
Esiste una categoria così a se stante e così infinitamente distante da qualunque altra che potrebbe perfino essere a prova di calamità naturali. Un megasisma dalle conseguenze catastrofiche, uno tsunami che sommerge intere isole, un incendio di proporzioni gigantesche e indomabile, un altro diluvio universale. Una categoria privilegiata al punto che potrebbe trovarsi per miracolo un’arca bell’e pronta tutta e solo per sé. No, forse sarebbe troppo, o troppo poco? Come Noé, il patriarca della Bibbia, imbarcò coppie di animali diversi, così quest’arca del XXI° secolo sarebbe dotata di uno spazio per coppie di umani, scelti tra quelli meno svegli e facilmente abbindolabili con mansioni di servizio. La categoria privilegiata per chi ancora non l’avesse capito è quella dei magistrati, convinti di costituire la parte eletta della società. Andiamoci piano però con quell’aggettivo che potrebbe irritare qualcuno della benemerita categoria. Si dà il caso, infatti, che sia uscito un libro dal significativo titolo “Strage di Stato. Le verità nascoste della Covid-19”, di cui sono autori un magistrato, il giudice della corte di appello di Messina, Angelo Giorgianni, e un medico, Pasquale Bacco. I due sostengono la tesi che il Covid-19 non è mai esistito e che i vaccini sono acqua di fogna che preferirebbero anzi farsi inoculare piuttosto che Pfizer o AstraZeneca o Moderna o qualche altro. Dichiarano anche che il virus è l’invenzione orchestrata delle élite internazionali per assoggettare le nazioni. “Vogliamo dire chi comanda nel mondo? Comandano gli ebrei. Sta tutto in mano loro”, ha dichiarato Pasquale Bacco al programma radiofonico la Zanzara del 21 febbraio scorso. E siccome negazionismo e complottismo sono parenti stretti, non poteva mancare la vecchia e ripugnante teoria dell’ebreo complottista col naso adunco. Dunque il Covid è una macchinazione congegnata dai soliti ebrei che vogliono dominare il mondo. A pagina 352 si legge: “…vediamo con chiarezza come tutto quello a cui abbiamo assistito non aveva come scopo la guerra a un virus la cui letalità si discosta di poco da quella di una banale influenza, quanto l’assoggettamento delle nazioni del mondo a una volontà unica”. Affermazione delirante che poggia sul nulla e sarebbe da ignorare come chi l’ha scritta se purtroppo non esprimesse un concetto che ha preceduto e accompagnato i peggiori Pogrom e alimentato i forni di Birkenau. Durante il nazismo furono messi al rogo libri scritti da ebrei, oggi la stessa sorte dovrebbe toccare a scritti escrementizi che insinuano invereconde falsità su di loro. E non basterebbe. Mi chiedo se non sia giunto il momento che gli addetti ai lavori, gli stessi che indagano sulla legittimità delle scelte del potere esecutivo senza che vi sia dolo o colpa grave, aprano qualche inchiesta sull’istigazione all’odio razziale e religioso. Nel caso in specie non dovrebbero neanche fare la fatica di costruire un processo su prove indiziarie, come molti sono abituati a fare, sarebbe sufficiente che leggessero il libro e avrebbero raccolto le prove dirette. E comunque sorprende che sia un medico a dire dei colleghi “i medici sono diventati dei lava cessi” a Parenzo e Cruciani che lo incalzano per sapere se la superstar della Procura di Catanzaro, Nicola Gratteri, il terrore dei mafiosi, colui che ha curato la prefazione di “Strage di Stato..” ha letto davvero il libro. “Certo che l’ha letto”. E’ stata la risposta. Che lascia interdetti. Scrive infatti Gratteri: “Il libro è un’arma efficace di conoscenza: un libro inchiesta che ricostruisce la successione degli eventi, la fonte dei provvedimenti, le correlazioni talvolta insospettabili tra fatti e antefatti, sollevando angosciosi interrogativi degni di approfondimento nelle sedi competenti sulla gestione dell’emergenza pandemica”. L’ex magistrato Carlo Nordio taglia corto e fa centro: “Per l’accesso in magistratura manca un esame, quello psichiatrico”.
