
Gli infermieri eroi dimenticati, esaltati nell’immaginario collettivo e poi abbandonati. Occorre dunque cambiare il linguaggio utilizzato nella sanità e puntare a risolvere i veri problemi del settore. Se n’è discusso ieri a Ragusa in un corso promosso dal Nursind nell’ambito delle iniziative di formazione e confronto nella giornata internazionale dell’infermiere. Presenti tra gli altri il segretario territoriale del Nursind, Giuseppe Savasta e tra i relatori Osvaldo Barba, dirigente sindacale Nursind e autore di un volume che racconta storie e aneddoti dei professionisti durante la pandemia.
“Durante la pandemia – spiegano i relatori – in Italia e nel mondo la cornice retorica attiva è stata di certo quella della guerra, con tutto il suo valore simbolico ed emotivo. L’emergenza Covid-19 è quasi ovunque trattata con un linguaggio bellico: si parla di trincea negli ospedali, di un fronte, di economia di guerra. Ogni sera la Protezione civile dirama un bollettino con il numero dei morti e dei contagiati che aspettiamo col fiato sospeso. Scopo del corso – prosegue Savasta – è stato quello di proporre una “smilitarizzazione” del linguaggio sanitario basato su un’etica della comunicazione. Oggi l’uso della metafora bellica sta creando e alimentando odio e scontri, contribuendo purtroppo a camuffare la reale situazione che c’era e c’è negli ospedali, ovvero la carenza di un piano pandemico, la carenza di dispositivi di sicurezza e di posti letto. Da queste considerazioni il Nursind vuole ripartire per portare avanti le battaglie di sempre al fianco dei pazienti e degli operatori sanitari”.