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Fabbisogno abitativo, politiche urbanistiche e approvazione in consiglio comunale

Iurato: Questo non significa che a Ragusa le cose cambieranno subito, ma è un primo passo significativo"
Tempo di lettura: 2 minuti

L’approvazione dello studio del fabbisogno abitativo da parte del Consiglio comunale è sicuramente un fatto positivo. E non è un caso che anch’io, sebbene espressione dell’opposizione, abbia votato a favore. Bisogna, però, essere sinceri con la città. Questo non significa che a partire da domani non ci saranno nuove costruzioni. Infatti, l’atto approvato venerdì sera non fermerà le richieste presentate in passato dai costruttori e che hanno già firmato le convenzioni con il Comune e che, in pratica, sono state fatte salve. E non si tratta, è bene precisarlo, di una o due richieste. Di certo, per il futuro è un atto di notevole rilevanza. Ma passerà ancora qualche tempo prima che questo stesso possa pienamente esplicitare i propri effetti. Purtroppo, il nostro territorio urbano continuerà a cambiare volto”.

E’ quanto afferma il consigliere comunale di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, il quale si dice convinto che lo strumento principe per la pianificazione urbanistica debba essere il Prg e il Ppe per i centri storici. “Se, infatti – aggiunge – non si potranno più fabbricare nuove costruzioni, occorre dare la possibilità ai costruttori e ai cittadini di puntare sulla riqualificazione dell’esistente. Dobbiamo fornire a ciascuno di loro la possibilità di guardare al centro storico con un occhio particolare”. Iurato, poi, non può fare a meno di rilevare che “in questi tre anni l’Amministrazione comunale e l’Ufficio tecnico competente, dal punto di vista urbanistico, per alcuni aspetti, hanno operato in continuità con le scelte fatte dalle vecchie Amministrazioni; vedi alcune varianti/modifiche convenzioni che hanno interessato alcune cooperative edilizie, vedi altresì la questione di un anno e mezzo fa riguardo alle decine di strutture turistiche pronte ad essere insediate in terreno agricolo. Ben venga oggi, dunque, un ravvedimento sulla concezione del consumo del territorio, e sul nuovo studio del fabbisogno abitativo, sia da parte della politica sia da parte della struttura tecnica del Comune. È un fatto importantissimo aver trovato piena condivisione dell’atto da parte delle due realtà istituzionali”.

“Quello che mi lascia perplesso, però, in relazione allo studio del fabbisogno abitativo – aggiunge Iurato – ha a che vedere con le proiezioni demografiche. Si parte, infatti, dai 71.438 abitanti di quest’anno e si arriva ai 74.853 del 2041, con 3.415 unità in più. Stime, a
mio giudizio, abbastanza rosee considerata la riduzione del numero delle classi nella maggior parte degli istituti scolastici, sulla base di una tendenza al ribasso che va avanti da otto anni a questa parte”.

Iurato, poi, fa una riflessione di fondo sul territorio “che – spiega – è la parte più fragile di una comunità. Dipende dall’uso che se ne fa. Se trattato male, tutto ciò può incidere sia sulle famiglie benestanti quanto su quelle povere. Pensate, ad esempio, quanto un territorio deturpato possa essere compromesso sul piano turistico invece di dare risposte di ordine occupazionale, diventando fonte di lavoro e di sviluppo. Quindi, il discorso non è solo legato al costruire palazzine o meno. Significa anche comprendere in che modo utilizzare parti del territorio, dalla vocazione agricola a quella boschiva, da quella turistica a quella produttiva. Ecco perché, in questo contesto, il Prg diventa lo strumento d’eccellenza che rende forte, e non fragile, il territorio. In questi anni, però, a Ragusa si è andati avanti senza tenere conto del fabbisogno abitativo ma solo ed esclusivamente delle richieste che sono arrivate al Comune per costruire nuovi fabbricati. Insomma, si è preso in considerazione, legittimamente attraverso lo strumento delle varianti, un fabbisogno surreale che non è quello di cui Ragusa necessita”.

“Secondo me – continua – l’uso delle varianti al Prg dovrebbe rappresentare un fatto straordinario, da utilizzare o per correggere errori materiali nella redazione dello strumento urbanistico o per inserire opere pubbliche (interessi non di singoli privati) come scuole, strade, uffici pubblici, piazze, etc. non previste nei Prg. Purtroppo, nei decenni passati, non è stato così. L’uso delle varianti è stata una ordinaria regola che ha “raggirato” la lungimirante e rispettosa politica urbanistica che ogni Comune dovrebbe attuare. Molte cooperative edilizie hanno visto nascere i propri fabbricati in variante al Prg. Dal 2006, lo strumento urbanistico non ha mai affrontato la problematica dei Peep. Non si è fatto un buon uso delle varianti, insomma, in città come a Marina dove pure la costruzione degli alloggi ha seguito indicazioni oltre misura. Per questo, ho sempre richiesto che potessero essere attuate le analisi del fabbisogno abitativo e, se necessario, la predisposizione dei piani di zona per stabilire dove sarebbe stato meglio individuare le zone Peep. Lo studio che ora è arrivato in aula per essere approvato è nato grazie al dibattito sviluppato settimane addietro. Studio nato, in pratica, nel giro di un mese e che di fatto fornisce un’altra chiave di lettura alla delicata questione. Ora, il punto è passato favorevolmente in aula. E il futuro della nostra città potrà essere differente. Potremo contare su una città che programma con più attenzione il proprio aspetto urbanistico

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