10 commenti su “Pandemia e complottismo oscurantista…l’opinione di Rita Faletti”
Spero che chiamare Gratteri “terrore dei mafiosi” non sia in senso ironico, ma letterale.
Detto questo, Gratteri ha compiuto un atto sicuramente inopportuno con la prefazione ad un libro discutibilissimo.
Per completare il quadro. riporto comunque un articolo anche sull’ex magistrato vicino alla Lega Carlo Nordio:
Il Beccaria della Laguna
di Marco Travaglio | 11 FEBBRAIO 2020
Un giorno sì e uno no, il fortunatamente ex pm veneziano Carlo Nordio ci spiega sul Messaggero, edito dal prescritto Francesco Gaetano Caltagirone, che la prescrizione è un diritto inalienabile dell’imputato e bloccarla è uno obbrobrio giuridico. Accusa il Bonafede di “sgretolare definitivamente i principi minimi del diritto”, soprattutto del “diritto alla difesa”, e “quel minimo di residua civiltà giuridica con la pericolosa riforma che rende eterni i processi”. E incita Renzi a fare scudo alla prescrizione col suo corpo: “La resistenza ne accrescerebbe la dignità politica”. Il Beccaria della Laguna, che quando indossava la toga preferiva un altro Cesare (Previti, con cui fu fotografato a cena), ce l’ha pure con l’altra riforma Bonafede, quella del processo, che prevede un tempo massimo per ogni grado di giudizio e azioni disciplinari per i magistrati che sforano per colpa loro. “Proposta assurda”, tuona Nordio: “la lentezza dei processi dipende da ben altre cause e i nostri magistrati avranno tanti difetti ma non quello della poltroneria”. Vero, se si guardano i carichi medi di lavoro delle toghe italiane, le più laboriose d’Europa. Il che però non esclude sacche circoscritte di fannulloneria, che vanno sanzionate caso per caso. Sempreché, appunto, come prevede la riforma Bonafede, si dimostri che un’indagine o un processo sono durati troppo non per motivi fisiologici o esterni, ma per colpa del magistrato.
Si potrebbero citare molti esempi. Due anni fa la Corte d’appello di Torino prescrisse un condannato per stupro e pedofilia su una bambina perché il processo era durato vent’anni. Il presidente della Corte chiese scusa alla vittima e alla famiglia. Ma, a proposito di indagini su politici, c’è il caso ancor più increscioso di un pm veneziano che nel 1993-’94 si prese per competenza tutte le indagini in corso in mezza Italia sui soldi delle coop rosse all’ex Pci e al fu Psi, indagando la bellezza di 278 persone. E nel 1995, da vero Superprocuratore nazionale anti-tangenti rosse, inviò un avviso di garanzia al segretario del Pds Massimo D’Alema e al suo predecessore Achille Occhetto per ricettazione e finanziamento illecito al loro partito dalle coop rosse (fu indagato anche Craxi, ormai uccel di bosco ad Hammamet). Molto critico col pool Mani Pulite per il presunto teorema del “non poteva non sapere” (mai usato in una sola indagine milanese), il bizzarro pm scrisse nell’avviso di garanzia che i tre politici “non potevano non sapere”. Ma nessuno obiettò nulla. Poi, dopo quattro anni di indagini, nel ’98 chiese il rinvio a giudizio di 93 pesci piccoli delle coop per reati contabili e fiscali.
