Il motivo scatenante? I furti di bestiame. Mentre il sindaco del comune di Jabal Moon, Yehia Ibrahim, ha confermato che altre 17 persone sono morte nel Darfur, nel Sudan occidentale, a causa degli scontri tribali scoppiati sabato scorso che ha portato a 35 il bilancio dei morti ammazzati. Almeno quattro villaggi nell’area del capoluogo di Saliaa, sono stati dati alle fiamme. Le autorità regionali hanno inviato rinforzi militari per cercare di porre fine alle violenze, che potrebbero riprendere, per lo spirito di vendetta tra le parti, ma soprattutto per la proliferazione delle armi in campo. La situazione pare stia attraversando un momento di calma apparente a Geneina, una zona situata a circa 75 km a nord della capitale del Darfur occidentale. Gli scontri armati coinvolgono le tribù arabe e la tribù Masiriya di origine africana; non sono altro che il prosieguo di azioni armate simili verificatesi alla fine del 2021 che ha fatto finire sottoterra 84 persone. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, la violenza ha causato oltre 11.000 sfollati dal giugno 2021 ad oggi. Come si ricorderà il Darfur è stato teatro di una sanguinosa guerra civile tra il 2003 e il 2008, che ha provocato oltre 300.000 morti e 1,8 milioni di sfollati a causa degli scontri interetnici.