L’Italia ricorda oggi l’assassinio di Piersanti Mattarella, fratello del Presidente della Repubblica, in occasione del 41° anniversario dalla morte. Un decennio che ha visto cadere sotto i colpi mortali di Cosa Nostra una settantina di persone.
Di seguito l’elenco delle stragi degli anni ’80:
Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980), presidente della Regione Siciliana. La domenica a Palermo, non appena entrato in una Fiat 132 insieme con la moglie, i due figli e la suocera per andare a messa, si avvicinò un sicario al finestrino e lo freddò a colpi di pistola. A ordinare la sua uccisione fu Salvatore Riina e la sua banda, perché Mattarella aveva incominciato a contrastare l’ex sindaco Vito Ciancimino per un suo rientro nel partito con incarichi direttivi. Nel 1995 vennero condannati all’ergastolo i mandanti dell’omicidio Mattarella: i delinquenti mafiosi Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci.
- Emanuele Basile (4 maggio 1980) capitano dei Carabinieri. Nel 1992 Riina venne condannato in contumacia all’ergastolo insieme al delinquente Francesco Madonia, per l’assassinio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile.
- Gaetano Costa (6 agosto 1980) procuratore capo di Palermo.
- Vito Lipari (13 agosto 1980) sindaco DC di Castelvetrano (TP).
- Carmelo Iannì (28 agosto 1980) ucciso come rappresaglia per aver permesso ad alcuni poliziotti di infiltrarsi nel suo albergo ed arrestare il boss Gerlando Alberti.
- fra Giacinto al secolo Stefano Castronovo (6 settembre 1980) frate del convento palermitano di Santa Maria di Gesù con legami con il mafioso Luciano Leggio e con i Corleonesi.
- Giuseppe Inzerillo (12 giugno 1981) figlio diciassettenne del boss Salvatore Inzerillo mutilato e ucciso.
- Vito Jevolella (10 ottobre 1981) maresciallo dei carabinieri di Palermo
- Sebastiano Bosio (6 novembre 1981) medico, docente universitario.
- Alfredo Agosta (18 marzo 1982) maresciallo dei carabinieri di Catania del Nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri del Tribunale di Catania. Molto noto nella città dove operava per essere un investigatore scrupoloso e preparato.
- Pio La Torre (30 aprile 1982) segretario del PCI
- Rosario Di Salvo (30 aprile 1982) autista e uomo di fiducia di Pio La Torre.
- Gennaro Musella (3 maggio 1982) imprenditore.
- Strage della circonvallazione (16 giugno 1982):
- Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Di Barca e Giuseppe Di Lavore, carabinieri, e Alfio Ferlito, boss di Catania, uccisi a colpi di fucile AK-47 dai killer del boss Nitto Santapaola, che mirava a prendere il posto di Ferlito.
- Antonino Burrafato (29 giugno 1982) Vice Brigadiere di Polizia, si stava apprestando ad andare al lavoro. Giunto a piazza Sant’Antonio alle ore 15.30 a poche decine di metri dal carcere, un commando di quattro uomini lo uccise usando esclusivamente armi corte.
- Paolo Giaccone (11 agosto 1982) medico legale.
- Vincenzo Spinelli (30 agosto 1982) imprenditore tessile ucciso per essersi rifiutato di pagare il pizzo.
- Strage di via Carini (3 settembre 1982)
- Carlo Alberto dalla Chiesa (3 settembre 1982), generale dei Carabinieri e prefetto del capoluogo siciliano; Emanuela Setti Carraro, moglie di dalla Chiesa, e Domenico Russo, agente di polizia, uccisi brutalmente mentre si recavano a cena a Mondello.
- Benedetto Buscetta e Antonio Buscetta (11 settembre 1982) figli del pentito Tommaso Buscetta di 34 e 32 anni. I due giovani vennero rapiti poi torturati e strangolati da Pippo Calò, Salvatore Cancemi e altri mafiosi che volevano scoprire dove si fosse rifugiato il boss; i cadaveri furono poi bruciati e mai più ritrovati.