E chiese l’archiviazione di 180 indagati, fra cui molti politici, compresi D’Alema e Occhetto, giungendo alle stesse conclusioni a cui erano giunti diversi anni prima i suoi colleghi di Milano, Torino e Roma (quelli sempre accusati di usare il teorema del “non poteva non sapere”, mai usato da alcuni fuorché da lui): non c’erano prove che i vertici nazionali conoscessero i finanziamenti delle coop a esponenti locali dell’ex Pci. Il gup però, nel 2000, decise di non decidere, almeno su D’Alema e Occhetto (Craxi intanto era morto), perché il pm non era competente su quasi nulla, salvo i fatti avvenuti a Venezia. Dunque stralciò tre tronconi dell’inchiesta e li trasmise alle procure delle città dove avevano sede le coop coinvolte (Padova, Rovigo e Treviso) e trattenne solo i faldoni sui fatti di Venezia, con 9 imputati in tutto: i dirigenti locali del Pds e della Lega Coop, che lui stesso archiviò in blocco. Quasi sempre su richiesta dello stesso SuperPm. Quanto a D’Alema e Occhetto, stabilì che il Superprocuratore non era competente a indagare neppure su di loro e ordinò di restituire il loro fascicolo alla Procura di Roma. Ma incredibilmente il SuperPm non lo fece, credendo che l’avesse fatto il gup e si dimenticò il faldone nel cassetto per quattro anni.
Fino al 2004, quando Bruno Vespa, lavorando a un libro, chiese notizie dell’inchiesta ai pm romani. Quelli caddero dalle nuvole, non avendo ricevuto nulla. E chiesero lumi al SuperPm, nel frattempo promosso a consulente del ministro leghista Castelli per il nuovo Codice penale. Il quale si batté una mano sulla fronte inutilmente spaziosa, aprì il cassetto pieno di polvere e ragnatele, ne estrasse il faldone su D’Alema e Occhetto con le sue richieste di archiviazione e lo spedì nella Capitale: appena 11 anni dopo l’inizio dell’indagine. La Procura di Roma richiese al gip, stavolta quello giusto, l’archiviazione dei due ex segretari. Che comunque non avrebbero più potuto subire alcun processo: trattandosi di fatti avvenuti fino al 1991, la prescrizione per gli eventuali finanziamenti illeciti (5 anni) e le ricettazioni (7 anni e mezzo) era scattata fra il 1996 e il ’98. Dunque l’amnesia del SuperPm li aveva tenuti sulla graticola inutilmente. Infatti furono risarciti dallo Stato con 9 mila euro a testa per l’ingiusto ritardo. Cioè per il “processo eterno” inflitto dal SuperPm 16 anni prima che arrivassero Bonafede e la blocca-prescrizione: a “sgretolare definitivamente” i “principi minimi del diritto”, soprattutto del “diritto alla difesa”, e “quel minimo di residua civiltà giuridica” rendendo “eterni i processi”, aveva provveduto in solitudine il nostro eroe. Che dichiarò serafico: “Era una mia inchiesta, me ne assumo la responsabilità… Dopo che avevo chiesto l’archiviazione, tutti erano convinti che la cosa fosse finita lì, nessuno si era più fatto vivo… Nessuno ha avuto danni, neanche d’immagine: infatti, 9mila euro è un risarcimento molto contenuto… Ora spero che lo Stato non chieda i soldi a me. In fin dei conti sono incerti del mestiere. Se poi mi vogliono crocifiggere, pazienza: pagherò”. Il suo nome è Carlo Nordio. Vergogniamoci per lui.
