Sono circa quattromila le imprese a rischio usura nell’intera Sicilia. E’ quanto emerge dai dati diffusi questa mattina a Roma dal direttore dell’Ufficio studi Confcommercio, Mariano Bella, nel presentare un’analisi sugli effetti dell’usura al tempo del Covid per le imprese e la percezione che le stesse imprese hanno del fenomeno. “Rispetto al 2019 – è stato spiegato da Bella – è più che raddoppiata la quota di imprenditori che ritiene aumentato il problema (27% contro il 12,7%)”.
“Sono a immediato e grave rischio usura – sottolinea il presidente regionale di Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, che questa mattina si è collegato in diretta streaming all’evento portato avanti a livello nazionale, così come collegamenti, per seguire l’appuntamento, si sono registrati nelle nove sedi provinciali dell’associazione di categoria siciliana – circa quattromila imprese regionali del commercio, della ristorazione e dell’alloggio”. Il Mezzogiorno purtroppo – ha osservato il direttore dell’Ufficio Studi – paga un prezzo più alto e il rischio di chiusura definitiva per le imprese è maggiore. Per fare un esempio, tra nove grandi città italiane colpite dall’usura, Napoli, Bari e Palermo sono tra quelle più a rischio.
“L’usura – chiarisce Manenti – rimane, purtroppo, una tipologia di reato che fatica ad essere denunciato. A frenare la propensione a denunciare non è tanto la speranza di poter restituire il prestito, quanto piuttosto la paura di subire ritorsioni, la percezione di essere soli, la poca fiducia nella giustizia e la vergogna che caratterizza coloro che, in ultima istanza, si vedono costretti a rivolgersi agli usurai. Senza misure di contrasto più incisive e una cultura della legalità più diffusa sarà davvero complicato estirpare il fenomeno dell’usura”.
L’impatto del Covid sull’economia e sulle imprese è stato devastante. I numeri sono impietosi e certificano una situazione disperata, anche in Sicilia, per migliaia di lavoratori e imprese. Confcommercio nel corso di quest’anno ha fotografato più volte lo scenario “apocalittico” che si è venuto a creare, chiedendo a gran voce sostegni e ristori più adeguati per il settore dei servizi (commercio, turismo, ristorazione, trasporti), che più di ogni altro ha pagato dazio all’emergenza coronavirus. Tra le cause principali di questa devastazione economica ci sono certamente la perdita quasi totale di fatturato e la conseguente crisi di liquidità a cui poi si devono aggiungere le complicanze burocratiche che già in tempi normali affossano l’attività economica ma che in una situazione così eccezionale hanno dato il colpo di grazia. Quindi uno scenario desolante al quale purtroppo bisogna aggiungere un altro elemento, anch’esso purtroppo storicamente presente nella vita di chi fa impresa, ma che nell’ultimo anno è emerso con ancora più forza: l’usura.
Ecco perché proprio al fenomeno dell’usura e al suo impatto sulle imprese del commercio e dei servizi, è stata dedicata oggi l’ottava edizione di “Legalità, ci piace!”, la giornata nazionale di Confcommercio sulla legalità alla quale ha partecipato, oltre al presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Nel suo intervento, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha ribadito il significato dell’edizione 2021 della giornata della legalità, che, pur in una versione forzatamente “digitale”, continua ad avere come punto di riferimento “il tenere alta la guardia sul tema della sicurezza e della legalità. Perché legalità e sicurezza sono una precondizione di normalità”. Sangalli, che ha ringraziato il ministro Lamorgese per la sua presenza “fisica”, ha ribadito l’impegno di Confcommercio sulle riaperture: “Normalità significa – ha detto il presidente – innanzitutto poter lavorare, poter riaprire. Questo stiamo chiedendo al Governo e alle istituzioni, con proposte puntuali nelle misure di sostegno e di messa in sicurezza, con un lavoro assiduo sui provvedimenti governativi e in Parlamento”.
