
Si alza forte nella foresta pluviale dell’Amazzonia il grido d’aiuto degli indigeni Yanomami che si trovano in una situazione di vulnerabilità sanitaria, non ultimo per l’espandersi della pandemia anche nei loro territori. Un panorama desolante di abbandono, che il Ministero della salute brasiliano, intende risolvere con interventi urgenti, nonostante le difficoltà di raggiungere le tribù all’interno della giungla. Il procuratore della divisione territoriale dello stato del Roraima, nel nord del Brasile, ha affermato che se l’assistenza sanitaria di base venisse rafforzata, lo scenario potrebbe cambiare radicalmente per gli Yanomami nel giro di tre mesi. “In meno di due anni – ha aggiunto il funzionario – sono stati investiti più di 150 milioni di reais (poco più di 25 milioni di euro) per le tribù indigene Yanomami, sparpagliate nella riserva. Nonostante questo abbiamo notato un peggioramento degli indicatori sanitari nelle aree interessate: mortalità infantile, malnutrizione, malaria”. Il senatore Randolfe Rodrigues che difende le cause delle popolazioni indigene, di recente ha accusato il governo del presidente Jair Bolsonaro di essere responsabile dell’abbandono di queste popolazioni. Ha detto che denuncerà il presidente davanti alla Corte Suprema Federale, affinché adempia ai suoi doveri nei confronti degli indigeni Yanomami, ma anche davanti ai tribunali internazionali con l’accusa di genocidio. La denuncia del senatore è stata inoltrata dopo che una squadra di giornalisti del programma televisivo Globo Fantastico, riuscita ad addentrarsi nella riserva Yanomami, la più grande del Brasile, ha denunciato lo stato di abbandono della comunità indigena.