
La generazione che vedeva il lavoro come l’unica cosa che conta, l’unico mezzo per affermare se stessi e per realizzarsi a livello personale sta cedendo il passo a chi pensa che nella vita c’è molto altro, e il lavoro è una parte non fondamentale.
Prima gli imprenditori potevano contare su persone che erano disposte a tutto pur di lavorare ciò ha determinato orari di lavoro disumani, compensi in nero, ecc. formando una generazione imprenditoriale abituata a scaricare sui collaboratori parte del rischio imprenditoriale. Le cose sono cambiate e a dircelo sono i risultati dell’ultima nota trimestrale sulle comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro in cui emerge il dato che sono state circa 1,66 milioni le dimissioni dal lavoro registrate nei primi nove mesi del 2022, in aumento del 22% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Tra le cause di cessazione dei rapporti di lavoro, le dimissioni costituiscono, dopo i contratti a termine, la quota più alta.
I volontari del gruppo Occupiamoci di…che tutti i mercoledì dalle 16 alle 18 presso il salone della chiesa di S. Luca a Modica, coadiuvati dal formatore, Filippo Corvo, danno la possibilità ai disoccupati di consultare le ultime offerte di lavoro, prima di procedere a fare o aggiornare i curriculum ascoltano chi è in cerca di occupazione e li sottopongono a compilare una scheda conoscitiva che contiene domande chiuse ed aperte per permettere ai volontari di fare un primo bilancio delle competenze.
Tra le domande ce n’è una che chiede ai disoccupati che ruolo riveste il lavoro nella propria vita, le alternative sono: 1) lo metto al primo posto; 2) è fondamentale per la mia indipendenza economica; 3) è l’unico modo per procacciarsi i soldi in modo onesto, altrimenti non mi interesserebbe; 4) è importante ma non determinante perché nella vita ci sono molte altre cose fondamentali.
Negli ultimi tempi l’alternativa più gettonata, indipendentemente dall’età del disoccupato è proprio l’ultima risposta, la cultura dominante sta cambiando, le persone non mettono più il lavoro al primissimo posto e soprattutto non sono più disposte a farsi prendere in giro da imprenditori incapaci o senza scrupoli.
E così la signora Sara I. prossima ai 60 anni ha spiegato a Pinuccia Garofalo, attivista del gruppo che non è più disposta a lavorare rinunciando a tanto e a portare a casa non solo pochi soldi ma umiliazioni pesanti, il tutto senza fare nessun progresso professionale, quello che aveva fatto a 20 anni ha continuato a farlo fino a qualche mese fa quando ha deciso di dimettersi perché il capo di turno le diceva di non avere tempo per istruirla e intanto per Sara I. il tempo è passato così ed è per questo che ha deciso di licenziarsi.
Stesso discorso per Martina D. di 21 anni che dopo un diploma all’alberghiero e diverse esperienze nella ristorazione ha deciso di dimettersi dall’ultimo impiego e di volgere lo sguardo altrove non più nelle cucine e a servire tra i tavoli, senza nessuna gratificazione.
Rosario F. ha raccontato a Franco Iabichino, altro attivista del gruppo, che si è dimesso dall’ultimo lavoro perché è arrivato ad un certo punto che, a forza di adattarsi e adeguarsi, ha perso la propria identità professionale, diventando uno come tanti, con il risultato che si soffre, si lavora male, non si cresce, non si ottengono risultati e non vale la pena continuare a lavorare.
Il tempo del lavoro è cambiato e la prossima generazione degli imprenditori deve essere in grado di motivare e far stare bene i propri dipendenti se non li vuole perdere definitivamente.
3 commenti su “Modica, Occupiamoci di… Quando il lavoratore sbatte la porta e se ne va”
Io mi chiedo: c’è gente come me disoccupata che non riesce a trovare un qualsiasi lavoro decente e lavoratori costretti a dimettersi per datori schiavisti.
Se ti ribelli ti urlano in faccia che il reddito di cittadinanza ha tolto la voglia di lavorare, se ti pieghi per 4 soldi ti schiavizzano ma insomma i politici italiani vogliono intervenire o fare come al solito che dopo l’insediamento non gliene frega più niente?
Ovviamente parlo di politici di sinistra, centro, destra e sottosopra.
Cari signori della politica fate…
Quale tutela si può cercare per i lavoratori, se il sindacato che ne aveva rappresentanza alla difesa è ammanicato in altri interessi? Anche lo statuto è diventata carta straccia e il primo maggio una presa per i fondelli. Le scelte dei giovani sono condizionate da diversi stili di vita, da diverso modo di concepire la realtà, da diversi approcci, da tutto quanto offre loro la famiglia, agiatezza e certezza. E tutto questo rende, però, precario e insicuro e allo stesso tempo crea forme di prevaricazioni che rasentano lo schiavismo.
In Italia c’è solo schiavitù!! I privilegiati sono solo i politici. I cittadini devono solo ubbidire, pagare per servizi inesistenti, truffati, multati, insultati, ecc. E magari incolpati da parte di qualcuno che scrive su questo blog.