- Calogero Zucchetto (14 novembre 1982) agente di polizia della squadra mobile di Palermo.
- Giangiacomo Ciaccio Montalto (26 gennaio 1983) magistrato di punta di Trapani.
- Giuseppe Bommarito (13 giugno 1983) carabiniere.
- Mario D’Aleo (13 giugno 1983) capitano dei carabinieri.
- Pietro Morici (13 giugno 1983) carabiniere.
- Strage di via Pipitone Federico (29 luglio 1983):
- Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo; Salvatore Bartolotta, carabiniere; Mario Trapassi, maresciallo dei carabinieri; Stefano Li Sacchi, portinaio di casa Chinnici, uccisi dallo scoppio di un’autobomba, che provocò anche gravi danni alla facciata del palazzo adiacente.
- Salvatore Zangara (8 ottobre 1983) analista.
- Giuseppe Fava (5 gennaio 1984) giornalista.
- Salvatore Anselmo (12 novembre 1984) delinquente mafioso pentito assassinato. Nel processo del 5 luglio 1994 è stato condannato all’ergastolo Salvatore Riina
- Mario Coniglio (14 novembre 1984) macellaio, Coniglio aveva 55 anni quando fu massacrato dentro la sua bottega di via degli Emiri alla Zisa, a sparare contro l’ambulante furono due sicari con il volto coperto, a bordo di un vespone. Testimone uno dei figli che si trovava accanto a lui mentre veniva ucciso. La sentenza ha riconosciuto la colpevolezza del padre di Ganci, Raffaele, boss del quartiere della Noce, e di Domenico Guglielmini, entrambi condannati a 30 anni di reclusione; confermata anche la condanna a 10 anni per il pentito Antonio Galliano, che aveva sempre negato il proprio coinvolgimento. Nel processo del 5 luglio 1994 è stato condannato all’ergastolo Salvatore Riina.
- Leonardo Vitale (2 dicembre 1984) delinquente mafioso pentito. Vitale venne assassinato una domenica mattina con due colpi di lupara alla testa sparati da un uomo non identificato che lo raggiunse all’uscita dalla chiesa dei Cappuccini di Palermo mentre era in compagnia della madre. Nel processo del 5 luglio 1994 è stato condannato all’ergastolo Salvatore Riina
- Pietro Busetta (7 dicembre 1984) imprenditore e maestro decoratore, vittima innocente. Ucciso solo per essere cognato di Buscetta. Il cognome simile è solo un gioco del destino. Nel processo del 5 luglio 1994 è stato condannato all’ergastolo Salvatore Riina.
- Roberto Parisi (23 febbraio 1985) imprenditore e presidente del Palermo calcio, assieme al suo autista Giuseppe Mangano.
- Pietro Patti (28 febbraio 1985) imprenditore. Rimase ferita anche la figlia Gaia di nove anni.
- Strage di Pizzolungo (2 aprile 1985)
- Barbara Rizzo in Asta, morta nell’attentato con autobomba contro il sostituto procuratore Carlo Palermo, salvatosi miracolosamente; morti anche Giuseppe e Salvatore Asta, i due figli gemelli di 6 anni della donna.
- Giuseppe Spada (14 giugno 1985) imprenditore.
- Beppe Montana (28 luglio 1985) capo della della Questura di Palermo. Di ritorno da una gita in mare quando mette piede a terra, viene assassinato a colpi di rivoltella, dritto in faccia, da Giuseppe Lucchese. Il 17 febbraio 1995 la Corte di Assise di Palermo ha condannato i mandanti dell’assassinio Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Francesco Madonia e Bernardo Provenzano, vengono condannati all’ergastolo.
