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Cartelle pazze, PEC ignorate: inefficienza che pesa sui cittadini.. di Giannino Ruzza

Tempo di lettura: 2 minuti

Torna al centro un problema che, purtroppo, sembra non conoscere fine: la confusione amministrativa e la scarsa attenzione ai cittadini da parte degli uffici competenti. Nonostante le comunicazioni ufficiali inviate tramite PEC, canale che per legge dovrebbe avere pieno valore legale, molti continuano a non ricevere alcuna risposta dagli enti gestori. Anzi, spesso si trovano nella paradossale situazione di dover fronteggiare nuove cartelle esattoriali, perfino per servizi non più di loro competenza.

È il caso del sottoscritto, che si è visto recapitare e addirittura vedere incassate, tramite l’app IO e il sistema PagoPA, ben quattro fatture idriche relative agli anni 2023-2024, quando l’immobile di riferimento era già stato venduto a una cittadina tedesca nel mese di giugno 2022. Un vero e proprio paradosso: nonostante la comunicazione ufficiale inviata tramite PEC a Iblea Acque S.p.A., con allegato il modello A13 (Dichiarazione Sostitutiva di Atto Notorio), documento d’identità e codice fiscale, gli uffici hanno continuato a emettere richieste di pagamento, anche nell’anno in corso, arrivando persino a riscossioni indebite. Già in passato numerose segnalazioni denunciavano l’arrivo di cartelle “pazze” per tributi comunali o bollette idriche che i cittadini avevano a volte già saldate. Un malfunzionamento che mina il rapporto di fiducia tra amministrazioni e contribuenti e che spesso obbliga gli utenti a intraprendere lunghi percorsi di ricorso, pur essendo dalla parte della ragione. Il sospetto diffuso è che simili pratiche, oltre a essere frutto di inefficienza gestionale e mancata comunicazione tra uffici, finiscano col rappresentare un modo per “fare cassa” sulle spalle dei cittadini, costretti a pagare anche ciò che non è dovuto pur di evitare il protrarsi del contenzioso. In un momento storico in cui si parla tanto di digitalizzazione, semplificazione e dialogo con i cittadini, il silenzio delle istituzioni davanti a una PEC certificata e l’invio di cartelle errate costituiscono un grave vulnus alla trasparenza amministrativa. La gente chiede soltanto chiarezza, risposte e rispetto: tre elementi che dovrebbero essere alla base di qualunque rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione. Ma in Sicilia, troppo spesso, i cittadini si trovano a vivere il paradosso di dover difendersi non da evasori o truffatori, bensì dagli errori delle stesse istituzioni.

A questo punto, il ricorso per ottenere il rimborso immediato, anche tramite lo Sportello del Consumatore ARERA e/o il Giudice di Pace, appare non solo inevitabile, ma necessario per ristabilire un principio di giustizia e legalità.

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