni di risparmio e senza costi diretti dei ragusani sottratti dal bilancio comunale, ricordiamolo in tutto oltre 50 milioni di euro, che a questo punto potrebbero essere investiti per la vera riqualificazione della città del centro storico e delle sue periferie”.

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