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Ingessatura col cartone a Patti. Riceviamo

Tempo di lettura: 2 minuti

Replica una nota, pubblica sul nostro sito (https://www.radiortm.it/2024/08/04/il-gesso-di-cartone-allospedale-di-patti-riceviamo/ del dr. Giovanni Noto, presidente regionale della SIMEU, Società Italiana di Medicina di
Emergenza Urgenza, direttore del Pronto soccorso dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa, riguardo  all’ingessatura fatta col cartone all’ospedale di Patti, 

Carissimo Dottor Noto,

ho letto la Sua missiva inviata e, mi creda, per quanto abbia stima della Sua persona, non riesco davvero ad essere d’accordo con Lei. Capisco il sistema sanitario lacerato, sia quello italico che quello, in particolar modo, regionale. Capisco i turni massacranti a cui sono sottoposti medici ed infermieri. Capisco anche la delicatezza di un mestiere che comporta enormi sacrifici e grandi oneri. Ma la missiva che Lei ha spedito mi sa di resa incondizionata. Mi sa di ultima spiaggia, visto anche il periodo estivo, di mollare gli ormeggi senza neanche una alzata di spalle, un rigurgito di orgoglio che è tale di chi vuole cambiare le cose, nella Sanità come nella vita.
Le racconto un episodio che mi è successo più di dieci anni fa presso il Pronto Soccorso di Pozzallo. Erano le tre di notte quando una persona del palazzo dove abitavo comincia a sentirsi male. Vengo allertato dai vicini e subito metto a disposizione la mia automobile per andare al Pronto Soccorso di Pozzallo. La persona in questione soffriva di un problema di esofagite, e bastava un medicinale, di uso comune, per calmare gli spasmi fortissimi. Ebbene, proprio quella sera, quel “comune” medicinale era assente presso il Pronto Soccorso di Pozzallo. Non stiamo parlando di un medicinale costoso né di un medicinale introvabile. Fatto sta, però, che questa medicina era finita, da quanto riferito dal personale infermieristico, e da due settimane, nonostante le richieste all’Asp di Ragusa, il suddetto medicinale non era stato portato a Pozzallo.
Un rapido viaggio presso l’ospedale di Modica risolveva il problema del mio amico. Il giorno dopo, però, scrivo un articolo che “la Gazzetta del Sud”, il quotidiano per il quale collaboravo, pubblica, dove denunciavo la mancanza di quel medicinale e di altre medicine. Ho scritto questo articolo parlando in terza persona, lasciando intuire che non fossi presente, in quel frangente notturno, presso la struttura ospedaliera di Pozzallo. Più che altro, per tutelare la privacy anche della persona che portavo al Pronto Soccorso.
Ebbene, nel giro di poche ore dopo la pubblicazione dell’articolo, un solerte dirigente dell’Asp (credo fosse) ragusana mi telefona al cellulare, sbraitando e dicendo che noi giornalisti scrivevamo solo fandonie e “cazzate” (uso il francesismo che il dirigente usò a quei tempi). Inoltre, voleva denunciarmi perché avevo scritto sicuramente il falso di una storia che mi era stata raccontata con poca dovizia di particolari.
Vengo al dunque, dico al solerte dirigente che, non solo ho messo la firma su quel pezzo in maniera cosciente ma che ero stato io a subire le mancanze del Pronto Soccorso, che sapevo chi fosse il malato (un mio parente) e che, alle tre di notte, mi ero scomodato io per soccorrere la persona. Ascolto tre secondi di silenzio dall’altra parte della cornetta, con relativa seguente frase: “Sig. Castaldo, mi perdoni, non volevo parlare male di Lei, provvederò personalmente a rifornire il Pronto Soccorso di Pozzallo con ogni medicinale possibile”.
Il giorno dopo, per direttissima, il presidio di fronte alle case popolari fu “riempito all’inverosimile” di medicinali, siringhe, tamponi, cotone che alcuni infermieri, miei amici, mi telefonarono dicendo la testuale frase, ironizzando: “Speriamo che si ammalino più spesso i tuoi parenti se dobbiamo avere il Pronto Soccorso ripieno di medicinali”.
Morale della favola: se lasciamo che sia, se non denunciamo nelle sedi opportune, ci ritroveremo con altri gessi di cartone, con altri presidi senza medicinali, con altre postazioni lasciate nell’incuria. Faccio leva sul Suo coraggio (e su quello di altri primari che responsabilmente lavorano h24) e sulla Sua abnegazione per chiarire ogni aspetto oscuro su ogni possibile mancanza in ambito ospedaliero, ma non pianga miseria, La prego, sapendo che, siccome il sistema è marcio, vivo alla giornata sperando che le cose cambino. Faccia sentire la Sua voce, dott. Noto, faccia sentire le Sue proteste, non viva nel ricordo delle cose che possono essere fatte ma che farà sicuramente qualcun altro. Si incazzi dove si debba incazzare. Molti primari temono di alzare la voce solo perché temono di essere trasferiti, questa è anche la grande tragedia del sistema ospedaliero italico.
Anche per questo non sono d’accordo con Lei, pur rispettando il Suo pensiero.
Le auguro una buona giornata.
Calogero Castaldo

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© Riproduzione riservata

4 commenti su “Ingessatura col cartone a Patti. Riceviamo”

  1. il dott. Noto nella sua difesa a spada tratta dei medici, del personale e dei responsabili del Ps di Patti, avrebbe dovuto sottolineare e chiarire, o chiedersi, se costoro avessero mai chiesto, o si fossero mai accorti, come nel caso raccontato dal dott. Castaldo, dei dispositivi medici mancanti.

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  2. Io ho scritto che è un comunicato politico quello del dott. Noto perché al governo c’è il nemico da abbattere , se ci fosse stata la sinistra oppure I 5stelle al governo , questo nota non sarebbe mai partita .
    Gente che aspetta a malaiucata per fare qualche punto .

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  3. a Patti c’erano i presidi non monouso e le stecche e la dottoressa non li ha usati. Tutto questo clamore di lettere e controlettere per “nulla”. Siamo alla solita storia.. medici che non amano la professione e i pazienti! ..questo è.

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