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Flat tax: cui prodest? di Francesco Roccaro

Roma caput mundi! E’ stato appena approvato il DEF. Tralasciando ad un altro mio articolo ( Luigi primo, Matteo secondo…… terza puntata) i commenti generali, entriamo oggi nel merito della tanto decantata “ flat tax “. Punta di smeraldo della campagna elettorale (per la verità più di Forza Italia ), da tempo diventata un’ossessione, insieme al reddito di cittadinanza ( punta di diamante), del nuovo governo “ del cambiamento”.
Fu Milton Friedman nel 1956 l’inventore di questo grande( per l’epoca) strumento finanziario . Il suo allievo (poi ministro) il prof.Antonio Martino, ne spiegò i vantaggi economici a Silvio Berlusconi che dal 1994 ne diventò il più acerrimo assertore in Italia. Il sistema americano ad “aliquota unica” , è stato via via modificato e,dal neo governo “del cambiamento”, è diventato adesso a “doppia aliquota”. Infatti, in Italia, dovendo essere garantito ( secondo la Costituzione) il principio della “progressività della tassa”, secondo quanto annunciato nel DEF, ci saranno due aliquote: una del 15% e l’altra del 20 %. In realtà , secondo il calendario di Governo, la flat tax aziende sarebbe dovuta partire nel 2020 , mentre per le famiglia nel 2019.Il vice ministro Garavaglia aveva ricevuto l’input governativo di iniziare un assaggio applicativo a partire da questa estate, almeno per quanto riguarda aziende e professionisti con partita Iva. Ma in realtà , mutatis mutandis, niente si è mosso. Vogliamo ricordare che attualmente gli Stati europei che hanno applicato aliquote similari sono la Russia al 15% ( mi tolgo il cappello) e l’Ucraina 13% ( lascio il cappello in testa), mentre per Macedonia ( 12%) , Albania (10%) e Bulgaria ( 10%) evitiamo qualsiasi commento ( onde scansare rappresaglie diplomatiche e possibili querele). Sostanzialmente, per le aziende che pagano l’IRES, l’aliquota sarà del 15%, per le restanti l’aliquota è fissata al 20%. Secondo calcoli, le aziende e i professionisti avrebbero un risparmio medio dal 9 al 20 %.Per le famiglie invece si pagherebbe il 15% fino a 80.000 euro, ed il 20% sopra tale somma. Facendo una serie di calcoli comparativi fra vecchio e nuovo sistema, si evince subito come per i piccoli redditi familiari ( 30.000 euro) il vantaggio è quasi nullo, per i redditi familiari medi ( fino a 50.000) il vantaggio è molto ridotto, mentre innalzando via via questa somma si avrebbero sempre maggior vantaggi per i contribuenti. Chiaramente,le aliquote oltre gli 80.000,beneficeranno di sconti irpef abbastanza cospicui.
La LEF , Associazione per la legalità e l’equità fiscale, in uno studio mirato dello scorso maggio, ha verificato che potrebbero usufruire delle riduzioni economiche della flat tax, circa oltre 16 milioni di contribuenti che regolarmente notificano redditi intorno ai 20mila euro. Per loro verrebbe accertato un risparmio di diverse centinaia di euro l’anno. In via incrementale, il risparmio potrebbe arrivare ad oltre 40mila euro, per quei contribuenti che dichiarano oltre 200mila euro/annui ( beati loro). In soldoni: chi ha un reddito di 30mila euro usufruirà di uno sconto fiscale di 1.662 euro annui, chi ha un reddito di 40mila euro potrebbe arrivare ad un risparmio di circa 3.457 euro/annui, che arriverebbero a oltre 6.062 euro per chi dichiara redditi oltre 75mila euro. Chi dichiara oltre 100mila euro/annui arriverebbe a risparmiare in media, 17.436 euro/annui. E’ chiaro quindi che, da queste proiezioni,emerge un risparmio non da poco per la high-economy-class, mentre per la classe media i risparmi sarebbero certamente moderati, per non parlare poi della grande maggioranza dei contribuenti che si trova sotto la soglia dei 20 mila euro/annui. Secondo l’idea del nuovo governo ( che poi sarebbe quella su cui è imperniato il recupero del tanto discusso disavanzo dei 2,4 miliardi, adesso rivisti in 2,0 per il 2020 e poi 1,8 nel 2021 ) il risparmio ottenuto dalla aziende indurrebbe “l’imprenditore proprietario” a re-investire i capitali risparmiati. Ciò provocherebbe a catena una serie di incentivazioni di mercato a favore di nuova occupazione, all’acquisto di strumentazione e strutture per le attività lavorative. Insomma, una specie di manna economica rigenerante. Ovviamente al momento non è previsto ” alcun controllo” nei confronti di questi presunti imprenditori che potrebbero risparmiare. In sostanza, nessuno potrebbe imporre “ per legge” ad un imprenditore che ha risparmiato 500mila euro in un anno di re-investire in incentivazioni per nuova occupazione, anziché acquistare il Ferrarino per il figliolo che ha superato brillantemente il primo anno di università (privata). Grande problema che a prima vista non sembra degnamente risolto (ma che preoccupa molti economisti ) è: alla fine come verranno suppliti gli introiti provenienti dal vecchio sistema fiscale che si perderebbero con l’introduzione di questa “dolcissima” flat tax? Vari modelli supplitivi sono stati proposti, ma niente e nessuno convincono gli addetti ai lavori. La base funzionale dovrebbe essere un vecchio concetto maoista-comunista: “ pagare tutti, pagare meno” . Peccato però che nessuno abbia mai potuto vedere la dichiarazione del grande leader comunista cinese. In ogni caso se questa equazione poi non dovesse funzionare, praticamente succederebbe il disastro. Facciamo un esempio pratico. Per rimanere in tema, userò una perifrasi cara ai cinesi. In un “ formicaio stanco”ci sono tantissime formiche ( stanche). Io penso siano 1 milione, ma in realtà potrebbero essere molte di più. Alcune più diligenti ( poche per la verità), portano un chicco di grano al giorno, altre più stanche, piccole porzioni del chicco, altre ancora più stanche o furbe ( fate voi), poco o niente. Io, reggente supremo, cerco di provvedere subito, e quindi annuncio una riunione e dico a tutti: “ Alla fine del giorno io devo avere in magazzino in media 500mila chicchi ( chicco più , chicco meno) ma, ad abundantiam, per far sopravvivere il formicaio, ne voglio almeno 600 mila al giorno , per cui da domani cambiamo le regole:le formiche più piccole porteranno minimo mezzo chicco , le più grosse almeno due chicchi ! ”. Con i miei conti alla fine del secondo giorno io dovrei trovare in magazzino oltre 1miloni di chicchi e risolvere così i miei problemi di approvvigionamento . Ma alla fine del mese , nel conteggio finale ritrovo solo 10miloni di chicchi anziché 30!“ Ma come è possibile? Ho detto a tutti di portare ognuno in base alle proprie possibilità , ed invece mi trovo il magazzino vuoto…Ed ora, come faremo in inverno? ”. Cerco di fare le dovute correzioni e trovare rimedi ,ma non ho previsto alcun controllo e peggioancora, nessuna pena severa in caso di truffa….Ma ormai il nuovo sistema è partito e non riesco più a fermarlo. Così alla fine dell’anno, il formicaio sarà senza viveri. Speriamo che gli italiani siano più diligenti delle formiche descritte e che la flat tax abbia più fondamenta civili del “ formicaio stanco”: non vorrei trovarmi alla fine dell’anno senza chicchi di grano. Mi scoccerebbe “un sacco” , doverlo richiedere ( e pagare) il quadruplo al vicino formicaio francese o tedesco.