- Ninni Cassarà (6 agosto 1985) dirigente della squadra mobile di Palermo, e il suo collega Roberto Antiochia, agente di polizia. Nel primo pomeriggio il vicequestore Cassarà stava rientrando a casa, insieme a tre collaboratori. Quando l’Alfetta blindata con i quattro poliziotti entrò nel cortile del palazzo, dall’ammezzato di un edificio di fronte, una decina di delinquenti mafiosi armati di Kalashnikov fecero fuoco. Il vicequestore Cassarà e l’agente Antiochia morirono sul colpo, falciati da decine di proiettili. Un terzo agente venne gravemente ferito. Il quarto agente, l’assistente Natale Mondo, si salvò per miracolo riparandosi sotto alla vettura. Il 17 febbraio 1995, i mandanti dell’assassinio Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Francesco Madonia e Bernardo Provenzano, furono condannati all’ergastolo.
- Graziella Campagna (12 dicembre 1985) 17enne di Saponara(ME) che aveva riconosciuto due latitanti.
- Claudio Domino (7 ottobre 1986) bambino di 11 anni che stava passeggiando davanti al negozio dei suoi genitori in via Fattori, nel quartiere di San Lorenzo a Palermo. Un giovane a bordo di una motocicletta lo chiamò per nome. Claudio si avvicinò, l’uomo premette il grilletto ed un proiettile lo raggiunse in fronte, tra gli occhi. Morì all’istante. Cosa Nostra attraverso le gabbie del bunker del carcere de L’Ucciardone, avendolo concordato prima, fece leggere a Giovanni Bontade, fratello di Stefano Bontade (anche lui poi ucciso) un comunicato che condannava tale omicidio e che non attribuiva origini mafiose (per tale comunicato pentiti quali Francesco Marino Mannoia e Giovanni Brusca hanno riferito che Giovanni Bontade fu ucciso l’anno seguente, avendo indirettamente ammesso l’esistenza di Cosa Nostra con quel “Noi..”.). Polizia e Carabinieri per mesi brancolarono nel buio. Dopo vari possibili motivi, una recente sentenza in primo grado ha attestato che il piccolo sarebbe stato ucciso perché scomodo testimone di una relazione tra sua madre e Salvatore Graffagnino, titolare di un esercizio commerciale accanto alla cartoleria dei Domino.
- Giuseppe Insalaco (12 gennaio 1988) ex sindaco di Palermo.
- Natale Mondo (14 gennaio 1988) agente di polizia scampato all’attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, venne ucciso in quanto infiltrato nelle cosche mafiose.
- Alberto Giacomelli (14 settembre 1988) ex magistrato in pensione.
- Antonino Saetta (25 settembre 1988) giudice ucciso assieme al figlio Stefano Saetta.
- Mauro Rostagno (26 settembre 1988) leader della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendentie giornalista, dai microfoni di una televisione locale faceva i nomi di capi mafia e di politici corrotti. Venne assassinato a Valderice (TP).
- Giuseppe Montalbano (18 novembre 1988) medico, Camporeale, di Palermo; ucciso perché il suo comportamento corretto dava “fastidio” ad un gregario di Giovanni Brusca che lavorava presso il comune di Camporeale.
- Antonio D’Onufrio (16 marzo 1989) proprietario terriero a Ciaculli, allenatore di pallacanestro, marito e padre.
- Gianluigi Barletta (21 aprile 1989) bambino di 10 anni. Venne ferito alla gola durante una sparatoria da un appartenente al clan Cappello.
- Vincenzo Puccio (11 maggio 1989) mafioso, assassino della famiglia di delinquenti di Ciaculli. Puccio è stato assassinato l’11 aggio 1989 mentre era detenuto al carcere de L’Ucciardone: il killer Giuseppe Marchese gli fracassò la testa nel sonno con un colpo di padella in ghisa. Ad ordinare l’omicidio fu Totò Riina perché Puccio si stava organizzando con alcuni picciotti per prendere il potere assoluto di Cosa nostra che era nelle mani di Riina.
- Antonino Agostino (5 agosto 1989) agente di polizia, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di due mesi.
1 commento su “Oggi ricorre il 41° anniversario assassinio Piersanti Mattarella”
Ci sarebbe tanto da dire, ma meglio tacere!
Non è compito dei cittadini dire come stanno le cose. Nel senso come stanno veramente!
Penso che molti Uomini, non hanno paura di affrontarli e perseguirli, no, penso che la paura più grande, è essere lasciati soli e abbandonati!