Il Tribunale di Catania, Servizio Misure di Prevenzione, ha rigettato la richiesta avanzata dalla Direzione Investigativa Antimafia per l’applicazione a carico dell’imprenditore modicano Gaetano Puccia, della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e, altresì, il sequestro finalizzato alla successiva confisca di una
serie di beni in proprietà o comunque ritenuti indirettamente riconducibili all’uomo(immobili, terreni, autovetture, furgoni, motocicli, partecipazioni societarie di maggioranza di una s.r.l. e di una s.a.s. e relativi compendi aziendali, rapporti finanziari, beni tutti specificamente indicati).
La richiesta era fondata sulla presunta pericolosità dovuta alla pregressa condanna per associazione mafiosa(era stato ritenuto appartenente al clan Carbonaro-Dominante di Vittoria) e per la sproporzione dei beni soprattutto immobili acquistati negli ultimi anni
“Il rigetto della confisca – spiega il difensore di Puccia, l’avvocato Andrea Caruso(nella foto) – è stata motivata dal Tribunale di Catania perché la Cassazione richiede che la pericolosità del soggetto deve essere attuale all’accumulo di ricchezza (quindi contestuale)”.
Nel caso di Gaetano Puccia, l’affiliazione al clan mafioso per cui era stato condannato in passato e per cui ha scontato la pena risale ad oltre 20 anni fa, mentre l’acquisto di immobili anche societari era molto recente, Per cui le due cose non sono contestuali.
A questo si aggiunge che l’avvocato Caruso ha provato con documenti allegati alle memorie difensive scritte, che tutti i beni immobili erano stati acquistati con i proventi leciti dell’agenzia funebre gestita a Modica dall’uomo.
La vicenda ha distrutto l’azienda e la famiglia di Gaetano Puccia, quando fu coinvolto nell’inchiesta giudiziaria denominata “Caro estinto”.