
Dal 2000, anno della sua elezione a presidente della Federazione russa, Vladimir Vladimirovic Putin governa con pugno di ferro da 25 anni, tra 6 potrebbe vantarsi di aver raggiunto Stalin, tra 7 di averlo superato. Durante i suoi primi due mandati ha risollevato l’economia russa devastata, ottenendo l’apprezzamento del paese e circondandosi di ladri e corrotti che hanno spolpato la Russia arricchendosi oltre ogni immaginazione. Ex militare, ex funzionario del KGB, oggetto fin da subito dell’interesse occidentale, Europa e Stati Uniti, è riuscito a guadagnarsi la fiducia dei capi di Stato e di Governo e dei presidenti americani, da Clinton in poi, che hanno contemplato l’idea di tirarlo dalla loro parte, sperando nella sua adesione all’ordine internazionale democratico del dopoguerra. Per un po’ Putin l’ha fatto credere per convenienza, ma il suo progetto era altro, come il tempo ha dimostrato, imputando all’ingenuità e all’ottimismo senza fondamenta dell’occidente le aspettative mancate. L’errore è stato aver visto il capo del Cremlino come si voleva che fosse, dimenticando che per entrare nella testa dell’avversario devi ragionare come lui. Cosa facile per un agente del KGB allenato a farlo, impossibile per un occidentale abituato a guardare il mondo dalla sua prospettiva, a volte anche con una certa sufficienza e con la certezza di essere, di quel mondo, il centro. Mercato e scambi commerciali sono secondari al disegno imperiale che ossessiona Putin, che ha scatenato una guerra irrazionale e sgangherata, voluta da una feccia di generali e oligarchi corrotti, spinti dalla brama di medaglie e bottini privati, incuranti dello stato di truppe lanciate allo sbaraglio senza un piano e mezzi adeguati. C’è stato un momento in cui gli ucraini avrebbero potuto prendere il sopravvento se fossero stati armati adeguatamente e tempestivamente. La verità è che gli Stati Uniti, come hanno dimostrato in occasione della spedizione di Prigozhin su Mosca, hanno preferito la stabilità della superpotenza nucleare al caos che sarebbe seguito a un’insurrezione riuscita. Che fine avrebbero fatto le seimila testate nucleari? Come avrebbe reagito la Cina che oggi non fa che ribadire l’alleanza dura come la roccia con la Russia? E Washington come avrebbe reagito? Una serie di domande alle quali si è temuto di dare risposte. L’America e la Russia sono rivali ma non vogliono affrontarsi direttamente. Nel frattempo, dopo la fine di Prigozhin e il fallimento della marcia su Mosca, Putin ha riorganizzato l’esercito e trasformato il paese in una gigantesca macchina da guerra. I Kinzal, i Kalibr e gli Iskander che piovono ininterrottamente sull’Ucraina sono prodotti con componenti elettroniche americane e occidentali, arrivate a Mosca attraverso triangolazioni che aggirano le sanzioni. Ne ha parlato Zelensky che ha ragione a dire di sentirsi tradito ed è tra i pochi ad aver compreso che il manipolatore di Mosca è inaffidabile e false le sue promesse. Eppure, la strategia di Putin non è mai cambiata, come immutato è il suo disegno originario e ostinata la fiducia che i presidenti americani continuano a manifestargli e che lui si diverte a gabbare. Clinton non disse né a né ba sui diritti umani calpestati in Russia, G.W.Bush definì Vlad schietto e affidabile e lui ne approfittò per lanciare un feroce attacco informatico all’Estonia, membro della Nato, invase la Georgia e sostenne il programma nucleare iraniano. Tutto alla fine del mandato del presidente americano. Arrivò Obama che giustificò l’attacco alla Georgia e andò a Mosca ad incontrare Putin, il quale si divertì così tanto con la politica di appeasement, che occupò la Crimea e l’Ucraina sud orientale, salvò il dittatore Assad e abbatté un aereo che sorvolava l’Ucraina orientale. Obama, eletto eroe della democrazia dallo star system hollywoodiano e dai vip, aveva tanto timore di Putin che si rifiutò di offrire all’Ucraina un supporto militare adeguato. Biden stesso, il più vicino a Zelensky, inviò al presidente ucraino un messaggio non cifrato: auguriamo ogni successo alla controffensiva, ma non ce ne saranno due. E veniamo a Trump, un misto di arroganza e miseria morale esibite nello Studio Ovale, presidente per caso di una grande democrazia avviata verso una pericolosa svolta illiberale per incapacità dei democratici, grande ammiratore del suo omologo russo tornato in auge grazie all’ambizione e alla sventatezza trumpiane, che avverte il gruppo dei volenterosi: “Non è una buona idea continuare ad armare l’Ucraina”. Dopo le due ore di telefonata con Putin, “molto buone e proficue”, non ci vuole particolare acume per comprendere che il russo ha convinto il presidente americano di turno ad imporre a Kyiv la completa smilitarizzazione, la rinuncia all’ingresso nella Nato, gli attacchi con missili e bombe su tutto il territorio ucraino finché a Putin piaccia. Trump e Putin vogliono la stessa cosa: liberarsi del fastidio rappresentato da Kyiv e aprire un futuro di scoppiettanti relazioni economiche redditizie per entrambi, nell’Artico e in Europa, ma è tutto da vedere se per i russi e gli americani. Non certo per gli europei.
