
foto: Giannino Ruzza
Pordenone, domenica 21 settembre. Giornata conclusiva per Pordenonelegge, con un programma fitto di incontri. Tra i protagonisti, il senatore ed ex ministro Claudio Martelli, che ha presentato il suo ultimo libro Il merito, il bisogno e il grande tumulto. L’incontro, condotto da Luca Taddio, si è svolto all’Arena Europa, un tendone affacciato sul fiume Noncello, gremito di pubblico che ha accolto l’autore con un lungo applauso.
L’ignorantamento e la crisi della cultura
Martelli ha parlato di un vero e proprio processo di “ignorantamento”, non solo crisi culturale, ma anche civile e civica. Un collante che un tempo teneva insieme famiglie, persone, istituzioni e società civile oggi sembra venire meno, complice anche un dato allarmante: il 65% degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno.
Ha ricordato inoltre come negli anni ’80 si vendessero circa otto milioni di copie di quotidiani al giorno, mentre oggi non si arriva nemmeno a un milione e mezzo. E ha raccontato un episodio emblematico: in un ristorante una famiglia con due figli adolescenti, seduti a tavola, tutti e quattro immersi nei cellulari senza rivolgersi la parola. “Un pessimo segnale – ha detto – che non riguarda solo la cultura, ma la presenza e la consapevolezza del mondo in cui viviamo, dei rischi che corriamo e di cui ci accorgiamo sempre troppo tardi”.
Il libro come bussola
Con Il merito, il bisogno e il grande tumulto Martelli invita a ritrovare un filo di tradizioni e riferimenti, come avere in tasca una bussola. «Se non hai coordinate, se non hai punti di riferimento, diventa difficile capire il presente», ha spiegato, sottolineando l’importanza di confrontarsi con il passato, come hanno fatto altri popoli e altre nazioni.
L’“ignorantamento” in Italia – ha osservato – si aggrava a partire dalla Prima Repubblica, perché la democrazia deve rinnovarsi continuamente senza però spezzare la propria storia. «Se si spezza, non si va avanti: si rischia di tornare indietro». Una delle parole ricorrenti del libro è infatti regresso. In politica, questo appare evidente nell’astensionismo: “Se quasi la metà degli elettori non vota, significa che è cresciuta la sfiducia nella politica”.
Il tumulto: dai Promessi sposi al presente
Martelli ha evocato il tumulto come disordine, richiamando la scena dei Promessi sposi in cui Renzo Tramaglino partecipa ai moti per il pane del 1628, agita la folla e si illude di trovare giustizia nel caos. Una parabola che richiama, secondo l’autore, l’attualità politica e sociale.
Cultura, guerra e presente
«La cultura è ciò che ci plasma, ciò che ci fa diventare quello che siamo», ha ribadito Martelli. E allargando lo sguardo al presente, ha ricordato l’Ucraina, schiacciata da tre anni e mezzo dalla seconda potenza militare del mondo: dieci milioni di sfollati, giovani costretti a fuggire per non arruolarsi, un numero di morti immensamente superiore rispetto a Gaza.
Sul conflitto ha denunciato l’arretratezza della Russia, che manda al massacro soldati reclutati nei villaggi più remoti, come accadde all’Italia nel 1915. Ha parlato di un Paese guidato da un dittatore che sogna di ricostruire l’Unione Sovietica, minacciando direttamente l’Europa.
«L’Urss non è stata sconfitta dall’Occidente – ha detto Martelli – è crollata su se stessa, per fallimento. È follia voler sottomettere ancora Polonia, Romania, Bulgaria, Paesi baltici».
Un monito anche per l’Italia: Putin ha già spostato parte della sua flotta e i suoi aerei supersonici in Libia, a soli 200 chilometri dalle nostre coste. Per Martelli, è necessario prepararsi: «I romani dicevano: se vuoi la pace, prepara la guerra. Solo la dissuasione preventiva allontana i conflitti. Non bisogna arrendersi né implorare la pace, ma difendere la libertà e la democrazia conquistate in 80 anni».
Alla fine dell’incontro, Claudio Martelli ha lasciato al pubblico di Pordenonelegge un pensiero che suona come un testimone: la cultura non è un ornamento, ma la condizione stessa della libertà. Nel suo discorso vibrava l’urgenza di non cedere all’ignoranza, al regresso, all’indifferenza.
Martelli si è congedato tra applausi convinti, come un uomo che ha attraversato la storia politica italiana e che oggi, con la lucidità di chi ha visto molto, invita tutti a non smarrire la bussola del merito e della responsabilità. Un commiato che non è solo saluto, ma monito: la democrazia vive se resta vigile, se continua a nutrirsi di pensiero critico e di memoria.