
Il grano kazako sequestrato a Pozzallo torna al mittente. L’azienda di Modica rinuncia all’utilizzo. Le cinquemila tonnellate di prodotto giunto lo scorso mese di marzo su una nave a Pozzallo con evidenti tracce di muffa lasciano la Sicilia nonostante nei giorni scorsi il Tar di Catania, a cui si era rivolta attraverso l’avvocato Antonio Giannone l’impresa modicana che l’aveva acquistato, aveva disposto una cernitura del grano, per poi procedere ai controlli e alle analisi di legge che avrebbe consentito, dunque, la commercializzazione o l’impiego del prodotto. A sequestrare il carico fuil nucleo operativo regionale del Corpo Forestale per la Sicilia orientale, della sanità marittima e dagli ispettori del servizio fitosanitario regionale, attraverso un provvedimento dell’Assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera. “Abbiamo, finalmente, messo fine alla vicenda. La ditta importatrice ha rinunciato all’immissione del carico sul mercato regionale. Nonostante il pronunciamento del tribunale amministrativo etneo gli importatori, con atto formale, hanno rinunciato allo sdoganamento e richiesto tutta quanta la documentazione necessaria per il rientro al paese d’origine”.
«Questo grano non andava commercializzato semplicemente per il fatto che presentava la muffa e invece si è aperta una querelle che ha avuto dei passaggi paradossali – commenta Giuseppina Pignatello, responsabile dell’ufficio di Sanità marittima -. Il respingimento doveva essere automatico e invece che il Tar ha disposto un provvedimento assurdo perché ha autorizzato un trattamento di cernita scambiandolo con uno di detossificazione. Con la cernita praticamente avremmo trattato il carico di grano come se fosse un pezzo di formaggio da cui asportare la parte ammuffita, una pratica che non è prevista da nessun regolamento comunitario». Pignatello spiega poi che il cattivo stato di conservazione della merce doveva essere ritenuto sufficiente a disporre il respingimento: «La legge parla chiaro, bastava l’esame ispettivo e invece con quella cernita ci saremmo trovati a fare qualcosa di non previsto, senza considerare i rischi per l’ambiente e la salute di chi avrebbe dovuto entrare in contatto con le muffe».
Adesso il cereale dovrà tornare in Kazakistan, dopo che in una fase l’armatore avrebbe spinto per poterlo portare in Turchia. «Abbiamo dovuto affrontare un ostruzionismo non indifferente – prosegue la responsabile dell’ufficio di Sanità marittima -. L’armatore ha comprato il carico dal mulino modicano, così da evitare di affrontare la richiesta di risarcimento danni da parte dell’impresa siciliana. A quel punto sembrava che il grano dovesse entrare a tutti i costi in Unione europea: pretendevano che la nave andasse via senza autorizzazione. Questo – prosegue Pignatello – avrebbe causato la perdita della tracciabilità». Ipotesi che è stata evitata garantendo maggiore sicurezza per le prossime importazioni. «Con il rientro obbligatorio in Kazakistan – specifica la dottoressa – scatterà un allerta per cui per i prossimi dieci carichi che arriveranno in qualsiasi porto europeo dal Kazakistan si attiveranno automaticamente i controlli con la campionatura, così da essere certi che non si proverà a piazzare lo stesso prodotto giunto in Sicilia».
3 commenti su “Il grano kazako sequestrato a Pozzallo torna al mittente. L’azienda di Modica rinuncia all’utilizzo”
chissà se fra qualche mese, dopo chiuso il caso (al momento troppo riflettori e malumori) verrà rispedito allo stesso destinatario con il gioco delle 3 carte?
Comunque gli autorimorchi bianchi per il trasporto granaglie li vedevo fare avanti e indietro dal porto di Pozzallo a Modica anche prima di questa vicenda del grano kazako, e anche dopo…
Ma non sarebbe anche corretto conoscere chi compra tali prodotti provenienti dall’estero?