7 commenti su “I presidenti americani gabbati da Putin…l’opinione di Rita Faletti”
Bella la foto di Putin sembra innamorata!!!
Putin circondato da ladri e corrotti??
Beh, come in occidente, l’Italia alle olimpiadi sarebbe medaglia d’oro in questo, non la batterebbe nessuno. Mi pare che qualche giorno fa un sindaco eletto con liste civiche appoggiato dal PD è stato preso con le mani nella marmellata, ops, con il gruzzolo💰💰in mano. O sbaglio? Volete il nome e cognome? O la città??
A proposito, Non era Zelenski che non voleva parlare mai con Putin??? Adesso lo cerca??? Che pagliaccio, circondato da pagliacci che adesso li chiamano volenterosi. Pagliacci che hanno perso tutto, faccia e c……o compreso, ma che addirittura vorrebbero dettare condizioni🤣🤣🤣 devono andarci loro a combattere in Russia, non gli ucraini, Italia compresa. Polli sono, e polli resteranno. Se vogliono fermare la guerra basta confermare gli accordi di Minsk, con il vostro burattino cri…….e di Zelenski che dovrà sloggiare.
Ma la Faletti fa le solite recite teatrali di convenienza. Per non parlare dell’ altro cri……e di Netanyahu. Viva il popolo Palestinese. Israele occupa con la forza da settant’anni una terra non sua, con la complicità di tutto l’occidente, Italia compresa, tutti complici di questo Genocidio. VERGOGNA!!! SOLO VERGOGNA!!!
@Gino SerGino del mauto sarai ricordato come il lecca mutandoni di Putin. Dasvidania.
Gino uno ca si ni fatti ri tutti e poi stravede per Putin e per Hamas, strano ,
Sono preoccupato come a questo delinquente sia permesso di sottomettere l’Ucraina, con il loro eroico presidente e il suo eroico popolo .
Mentre si combattere in Ucraina, Putin invadera’ la Finlandia , visto le truppe che sta ammassando ai confini .
Il tutto con tanti Italiani conquistati dall’abile PROPAGANDA RUSSA .
con le armi ne conquista mille,
Con la propaganda ne conquista diecimila
Solo la straordinaria abilità del demonio può far succedere tutto questo ,
Umanamente Putin non sarebbe in grado governare tutto ciò.
Se Dio per punire nuovamente gli uomini non lo fermerà sarà un’immane tragedia.
Al solito (……..) che scrive (…….) leccando le pantofole al suo amato di furgentini, che scrive che stravedo per Putin, e Hamas, dico che i suoi abiti li lekka……o a me non mi stanno, e aggiungo che ci sono persone che al passaggio del giro d’Italia hanno sventolato la bandiera palestinese sul “proprio” terreno, e si sono visti arrivare a casa le forze dell’ordine, chiedendo di essere identificati con documenti, solo perché esprimevano il proprio dissenso al Genocidio perpetrato da Israele. Quindi lei continui a leccare come ha sempre fatto, e si metta a disposizione a90° ai suoi padroni. Io sono sempre stato un uomo libero, a differenza di lei, e quindi i suoi, o di altri, aggettivi qualificativi non so dove attaccarmeli. Chiaro???
Gino Sergino Grillino Lecchino… tutto fa rima. Chiaro???