E’ la sproporzione a generare ironia, fermo restando che ogni intervento contro le associazioni mafiose è cosa buona e giusta. Ora che in operazioni di questo tipo Gratteri si sia distinto è fuori dubbio, il dubbio riguarda invece gli esiti paragonati agli sforzi. Un esempio: nel dicembre del 2019 dispiegamento mai visto prima di forze, con i paracadutisti degli squadroni aviotrasportati, i mezzi di unità aerei e le unità cinofile. Centinaia di arresti, per la precisione 330, e 500 indagati. Vediamo come finirà. Caso Stilaro: un centinaio di persone assicurate alle patrie galere e alla fine demolizione dell’intero impianto accusatorio e imputati assolti. Operazione “Marine”: assalto stile blitzkrieg a Platì, comune di 3 mila anime in provincia di Reggio Calabria. Grandiosa retata con un centinaio di arresti e ampia risonanza. Ne parlò persino il New York Times. Risultato: 3 condanne. E’ il caso di dire tanto rumore per nulla. E non trascuriamo le ricadute economiche: risarcimenti per ingiusta detenzione. Tanto paga sempre pantalone. E la ‘ndrangheta è più florida che mai. La mia modesta opinione è che si fa un gran baccano e si erigono monumenti prima che gli eroi si confermino tali. E va detta una parola a difesa di chi subisce i danni maggiori: reputazione distrutta, vita rovinata, carriera interrotta o azzerata per sempre. Processi mediatici che vanno in onda in tv e interi paginoni di giornali che condannano prima del processo chi è incappato nelle maglie della giustizia. Fuga di notizie, minuziose descrizioni di dettagli che vogliono essere significativi, brandelli di intercettazioni a beneficio del più becero giustizialismo. Poi, a distanza di tempo, i colpevoli vengono scagionati. Trafiletto in sesta pagina e silenzio da parte degli accusatori. L’Europa ha detto: “Basta arresti show”, il ministro della Giustizia Marta Cartabria ha detto: “Basta fuga di notizie, avvio indagini va fatto con riserbo”, Ermini e Di Pietro contro Gratteri: “Si indaga per scoprire il colpevole non il reato”. Perché c’è un limite a tutto, la magistratura è al servizio della verità, non dell’ambizione e dell’egocentrismo.
In questo nuovo millennio e specie in questo periodo, non do niente per scontato.
Tempo fa ebbi a dire che i complotti se fatti bene, non sono dimostrabili, e molti, specie gli intellettuali avrebbero avanzato la sua teoria di complotto. Le teorie sarebbero diventate tante che poi la verità non si sarebbe potuta capire e tanto meno vedere, ognuno avrebbe la sua teoria, ma nessuno la verità, e sul perché succede questo che stiamo vivendo non avremo mai una risposta. Forse lo capiremo fra qualche anno quando tutto è compiuto!
Però se molti parlano di complotti, qualcosa che non quadra c’è, e se non fosse, non ci sarebbe motivo neanche parlarne, questo è quello che penso anch’io. Il mio modo di vedere il complotto, è quello contro noi comuni cittadini, succubi, indifesi, e impotenti! Un giorno non molto lontano, ci accorgeremo come siamo stati raggirati ed incastrati, con tutto l’esercito di intellettuali a farci compagnia nonostante le loro teorie.
Ma è nel presente che possiamo cambiare le nostre sorti! Il passato non lo possiamo cambiare, il futuro lo abbiamo messo nelle mani del denaro, denaro che ci fanno vedere e toccare ma è sempre irraggiungibile, denaro che governa una èlite di pochissime persone e che mai te lo faranno vedere!
Perché dunque succede questo? Semplice, abbiamo venduto la nostra anima al denaro, per lui ci siamo lasciati dietro la dignità, l’onestà, la correttezza, la giustizia, la parola data e non mantenuta, e rincorrendo il denaro non pensiamo più a come eravamo o potevamo essere. Quindi a questo punto mi posso permettere di dire che la colpa è dell’ebreo, del cristiano, del musulmano ecc….Si, le religioni da sempre hanno allontanato la fratellanza distaccando i popoli e marchiarli con il proprio stemma di casato, nonostante predicano il contrario, ma il denaro li unisce tutti e il denaro è il Dio di tutte le religioni. Se scrivo un libro, e voglio fare soldi, basta alimentare qualcosa di assopito, qualcosa che molti vorrebbero dire ma non dicono perchè codardi, però gli piace sentire.
Oggi tutti dicono di vaccinarci per ritornare alla normalità, ritornare a vivere, per come la vedo io, questa pandemia ha cambiato quella normalità per sempre, non sarà più come prima nonostante intellettuali e politica fanno capire il contrario!
Nulla succede per caso, questa pandemia è nata in provetta e alquanto discussa e discutibile, troppi segreti e poca trasparenza per non porsi domande! Un altro processo di Norimberga non lo escluderei, ma chi sono quelli che dovrebbero sedersi nel banco degli imputati? A parte gli Ebrei!