Nel suo intervento, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha ringraziato il presidente Sangalli per l’impegno a favore della diffusione della cultura della legalità ricordando anche la sinergia con Confcommercio nella lotta alla criminalità. “Questa – ha detto Lamorgese – è un’occasione importante di riflessione su temi essenziali per rilanciare il tessuto produttivo. E anche le aperture dei prossimi giorni possono rappresentare un volano per il rilancio delle imprese”. Lamorgese ha confermato che il coronavirus ha inciso sulla crescita di fenomeni come l’usura. “E’ necessario da parte di tutti – ha detto il ministro – impegnarsi per combattere questo fenomeno. La denuncia è un elemento molto importante”.
“Come ministero dell’Interno – ha aggiunto Lamorgese – ci stiamo impegnando con le prefetture per raccogliere le istanze che provengono dal territorio. E’ indubbio che lo scenario in atto è di indubbio interesse per le mafie che sono capaci di adattarsi ai cambiamenti di scenario economico e intercettare le tante risorse messe in campo dal governo per sostenere l’economia”.
“Confcommercio Sicilia – conclude il presidente regionale Manenti – ha voluto dedicare questa edizione della Giornata della legalità agli imprenditori vittime di usura. Abbiamo ribadito che saremo al loro fianco e che li sosterremo in questa battaglia ancora più dura rispetto al passato perché occorrerà eliminare anche i danni causati dalla pandemia. E tutti sappiamo che non sarà facile”.
- 14 Ottobre 2024 -
1 commento su “Confcommercio. Quattromila imprese in Sicilia a rischio usura”
Il primo usuraio è lo Stato!
Non tanto per le troppe tasse che possono essere ingiuste, inique, fantasiose ecc, ma perché se lo stato non fa pulizia dentro casa sua, come può pretendere di togliere l’usura e gli usurai?
Negli anni hanno solo messo tasse, accise, bolli, adeguamenti, ne hanno cambiato il nome e con la scusa li hanno maggiorate. Negli anni hanno tenuto le piccole e medie imprese sul filo del rasoio ed in balia dello strozzinaggio di banche, cartelle, procedure senza nemmeno chiedersi perché nonostante questa vessazione, i soldi allo Stato non bastano mai.
In tutti i dicasteri, specie quelli con portafogli, la corruzione è il padrone di casa, la burocrazia favorisce il tutto e la criminalità intercetta facilmente soldi e interessi grazie al politico messo al posto giusto. Se non è il politico è il funzionario, ma il fine è lo stesso. La politica non ha mai fatto niente in tanti anni, non perché non capace, ma perché è proprio la politica e i politici che dovrebbero darsi una bella ripulita prima di andare a pulire altrove. E questo succedeva prima della pandemia, oggi si pensa a sopravvivere e nel mondo occidentale sopravvivere non è solo mangiare, ma tutto quello che serve per necessità, tipo acqua, luce gas, macchina, carburante, telefono, casa in affitto ecc.. Se si osservano queste cose primarie si nota come Stato e Comuni ci hanno messo tutti i mezzi per rendere cari (non costosi) questi servizi primari per la sopravvivenza.
Se il petrolio è ai minimi storici, perché il carburante è alle stelle e nessuno ne parla?
Quindi cari Sindacati e cara Ministra, ci sentiamo grati che vi siete riuniti per discutere e compatire le vittime sacrificabili, ma non credete che ancora crediamo allo Stato, anzi, col vostro fare, avete aumentato di molto i “nemici” dello Stato. Se la criminalità aumenta, la colpa è solo vostra, se gli usurai aumentano i loro affari, la colpa è vostra, se sciacalli e avvoltoi sorvolano nei tribunali facendo affari d’oro, la colpa è vostra.
Comunque grazie a tutti voi, politici e sindacati che vi affannate ogni giorno a deliziarci di messaggi e comunicati affettuosi!