Perché i professionisti sono stati esclusi dagli aiuti a fondo perduto? L’ha chiesto l’Onorevole Nino Minardo in un’interrogazione urgente ai Ministri dell’Economia e Finanze e del Lavoro, visto che nei provvedimenti previsti dal decreto Rilancio diverse categorie sono state estromesse dall’importante contributo e quindi penalizzate e non tutelate. Anche i professionisti iscritti agli ordini, dagli avvocati agli architetti, dai dentisti, psicologi e geometri, nel mese di aprile hanno avuto un notevole calo di fatturato rispetto allo stesso mese del 2019 per cui non si capisce questa discriminazione che interessa oltre 2 milioni di professionisti. Considerato che quelle degli studi professionali sono state ritenute attività essenziali e in quanto tali sono spesso rimaste aperte, affrontando i costi connessi a sanificazione e dispositivi di protezione personale, mentre chi invece ha preferito chiudere, come molti studi dentistici, ora sta ripartendo lentamente dopo essere adeguato alle nuove linee guida per la prevenzione del contagio, la scelta del Governo lascia trasparire, ancora una volta, un grave e ingiustificato pregiudizio nei confronti dei liberi professionisti la cui esclusione dall’accesso al credito a fondo perduto è solo l’ultima dimostrazione di una disattenzione nei confronti di questo pezzo tanto significativo del mondo del lavoro. Ancora una volta, conclude Minardo, emerge l’approssimazione con la quale vengono redatte le norme oltre che la scarsa consapevolezza dei problemi vissuti dai lavoratori sulla propria pelle. Ho chiesto al Governo di modificare il provvedimento affinché ci sia un’equiparazione tra le misure per le imprese e quelle per i professionisti.

1 commento su “On. Minardo: “Professionisti esclusi dagli aiuti a fondo perduto””
Egregio Onorevole,
nella sua qualità di esponente d’opposizione all’attuale governo nazionale, fa bene ad interrogare a scopo costruttivo il Ministro competente affinché egli possa rimediare ad uno dei tanti errori e torti commessi nella gestione degli aiuti economici promessi agli Italiani per ristorarli dai danni subiti a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19.
Assodato che qualunque esponente politico si fosse trovato al governo in questo tragico momento avrebbe avuto non poche difficoltà ad affrontare e risolvere i vari problemi, ciò non giustifica e non assolve gli attuali governanti per le disparità di trattamento poste in essere nei confronti degli operatori economici dei vari settori produttivi del nostro paese, da quello turistico/ricettivo/ristorativo, al comparto dell’edilizia, agli artigiani, etc., insomma quasi l’intero mondo delle “partite iva”.
I famosi 600 euro, erogati ad aprile inoltrato per il mese di marzo, in corso d’erogazione (ndr …siamo a metà giugno) per il mese di aprile ed i forse 600 o 800 o 1.000 per il mese di maggio di “futura erogazione”, non possono rappresentare un congruo ristoro per quelle categorie – come anche la nostra di liberi professionisti – posto che sono totalmente insufficienti ad alleviare gli ingenti danni subiti per il “lockdown”.
Noi liberi professionisti nel periodo di “lockdown” siamo stati praticamente quasi costretti a restare aperti, con tutti i rischi del caso, in quanto il “codice ateco” della nostra attività è stato definito fra quelli assimilati al “servizio pubblico essenziale”.
Per circa 3 mesi, visto il divieto assoluto di uscire di casa, nessun cittadino/cliente è potuto venire nei nostri studi, ne’ per la gestione delle pratiche in corso, ne’ per l’affidamento di nuovi incarichi, ne’ per il pagamento delle spettanze dovute posto che data l’incertezza economica del momento chiunque ha pensato – giustamente – di effettuare spese essenziali dando priorità al fabbisogno della propria famiglia.
Gli uffici pubblici di riferimento per le nostre attività sono stati chiusi, lo “smart working” non ha sortito gli effetti auspicati, idem per l’utilizzo telematico e della PEC, pochi uffici hanno di recente riaperto l’ufficio protocollo per le presentazioni di istanze e ricevono previo appuntamento con 10/15 gg. circa di attesa, molti uffici sono ancora chiusi fino al 31 luglio p.v.
Ciò ha determinato e determina tutt’ora, nella molteplicità dei casi, la riduzione di lavoro, il quasi l’azzeramento del nostro fatturato e quindi degli incassi, altro che riduzione di 2/3 rispetto all’anno precedente!
L’ultima disparità in ordine di tempo costituita “dal mancato accesso al fondo perduto”, conclamato dall’Agenzia delle Entrate con la Circolare N.15/E del 13 giugno u.s., ha poi dell’assurdo!
Per non parlare poi di come le “banche” (colpa anche di norme poco chiare) stanno assistendo gli operatori economici nell’erogazione delle varie forme di liquidità del cosiddetto “Cura Italia”.
La lentezza e l’incertezza profusa dalle banche, le quali non riescono a dare risposte positive in tempi brevi, sta sfiancando imprese, artigiani, etc., che rischiano di non riprendersi, per non dire altro!
Le varie organizzazioni di categoria – nel nostro caso i Consigli Nazionali dei liberi professionisti – sin dall’inizio hanno richiamato l’attenzione del governo nazionale notificandogli più volte una piattaforma comune di richieste che, purtroppo, non sono state tenute nella dovuta considerazione.
Detto ciò, pur non essendo ottimista visti i fatti fin qui accertati, spero comunque che questa sua interrogazione non resti lettera morta ed insieme ad altre più o meno analoghe interpellanze parlamentari, a prescindere dalle appartenenze politiche/partitiche, possa indurre il governo nazionale a cambiare rotta!
P.S.
Il Decreto Rilancio, nelle misure in esso previste per le detrazioni fiscali, cessione/bancabilità del credito d’imposta, super bonus 110%, etc., può e deve rappresentare un sostegno concreto alla ripresa del “comparto edile” che rappresenta uno dei settori trainanti della nostra economia.
Per fare ciò, occorre una conversione in legge, responsabile, chiara ed efficace, indispensabile per sgombrare il campo dai dubbi scaturiti dalla molteplicità di annunci politici, pubblicitari, etc.
A conversione avvenuta dovrà essere emanato immediatamente un solo “decreto attuativo” coordinato con “l’Agenzia delle Entrate” per dare a tutti precise “linee guida unificate”.