
ll canale televisivo Señal 3 de La Victoria, dove Francisca Sandoval ha lavorato come reporter, ha confermato la sua morte, dopo essere stata colpita al capo da una pallottola mentre sta coprendo gli scontri avvenuti il Primo Maggio nel quartiere Meiggs, nella capitale Santiago del Cile. Trasferita al Public Assistance Emergency Hospital, in gravissime condizioni, è morta oggi, dopo 12 giorni di agonia. La giornalista aveva solo 30 anni e lascia una figlia in tenera età. Dopo aver ricevuto la triste notizia, diversi studenti delle scuole di giornalismo si sono radunati incontrandosi in Plaza Baquedano, popolarmente conosciuta come Plaza Dignidad dopo la rivolta sociale del 2019. Appresa la notizia della morte della sua reporter, Señal 3 de La Victoria ha organizzato una veglia funebre per ricordare la memoria della giornalista, chiedere giustizia, e portare conforto a familiari e amici. Il ministro dell’Interno, Izkia Siches, ha espresso il proprio rammarico per quanto accaduto, sottolineando che c’è bisogno di “maggiore ordine e controlli” a tutela dei media e giornalisti della carta stampata. Da parte sua, il neo eletto presidente cileno Gabriel Boric, ha inviato un messaggio di cordoglio alla famiglia e ai colleghi della redazione, riaffermando il suo impegno affinché venga fatta giustizia. “La violenza danneggia la democrazia e danneggia irreparabilmente le famiglie e la comunità. Un abbraccio sincero alla famiglia di Francisca Sandoval, vittima innocente di criminali. Non permetteremo che i colpevoli la facciano franca” ha sottolineato Boric. Notizie di assassinio di giornalisti passate quasi sotto silenzio, come tanti altri decessi avvenuti negli ultimi mesi in Messico e America Latina, che certamente non hanno fatto, e non stanno facendo il giro del mondo. Ogni riferimento è puramente casuale.