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Scoperti nel Canale di Sicilia gli ultimi squali bianchi

Tempo di lettura: 2 minuti

Gli ultimi squali bianchi del Mediterraneo, i più grandi pesci predatori del pianeta, sono più vivi che mai: le loro tracce sono state individuate nel corso di diverse spedizioni guidate dall’italiano Francesco Ferretti della statunitense Virginia Tech, che è andato a cercare di localizzare questi animali fortemente a rischio di estinzione.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science, ha visto la partecipazione anche dell’Università Politecnica delle Marche e della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.
“Abbiamo deciso di accettare la sfida e trovare gli ultimi squali bianchi rimasti nel Mediterraneo – asserisce Ferretti – Non è stato facile”.
La ricerca vuole essere il primo passo verso l’istituzione di un programma di monitoraggio degli squali nella regione, nell’ambito degli sforzi attualmente in corso per prevenirne la scomparsa.
I ricercatori, nel corso delle spedizioni, organizzate dal 2021 al 2023, hanno utilizzato nuovi metodi e tecnologie, come l’analisi del Dna ambientale, il cosiddetto eDna, che permette di rilevare tracce di Dna dell’animale nell’acqua, e telecamere subacquee dotate di esche per attirare gli squali.
Secondo l’ecologo Taylor Chapple, che ha partecipato alla ricerca, l’ecologia degli squali bianchi nel Mediterraneo differisce notevolmente da quella delle altre popolazioni mondiali. A differenza degli esemplari californiani che si nutrono principalmente di foche, gli squali del Mediterraneo si cibano di tonni e pesci più piccoli. Questo aspetto contraddice le ipotesi precedenti, dimostrando come la specie possa crescere notevolmente pur avendo una dieta differente.

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