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Sudan. 125 morti nel Darfur per dispute sulle proprietà terriere

Tempo di lettura: 2 minuti

di Giannino Ruzza

Quello che sta accadendo in queste settimane nel Darfur fa parte delle violenze che sta vivendo il Sudan, dopo il colpo di stato che ha deposto l’allora presidente Omar al-Bashir. Bilancio di scontri cruenti tra opposte fazioni sulla disputa delle proprietà terriere, avvenuti di continuo nelle ultime settimane. Contendenti pronti ad uccidere pur di difendere terre che credono essere di loro legittima proprietà. L’ultimo episodio di violenza è scoppiato, in questa regione dilaniata dalla guerra, dopo gli scontri tra le tribù arabe e africane a Kulbus, nel Darfur occidentale. Le milizie arabe avrebbero attaccato, saccheggiato e bruciato almeno 25 villaggi nell’area di Kulbus, mentre 50.000 persone sono state costrette a fuggire dalle loro case nel Darfur occidentale e nel vicino Darfur settentrionale, teatri degli scontri a fuoco. Secondo uno dei leader della tribù Qamar, Ibrahim Hashem, “Gli assassini sono sparsi ovunque nei villaggi della regione”. La situazione è tesa e fuori controllo dal momento che alcune persone sono scomparse dalla tribù di provenienza, mentre si spostavano la scorsa notte da un villaggio e l’altro” ha detto il leader della tribù Qamar. Violenze che arrivano in un momento in cui il Sudan rimane impantanato in una crisi economica e sociale molto profonda e pericolosa dopo il colpo di stato che ha ostacolato la transizione del Sudan verso la democrazia; rivolta che ha successivamente portato i militari al potere nell’aprile 2019. Nel 2003, il Darfur è stato teatro di un conflitto tra ribelli di una minoranza etnica e il governo a maggioranza araba di Omar al-Bashir, che ha causato la morte di ben 300.000 persone e costretto 2,5 milioni di persone a fuggire dalle proprie case, secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite.

 

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