
Antonio Aurnia e Peppe Lucifora erano due persone molto conosciute a Modica e le loro morti, atroci, hanno segnato per sempre questa comunità.
E’ possibile che le loro vite spezzate non siano vane, squarciando il muro di omertà, affarismo, illegalità che si vive nella meravigliosa Modica.
Peppe Lucifora, per andare in ordine cronologico, è stato ucciso, picchiato e strangolato, in modo atroce. Aveva migliaia di contatti, di amicizie, Lucifora, ma pressoché nessuno ha aiutato le indagini delle forze dell’Ordine. Nessuno. Se questo omicidio fosse accaduto a Vittoria, a Corleone, a Niscemi o nei paesi dell’entroterra calabrese staremmo tutti parlando di omertà. A Modica no. Perché Modica (per i più) rimane, nonostante tutto, immune dal gergo mafioso ed anche dalla subcultura delle mafie, che ne è il brodo di coltura. Invece di omertà bisogna parlare. Nessuno, lo ribadisco, ha aiutato le indagini delle Forze dell’Ordine. Nessuno sta chiarendo quelle cifre a tanti, troppi, zeri che sembra si celassero dietro la sua vita. Ed allora un’intera città, mentre chiede giustizia, ha già condannato Peppe Lucifora. “E’ un omicidio consumato nel mondo gay”, i finti bacchettoni modicani continuano a dirlo, passando di bocca in bocca, perché è molto più semplice, più comodo, più rasserenante. E, se anche – per assurdo – un giorno dovesse rivelarsi questo il movente, rimarrebbero quelle cifre esorbitanti, assolutamente non giustificabili per un uomo come Peppe, amato da (quasi) tutti, ma che non poteva vantare introiti tali da giustificarne la presenza.
Soldi, tanti soldi. Troppi soldi.
Modica, diciamocelo, ha vissuto sempre molto al di là delle proprie possibilità. Negli anni d’oro della nascita dei centri commerciali, i soldi arrivavano da Catania e da Palermo, infine da Trapani. I negozi aprivano e chiudevano, con una velocità infinita, tanto da far perdere l’esclusività di molte piccole e medie imprese, a cui venne tolto il fiato. E quei soldi, spesso, non erano soldi dei modicani. Ma tutti in silenzio, perché Modica non ha avuto la sfortuna dei morti ammazzati del vittoriese o gli scioglimenti per mafia che hanno riguardato Scicli.
Modica, la verginella abusata, la cui storia gloriosa è finita ad offuscare (e giustificare) gli scempi che si sono commessi e che si commettono. Modica, città dove alti prelati offrivano cene in cambio di importanti “donazioni” per le proprie fondazioni. Modica, per anni capitale della politica italiana, oggi ostaggio della piccolezza di chi tenta di nascondere persino i debiti nei bilanci pubblici.
Capitale della Contea, città che viveva sui fasti sportivi. Come quelli che ha regalato a questa comunità Antonio Aurnia. Antonio, vittima della sua bontà, pensava che avendo aiutato tanti nel suo periodo d’oro, questi “tanti” lo avrebbero aiutato a loro volta. Le brave persone non accettano la situazione economica in cui sono precipitate. Le brave persone non fanno mai del male agli altri, non ci riescono, preferiscono farsi loro del male per questo si uccidono. Potrà sembrare assurdo, ma è così.
Un buono, come lui, pensa che la gratitudine sia di questa Terra, fino a scontrarsi con la dura verità. Quei soldi che lui, in tempi di “vacche grasse”, ha dispensato alla politica e soprattutto all’imprenditoria non solo non gli sono stati restituiti, ma gli sono costati la vita. Vittima di giri terrificanti di prestiti e, magari, d’usura. Vittima di imprenditori che lo hanno spogliato senza dignità, gli stessi che magari investono cifre a tanti, troppi, zeri (anche loro) in lungo e in largo per la Sicilia e che, spesso, non disdegnano investimenti a Malta, nell’Isola delle “meraviglie”, dove tutto può succedere.
Modica, le cui lacrime ipocritamente versate a fiume, hanno inondato i due funerali delle vittime. Peppe e Antonio, Antonio e Peppe. Si dice che la prima corona di fiori al funerale arrivi dagli assassini, in questi casi erano tante le corone di fiori, le lacrime ed anche le presenze di sciacalli che prima hanno tentato di togliergli la dignità e poi – nei fatti – si sono macchiati le mani di sangue.
Una prova senza appello per questa meravigliosa città. Perché Modica non è Vittoria e la mafia ha ucciso con altre metodologie: l’usura, ad esempio. I dissennati investimenti commerciali, ad esempio. Giri di denaro che hanno coinvolto questa meravigliosa città, la cui verginità è stata persa da tempo. Ma non per i modicani.
Perché per qualcuno basta piangere per lavare l’onta delle proprie colpe.
Perché come cantava De Andrè:
“E se credente ora che tutto sia come prima, perché avete votato ancora la sicurezza, la disciplina, convinti di allontanare la paura di cambiare, verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte: ‘per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”.
Siete, siamo, per sempre coinvolti.
Paolo Borrometi