I complottisti si dividono in due categorie: i coraggiosi e i pavidi. In comune hanno la passione morbosa per il complotto e il desiderio di avere un seguito. Peccato per loro che non possano esibire alcuna prova che dimostri la fondatezza dei loro vaneggiamenti.
Però gli impavidi (se esistono) potrebbero cercare e scoprire le verità nascoste!
Quelle che non si possono dire se non dimostrate. Ma è qui il trucco. Dimostrarlo!!!!!
E’ sempre un pò straniante quando qualcuno fa ironia su un magistrato sotto scorta dal 1989, al quale già nel 2005 pare avessero riservato dell’esplosivo per toglierlo di mezzo, che indaga sui rapporti tra ‘ndrangheta, mafia siciliana, e cartelli della droga messicani e colombiani. Parliamo probabilmente delle associazioni criminali più sanguinarie e potenti al mondo.
Ma non ci si stupisce. Qualche decennio fa anche Giovanni Falcone veniva accusato, più o meno ironicamente, di manie di protagonismo e di essersi organizzato da solo un finto attentato all’Addaura.
Per l’operazione “Marine” da lei citata, risulta che le condanne furono 8 anzichè 3, oltre a 19 prescrizioni.
Per l’operazione “Stige”, ci furono 169 arresti in tutta Italia, 104 imputati, 66 condanne.
Più altre operazioni meno spettacolari, con un minor numero di condanne, ma direi pionieristiche per questo campo d’indagine.
Ci sono stati anche alcuni casi di risarcimento degli imputati, ma mettere in risalto solo questo aspetto quando ci si trova di fronte ad indagini di tale portata e delicatezza, mi sembra riduttivo.
Dell’ultima operazione del 2019 “Rinascita-Scott” e del relativo processo, di cui si parla troppo poco sui media, staremo a cedere gli esiti.
Giuseppe Ayala amico di Giovanni Falcone: “Prefazione imperdonabile a libro aberrante. Da psichiatria”. Giuliano Cazzola: “Gli amici di Nicola Gratteri scrivono che gli ebrei comandano il mondo? Magari fosse vero. E lo fosse sempre stato”.
Ma ha letto i miei commenti? Anch’io ho criticato Gratteri per aver impreziosito con la sua prefazione un libro impresentabile.
Fare però ironia sulla sua attività di magistrato è altrettanto discutibile.
Non ho l’abitudine di commentare un commento senza prima leggerlo. Quello che ho trovato “straniante” è la tirata su Nordio, quasi fosse stato lui il prefatore del libraccio, che non è stato impreziosito dalla prefazione di Gratteri, benché fosse quello lo scopo di Bacco e Giorgianni. Lo scritto è immondizia e la reputazione di Gratteri non ne ha certo beneficiato. Non si può soffiare sul fuoco in una situazione come quella che il Paese e il mondo stanno vivendo. Negare l’esistenza di un virus è grave, come scandaloso attribuirne le cause a un potere massoplutogiudaico. In quanto all’ironia, è la mancanza di senso della misura che mi fa sorridere soprattutto se riguarda coloro che ne dovrebbero essere abbondantemente forniti. Come di discrezione e riservatezza. Saluti.
Il dubbio che non avesse letto i miei commenti mi è venuto perchè mi sembrava di discutere con lei sulle attività professionali di Gratteri. Invece mi ha risposto su altro, citando Ayala e Cazzola.
Comunque ovvio che quel libro è immondizia. Ovvio che Gratteri ha commesso un grave errore con quella prefazione.
La “tirata” su Nordio era per inquadrare bene il personaggio da lei citato. Tutti possono esprimere la loro opinione su Gratteri, anche Nordio. Ma è bene ricordare chi è colui che si sta citando. Non proprio accostabile alla figura professionale di Gratteri.
Ma continuo a non essere d’accordo sull’ironia fuori luogo sulle attività investigative di Gratteri, magistrato che non possiamo fare altro che ringraziare per tutto quello che ha fatto fino adesso. Saluti.
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