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Cgil, Scicli denuncia aziende che non tutelano la sicurezza dei lavoratori

Il segretario generale della FLAI CGIL di Ragusa, Salvatore Terranova e la segretaria della camera del Lavoro di Scicli, Graziana Stracquadanio in una nota denunciano i gravi limiti delle imprese agricole dello sciclitano in ordine alle misure di sicurezza con la diffusione del Covid – 19.
I braccianti che operano nelle aziende agricole non si sentono tutelate e protetti come invece imporrebbe la normativa che garantisce l’incolumità personale. I due sindacalisti auspicano che le aziende agricole cambino atteggiamento al fine di evitare denunce che il sindacato è pronto a fare.
Nella nota si legge:
“Alle aziende agricole di questo nostro territorio, in questa fase delicata e transitoria della pandemia, abbiamo chiesto di assumere ulteriori accorgimenti di sicurezza e di tutela dei lavoratori, oltre a quelli ordinari che ciascuna attività aziendale ha obbligo di garantire per la incolumità di chi vive col lavoro di dipendente.
Ci è capitato spesso, in questi anni, di dover richiamare agli obblighi di legge imprese che concepivano con una superficiale visione il quadro delle protezioni di sicurezza disposte dalla normativa per garantire la salute e la vita dei chi lavora in un contesto ordinario e quotidiano delle attività lavorative.
Ci tocca oggi dare risalto, invece, a fatti che ci suggeriscono, intanto, di effettuare una denuncia generica, nella speranza che questo nostro “monito bonario” giunga a chi sa di non essere in regola rispetto alle disposizioni di sicurezza antivirus, di quelle disposizioni imposte dal protocollo del 24 aprile, sottoscritto tra governo nazionale e rappresentanze sociali e sindacali, sulle misure anti-propagazione del covid 19, e fa finta di niente o se mette a disposizione dei propri lavorativi pretende che siano essi a pagarli.
Ci riferiamo a qualche azienda agricola, insistenti nel territorio tra Scicli e Donnalucata, i cui dipendenti si sono rivolti a noi per portarci a conoscenza di ciò che avviene nei comportamenti di alcuni datori di lavoro, i quali con cinica determinazione, in alcuni casi, non forniscono loro i previsti e obbligatori dispostivi ai braccianti o, in atri casi, se li forniscono gli addebitano i costi.
Non apparteniamo alla schiera di coloro che sono affetti da un morbo pericoloso, che è quello di essere imbevuti di cultura anti-impresa, ma neanche ci possiamo collocare nel recinto di chi pensa che le imprese di questo territorio siano perfette e tutte rispettose degli obblighi loro discendenti dai CCNL e dalle misure tese a salvaguardare la sicurezza fisica e sanitaria impartite da specifiche normative di settore.
Noi siamo per una visione che ci consente di fare la distinzione tra azienda e azienda e la selezione la effettuiamo sulla base della qualità dei rapporti che esse sanno instaurare con i loro dipendenti, rispettandoli nella concretezza quotidiana del lavoro e adottando per loro tutte le indicazioni cogenti pro- sicurezza.
Aspettiamo ancora qualche altro giorno, perché siamo fiduciosi che le aziende di cui sopra, quelle cioè sin qui refrattarie alle condizioni di sicurezza, che speculano sul lavoro dei loro dipendenti a cui caricano i costi della sicurezza e quelle che, come se niente fosse successo, non consegnano ogni mattina, all’inizio del lavoro, nessun presidio di sicurezza, alla fine faranno il passo per rientrare nel rispetto dei loro lavoratori e degli ambiti della legge.
Siamo ancora convinti che ci possa essere un “effetto-rinsavimento” dopo questa denuncia generica, perché diversamente saremo costretti ad effettuare le dovute e circostanziate denunce, le cui conseguenze non saranno solo di natura civile.
Può la parte imprenditoriale sana di questo territorio, che è la stragrande maggioranza, metabolizzare al proprio intero esempi di imprese che costituiscono una devastante battuta di arresto per la cultura imprenditoriale di una minuscola ma importante geografia dello sviluppo?”

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