Da una raffinata intelaiatura filosofica e teologica, sgorga limpida la poesia di Domenico Pisana. Affermato poeta, saggista, critico letterario, autore di numerose opere di carattere storico-politico, teologico ed etico, Pisana torna a stupirci con la sua nuova raccolta di poetica “Profili di tempo e d’anima” Ed. Operaincerta 2024.
Già nel titolo dell’opera sono presenti due termini densi di significato che, nel corso dei secoli, hanno alimentato interpretazioni e dibattiti controversi.
Aristotele vissuto tra il 384 e il 322 a.C. attribuiva al tempo un valore puramente quantitativo ossia lineare secondo un prima e un poi, tale cioè da poter essere definito cronologico. Bisognerà aspettare la concezione che del tempo elaborerà Henri Bergson (1859-1941) per assegnare al tempo non soltanto un valore oggettivo ma anche soggettivo. Il tempo, dunque, non è soltanto Kronos ma anche Durata, cioè quel tempo della coscienza in grado di conservare, attraverso il procedimento mnemonico, tutto il passato nel presente.
Per Domenico Pisana, il tempo acquista un valore ancora più ampio che trasforma il kronos in kairos, come Egli stesso illustra nell’introduzione: (…) “La vita che il cuore desidera non è semplicemente kronos, ma quella che sa farsi kairos, spazio temporale come luogo dialettico della scelta, delle decisioni, dell’ascolto di sé e dell’altro, di relazione col divino, di conoscenza e responsabilità, di comunione e condivisone, spazio di lettura e di scrittura, di voce, di canto e d’espressione.”
Risulta, pertanto, estremamente coerente la scelta del nostro Autore di dividere la silloge in due parti, la prima delle quali viene indicata: Nella dimora dell’inconoscibile tra kronos e kairos. Inoltre, appare più che opportuna la citazione di una frase di Seneca, tratta dalla celeberrima opera “De brevitate vitae”, che assegna al tempo un valore qualitativo: il tempo non va sprecato in sollazzi o alla carriera al solo scopo di raggiungere e rafforzare il proprio potere; in tal caso il tempo da vivere ci sembrerà breve ma se esso sarà speso per alimentare con equilibrio la mente e l’anima, ci apparirà adeguato.
Il tempo come kairos è legato alle nostre scelte che implicano decisioni che, a loro volta, avranno delle conseguenze non soltanto sul piano personale ma tali da coinvolgere, in taluni casi, intere nazioni e popolazioni condizionando irreparabilmente i loro destini. Il tempo come kairos, dunque, è legato al concetto di etica della responsabilità di cui ha trattato il noto filosofo Hans George Gadamer nelle sue opere.
Basta leggere la poesia “Trovami dove germoglia un fiore” (pag. 14/15) per rendersi conto di quale sia il concetto di tempo per Domenico Pisana che Egli sa rendere attraverso immagini poetiche di grande efficacia e bellezza: ”Non cercarmi / nell’eco di suoni tra rovi/ di muri abbandonati/negli ossami di gelidi tronchi (…) Trovami/nell’operosità delle api/nella leggerezza di foglie/ che bagnano di rugiada i sogni”.
A questo punto, il collegamento tra kairos, realtà nei suoi molteplici aspetti e anima, diviene inevitabile e l’intelaiatura pur nella sua complessità, appare nitida come si evince dalla poesia “Il nutrimento dell’anima” in cui il poeta si dichiara allibito “alle notizie di cronaca / nel silenzio della notte,/ piange i morti nell’anima/ al sopraggiungere del nuovo giorno”.
Ma per Domenico Pisana non tutto è perduto se si crede nella forza dell’amore e se si coltiva la speranza. “Innalzami su ali d’aquila è ancora possibile”, come scrive il poeta, se si è capaci di trovare il modo di superare le colonne d’Ercole che segnano il confine del mondo fenomenico per avviarci al trascendente che, talvolta si configura anche come dimensione onirica:
“Innalzami / su ali d’aquila/ per riportare l’umanesimo rubato/ ai cuori di volti scavati dalla rabbia, /consegnare rose senza spine, / costruire con mani di luce/ fili di speranza/ ridare agli occhi il sorriso del sogno”. (pag. 64,65)
La seconda parte della silloge, non a caso, viene intitolata: “Tra immanenza e trascendenza”, termini che inevitabilmente ci riportano al pensiero critico di Emanuele Kant che distingue il fenomeno dal noumeno. Tutta la silloge, infatti, è permeata dal dialogo più o meno velato tra il poeta e Dio che rappresenta per Domenico Pisana non soltanto la capacità di andare oltre l’immanente e il tangibile ma anche la possibilità di coltivare la speranza di una possibile salvezza per l’intera umanità che sembra avere perso le proprie radici divine e abbia intrapreso un folle cammino verso l’autodistruzione attraverso guerre sanguinose e iniziative insensate.
La poesia, dunque, assume la duplice funzione di raccontare la vita, la realtà e il quotidiano in cui ci troviamo a vivere e, al contempo, di offrire la capacità di innalzarsi al di sopra di essa per ascoltare la voce dell’anima e dell’infinto.
E allora diviene possibile, come scrive il poeta che tutto cambi e si trasformi: “Basta una nota a cambiare la vita (…) l’alba si fa strada/tra lo stormire di foglie, /soffi d’aria e di sogni preparano/ il progressivo inoltrarsi di stagioni” (pag. 72).
Ecco che appare del tutto appropriato e coerente, come un cerchio che si chiude, che sia proprio la poesia dedicata alla nipotina “Greta Maria” ad aprire la silloge come invito alla speranza di una nuova vita che inizia nella certezza che ella sarà amata non soltanto da chi le sta accanto.
E alla fine, dopo la lettura dell’intera silloge, Greta Maria diviene il simbolo e l’auspicio rinnovamento e di rinascita per l’intera umanità!
Sandra Guddo
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Laureata in filosofia, vive a Palermo, è poetessa e scrittrice, autrice di raccolte di racconti (“Tacco 12”, storie di ragazze di periferia, 2014; “Ciciri”, racconti di terra di Sicilia, 2018; “Gramigna”, storie di gente di Sicilia, 2021. Ha pubblicato due romanzi (“Le Geolier” e “La tana del riccio”) , saggi critici e la raccolta poetica “Amo il chiaroscuro”, 2020.