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Modica, Ivana Castello(PD). Lettera aperta all’assessore Aiello. Riceviamo e pubblichiamo

Gentile assessore Aiello, ho letto la Sua controllata risposta e non le posso nascondere la mia simpatia. Quando si è controllati si ammette che la controparte esiste e che è, se non temuta, rispettata. D’altronde non ho ancora deciso di aprire il fuoco contro alcuno, anche se lei mi potrebbe indurre a farlo. E non per quanto ha detto, ma per quanto ha omesso di dire, quasi volesse, con un accorto discorso a mezz’aria, impedire una articolata comunicazione verso i cittadini. Sono convinta, tuttavia, che lei, come me, vorrà uscire dall’ambiguità, per cui cercherà ogni mezzo espressivo per interloquire in tutta onestà. Andiamo, dunque, alla parte più importante della sua risposta.
La sua affermazione-cardine non mi è difficile come lei pensa. Ha detto testualmente che «la situazione contabile-amministrativa di un organismo (…) dev’essere valutata nel momento in cui si esamina, essendo la stessa dinamica e non statica». Voleva dire che la situazione contabile del Comune nel 2014 era una e nel 2018 un’altra: perché tutto è in divenire. Certo non penserà che abbia dimenticato che tutto nasce, si evolve e muore. E’ una legge, prima che contabile, umana. Ricorda Lavoisier? Ma un altro spirito, Ortega y Gasset, sforzandosi di stabilire se l’uomo abbia una sua essenza o sia solo esistenza, un problema che nasce al tempo dei Greci ma si perpetua ai nostri giorni, giunse ad un’intuizione che oggi fa al caso da lei sollevato. Rispose che l’uomo non ha essenza e che ciò che ha è… la storia. Lei ha richiamato, se lo ha richiamato, questo principio anche sul piano contabile, sicché potrebbe pensarsi, glielo dico scherzosamente, che abbia quasi fondato l’«esistenzialismo contabile». L’esistenza di un Comune, infatti, a parte gli aspetti squisitamente umani, si racchiude nella sua contabilità o, che è lo stesso, il nerbo delle storie comunali si sintetizza nei bilanci intesi nell’accezione di rendiconti. Il bilancio teoricamente si esaurisce nella registrazione degli atti di esercizio compiuti in un anno, ma siccome in esso confluiscono i risultati degli esercizi precedenti, è giocoforza ammettere che il risultato di un esercizio inglobi anche i risultati del passato. Non capisco, dunque, perché, andando a ritroso nella evoluzione del debito fuori bilancio, dovrei distrarre i cittadini dai problemi reali della città. Veniamo al nòcciolo. Se un cittadino va al supermercato sotto casa e compra a credito, spendendo mille euro all’anno, dopo quattro anni (2014-2017) avrà accumulato quattro mila euro di debiti. Giusto? Se faccio i conti al 31 dicembre del 2017 non posso dunque tener conto solo del debito maturato nell’ultimo anno: debbo calcolare anche i debiti degli anni precedenti. Questo ho fatto quando ho scritto che il comune di Modica nel 2014 aveva un passivo, in debiti fuori bilancio, di 11.058.866,22 euro; nel 2015 ne aveva 8.363.618,86; nel 2016 8.000.290,76 e, nel 2017, 7.910.454,76 che mi sono permessa di arrotondare a 8 milioni. Ho detto pure che lei ha iscritto, nel piano di riequilibrio, solo 356.655,72 euro, per cui era logico che mi chiedessi e le chiedessi perché mai non avesse introdotto i debiti effettivi calcolati in 8 milioni. Avrebbe dovuto rispondere alla mia domanda che mi permetterà di riproporle: se agli atti risultano 8 milioni di debiti fuori bilancio e se la legge impone che si iscrivano, tutti, nel piano di riequilibrio, perché mai ne ha iscritto solo 356 mila? Tutti gli altri creditori sono figli di nessuno? Non hanno diritto anch’essi a ricevere i pagamenti per i servizi e le forniture resi al Comune? Lei, giorni or sono, attraverso i giornali mi ha risposto con una frase abbastanza chiara:

«I predetti debiti, alla data di rimodulazione del Piano, sono stati rappresentati nella loro residua consistenza».

Mi ha detto, in sostanza, che gli otto milioni (o i quindici, non è specificato) sono stati tutti pagati e che restano a pagare solo 356 mila euro. L’apprendo con sommo gaudio, mi creda. Lei avrà cura di precisarlo meglio, documenti alla mano, da queste stesse colonne. Non per la mia gioia, ma perché se deve farmi fare una brutta figura, è giusto che me la faccia pesare in tutto il suo tonnellagio (me lo lasci alleggerire di una g), ché tonnellagio resta. Ovviamente, se capissi male lei avrebbe l’onere (e il piacere, immagino) di spiegarmi quel che ho capito male. Non sono una commercialista e dunque posso sbagliare; lei, invece, non può permetterselo: perché oltre a essere commercialista è stata per dieci anni presidente del collegio dei revisori presso il Comune di Modica e, oggi, è assessore al bilancio del Comune medesimo. Ricordi, infine, che ho pure stimato i debiti fuori bilancio, alla data della rimodulazione, in 15-20 milioni per cui, giacché c’è, provi a tener conto anche di questa cifra, nei termini in cui gliel’ho disaggregata. Avrà sicuramente buon gioco in questa vicenda e io mi appresto a divenire Sua, non antagonista, ma sostenitrice. Aspetto la sua chiara risposta in aula e sui giornali; e la ringrazio anticipatamente per il buon messaggio che avrà modo di recare alla città.

Modica, 7.03.2018

Ivana Castello
Consigliere comunale del Pd

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4 commenti su “Modica, Ivana Castello(PD). Lettera aperta all’assessore Aiello. Riceviamo e pubblichiamo”

  1. Restiamo in attesa della risposta dell’assessore Aiello. Grazie alla consigliera Castello, chiarissima, forse anche troppo… voglio fare una modesta citazione anch’io…: “non bisogna dare le perle ai porci”… Modica, forse, non merita una persona come lei, che mi auguro diventerà assessore nella prossima amministrazione. I modicani non riescono a comprendere altro che “grandiosità e festosità” insostenibile, la responsabilità non è contemplata dalle nostre menti, purtroppo.

  2. Coscienza Critica

    Scaramucce tra donne goldoniane…..che cominciano seriamente a stancare. Per questo il Pd ha fatto acqua da tutte le parti: la signora Castello e la signora Aiello stanno rappresentando il copione a cui si assiste ormai da tempo, per non arrivare a nulla. E intanto si continua a dare alimento a quella politica che, sebbene nata dall’insoddisfazione, dalla rabbia e dal malcontento, dovrà – ahimè – governare. E l’atteggiamento delle due signore ne è triste testimonianza.

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