Confermata anche in secondo grado la sentenza di condanna a tre anni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici, risarcimento danni in favore delle parti civili nei confronti dell’ingegnere Guglielmo Spanò, ex dirigente del Comune di Scicli. La Corte d’appello di Catania ha mantenuto la condanna in primo grado su una vicenda che risaliva al 2009 quando la famiglia di un farmacista sciclitano, vicina di casa dell’ex capo dell’Ufficio Tecnico Comunale oggi in quescenza, ottenne la concessione edilizia per la casa a mare in una proprietà confinante con quella di Spanò e delle sue sorelle, seguita da una serie di “intrattenimenti poco giudiziosi” come li ha definiti la pubblica accusa col fine di trovare un’intesa sul progetto che prevedeva una balconata aggettante.
Una sorta di pressione psicologica che sarebbe sfociata nel consiglio diretto di Spanò ai vicini di casa, la famiglia di un noto farmacista sciclitano, pronunciato in tono «preciso, puntuale, freddo e scostante, non amichevole» di non costruire ma di vendere la proprietà alle sorelle. L’accusa aveva più volte rimarcato il valore evocativo che il ruolo di ingegnere capo del Comune poteva incutere nella controparte, un “consiglio” che avrebbe fatto leva sulla sua funzione.