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Carasi (Ust Cisl): “Riaperture in sicurezza anche negli Iblei”

Prima di ogni altra cosa serve un confronto su come fare ripartire l'occupazione"
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“È giusto e legittimo discutere di riaperture in sicurezza delle attività economiche, come sollecitano alcune categorie, ma bisogna anche aprire un confronto in cui siano coinvolte le parti sociali su come far ripartire l’occupazione e la crescita a livello locale oltre a comprendere come affrontare il tema delle diseguaglianze sociali che sono cresciute con la pandemia e come affrontare e risolvere le tante crisi aziendali che in alcuni casi sono rimaste congelate e che si ripresenteranno, purtroppo, a breve”. E’ quanto afferma la segretaria generale dell’Ust Cisl Ragusa Siracusa, Vera Carasi, a proposito della fase di stallo, dovuta principalmente al Covid-19, che si registra nell’ambito territoriale ibleo così come in altre zone siciliane. “Stiamo aspettando di ultimare, nel contesto territoriale, il confronto già avviato – prosegue Carasi – sugli obiettivi del Recovery Plan, che rappresenta una formidabile occasione per la ripartenza e modernizzazione del territorio nostrano sul terreno dell’innovazione e digitalizzazione, della sostenibilità e transizione ambientale, ecologica ed anche per le politiche di inclusione sociale. Ecco, questo è un aspetto che dobbiamo cercare di valorizzare il più possibile. Le linee di indirizzo indicate nel Piano di resilienza sono condivisibili. Ma è importante comprendere in che modo monitorare insieme i progetti ed i tempi di realizzazione, valutare le ricadute sociali, garantire la trasparenza e la sicurezza. I posti di lavoro stabili si creano soprattutto con gli investimenti produttivi, chiamando le parti sociali a discutere di sviluppo, di politica industriale green, di riforme economiche, a partire dal fisco, che devono accompagnare questo necessario processo di ricostruzione”. La segretaria Carasi si collega, inoltre, a quanto affermato dal segretario nazionale della Cisl, Luigi Sbarra, sostenendo che “è indispensabile concertare il cambiamento lavorando anche per una piena democrazia economica ed un sistema di relazioni con le parti produttive finalmente partecipativo. Dobbiamo affrontare l’emergenza economica e sociale con un metodo nuovo e produttivo, valutando quali possono essere, nel breve periodo, i passi in avanti che tutti insieme possiamo compiere”.

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