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1 commento su “Flat tax: cui prodest? di Francesco Roccaro”

  1. Emanuele Cavallo

    C’è anche un’altra dinamica da considerare. Più dichiari più vantaggi fiscali avrai. Vi è il mondo della micro impresa, delle libere professioni e delle piccole imprese che a fine anno studiano come potere assottigliare il proprio reddito personale ( preciso non il reddito d’impresa) per potere pagare meno tasse possibili, trovandosi davanti un fisco che potremmo definire confiscatorio. È vero che siamo italiani, ma la flat tax potrebbe produrre un effetto positivo rispetto a ciò. Ossia potrebbe rendere conveniente dichiarare il reddito reale in considerazione di una minore imposizione fiscale sul reddito personale con conseguente beneficio per tutta la comunità fiscale. Azzardo anche un’altro ragionamento. La flat tax messa a sistema con le annunciate nuove soglie del regime fiscale dei minimi a 100 mila euro, potrebbe veramente portare dei vantaggi ai piccoli che messi sul piatto della bilancia con gli incontestabili vantaggi dei più facoltosi che fanno propendere per la tesi di un rischio che vale la pena correre. Ancora mi pare che questa misura interesserebbe una platea molto più vasta rispetto a quella dei destinatari delle ottanta euro di Renzi che se non sbaglio costa circa 10 miliardi all’anno. Famiglie che ne beneficiano per due volte e famiglie che, invece, ne sentono solo parlare. I veri esclusi dalla flat tax, in verità, sembrerebbero tutti coloro che hanno redditi sotto quindicimila euro. I redditi oltre duecentomila stanno al totale dei contribuenti come la Sicilia sta ai mari. Per chi ha un reddito di 20 ma euro cento euro al mese eliminano il problema della quarta settimana è non è poco. Un caro saluto Francesco.

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