“È una catastrofe, un territorio distrutto, un panorama spettrale. L’incendio a Calaforno oltre ai danni alle aziende, che sono enormi, ha prodotto un danno non quantificabile all’ambiente. Il micidiale mix fra temperature elevate per così tanto tempo, il vento e la mano criminale oltre le politiche inadeguate, stanno distruggendo il nostro futuro e il patrimonio boschivo della nostra provincia. Non bastano forestali, volontari e mezzi aerei, il governo deve inviare i nuclei investigativi dei carabinieri forestali. La situazione peggiora di anno in anno ( sono trascorsi appena 4 anni da quando è stata distrutta dal fuoco la pineta di Chiaramonte), sia per l’aumento delle temperature dovute ai cambiamenti climatici, sia per i troppi delinquenti che appiccano indisturbati il fuoco.
Come nel caso degli allevatori di Buccheri arrestati per aver appiccato il fuoco per avere più pascoli. Ci deve fare riflettere il fatto che da una parte vi è l’aumento di pastori e degli allevatori che vengono da altre province limitrofe che praticano l’allevamento allo stato brado principalmente nei territori di Monterosso e Giarratana e dall’altra l’aumento degli incendi negli stessi territori. Come ci deve fare riflettere il fatto che dove l’allevamento è stabulato o semi stabulato e dove c’è l’ossatura della zootecnia iblea non ci sono incendi o sono rari. Lo scorso novembre, quindi ampiamente in anticipo, Legambiente Sicilia ha presentato un primo documento contenente proposte, che ha inviato a tutte le istituzioni regionali, per adottare alcune misure urgenti, in risposta alle devastazioni di questi anni.
Ma nulla di tutto questo, che Legambiente Sicilia ritiene alla base della prevenzione degli incendi, è stato fatto. Ormai per quest’anno bisogna limitare i danni ma occorre pensare sin da ora al 2022. Ma ricostruire ciò che è stato distrutto è assolutamente insufficiente.
Con le temperature che aumenteranno e con le piogge che scarseggeranno a causa dei cambiamenti climatici occorre un grande investimento in opere di forestazione, anche urbana, spostando risorse da opere che consumano nuovo suolo come l’autostrada Modica-Gela e impattanti sull’ambiente. L’obiettivo minimo dovrà essere la piantumazione di 1.000.000 di piante in provincia di Ragusa entro il 2030. Nel frattempo si dovrà proteggere il patrimonio boschivo esistente con i seguenti interventi : rendere obbligatoria la redazione dei piani di gestione forestale sostenibile, sia come condizione per l’utilizzo della manodopera che per l’accesso ai fondi pubblici; introdurre il divieto tutto l’anno della bruciatura in pieno campo delle stoppie e della vegetazione naturale; estendere il divieto di pascolo per 10 anni su tutte le aree con vegetazione naturale e agraria percorse dal fuoco; disporre la decadenza per 10 anni da ogni beneficio finanziario per le aziende agricole, forestali e pastorali la cui superficie nell’anno è stata interessata dal fuoco per una percentuale superiore al 5% della superficie aziendale; nei comprensori a rilevanza turistica, la chiusura per 5 anni ad ogni attività di fruizione e del tempo libero delle aree percorse dal fuoco ricadenti all’interno di parchi, riserve naturali e demani forestali.
Come nel caso degli allevatori di Buccheri arrestati per aver appiccato il fuoco per avere più pascoli. Ci deve fare riflettere il fatto che da una parte vi è l’aumento di pastori e degli allevatori che vengono da altre province limitrofe che praticano l’allevamento allo stato brado principalmente nei territori di Monterosso e Giarratana e dall’altra l’aumento degli incendi negli stessi territori. Come ci deve fare riflettere il fatto che dove l’allevamento è stabulato o semi stabulato e dove c’è l’ossatura della zootecnia iblea non ci sono incendi o sono rari. Lo scorso novembre, quindi ampiamente in anticipo, Legambiente Sicilia ha presentato un primo documento contenente proposte, che ha inviato a tutte le istituzioni regionali, per adottare alcune misure urgenti, in risposta alle devastazioni di questi anni.
Ma nulla di tutto questo, che Legambiente Sicilia ritiene alla base della prevenzione degli incendi, è stato fatto. Ormai per quest’anno bisogna limitare i danni ma occorre pensare sin da ora al 2022. Ma ricostruire ciò che è stato distrutto è assolutamente insufficiente.
Con le temperature che aumenteranno e con le piogge che scarseggeranno a causa dei cambiamenti climatici occorre un grande investimento in opere di forestazione, anche urbana, spostando risorse da opere che consumano nuovo suolo come l’autostrada Modica-Gela e impattanti sull’ambiente. L’obiettivo minimo dovrà essere la piantumazione di 1.000.000 di piante in provincia di Ragusa entro il 2030. Nel frattempo si dovrà proteggere il patrimonio boschivo esistente con i seguenti interventi : rendere obbligatoria la redazione dei piani di gestione forestale sostenibile, sia come condizione per l’utilizzo della manodopera che per l’accesso ai fondi pubblici; introdurre il divieto tutto l’anno della bruciatura in pieno campo delle stoppie e della vegetazione naturale; estendere il divieto di pascolo per 10 anni su tutte le aree con vegetazione naturale e agraria percorse dal fuoco; disporre la decadenza per 10 anni da ogni beneficio finanziario per le aziende agricole, forestali e pastorali la cui superficie nell’anno è stata interessata dal fuoco per una percentuale superiore al 5% della superficie aziendale; nei comprensori a rilevanza turistica, la chiusura per 5 anni ad ogni attività di fruizione e del tempo libero delle aree percorse dal fuoco ricadenti all’interno di parchi, riserve naturali e demani forestali.
Circolo “Il Carrubo” di Legambiente- Ragusa
2 commenti su “La catastrofe di Calaforno. Riceviamo e pubblichiamo”
“disporre la decadenza per 10 anni da ogni beneficio finanziario per le aziende agricole, forestali e pastorali la cui superficie nell’anno è stata interessata dal fuoco per una percentuale superiore al 5% della superficie aziendale; nei comprensori a rilevanza turistica, la chiusura per 5 anni ad ogni attività di fruizione e del tempo libero delle aree percorse dal fuoco” Ma volete scherzare ? Così per colpa di un piromane scellerato o di un pecoraio inselvatichito finirebbero per pagare tutti, anche quelli che le aree le stanno curando e migliorando con beneficio per l’intera comunità. Secondo questa logica quella magnifica realizzazione che è il Bioparco di Calaforno dovrebbe scomparire ? Se poi l’obiettivo è quello di creare dei santuari vietati all’uomo beh, posso dire che non sono d’accordo ?
Pare che qualcuno prenda coscienza che gli incendi sono causati dalla mano dell’uomo allevatore abusivo non conosciuto alle asp con animali privi di documenti poi destinati alla macellazione clandestina. Ogni tanto ci può stare che ci sia l’azione di qualche squilibrato piromane.
Per gli allevamenti allo stato brado basta catturare giorno dopo giorno tutti gli animali privi di documenti e quindi non conosciuti dall’Asp sequestrandoli per poi, dopo i dovuti controlli, destinarli alla macellazione e darli in beneficenza.
Tutti i terreni, ogni anno ed entro una data precisa, devono essere messi in sicurezza con la realizzazione di tagliafuoco. Per i trasgressori sanzioni amministrative pesanti e non escluderei l’esproprio.
Se poi c’è qualcuno che con i rimboschimenti fa affari tutto diventa più realistico.