Personale di pittura di Valeria Terranova presso il Salone del Duomo di San Giorgio a Modica.
L’esposizione avrà luogo fini al 30 settembre, tutti i giorni dalle 9:30 alle 20:30.
L’inaugurazione avverrà il giorno 2 luglio alle 18. 30, alla presenza dell’assessore alla cultura Maria Monisteri e della presidentessa dell’Associazione “Madre Teresa’, Maria Zacco. L’evento vedrà la partecipazione della giovane cantante modicana mezzosoprano, Mattea Musso, protagonista nei più bei teatri di Buenos Aires.
La mostra segna una nuova tappa personale del percorso di Valeria Terranova, artista modicana nata a Comiso.
Il percorso espositivo si sviluppa in un fluido dialogo tra le opere storiche e più recenti in un connubio di espressioni che convivono e si intrecciano, valorizzando ed esaltando il fascinoso paesaggio ibleo.
È una mostra intessuta di memoria e di storia, che prende in considerazione le opere significative di ogni periodo fino alle ultime realizzazioni, restituendo immagini e forme di forte impatto emotivo.
Valeria Terranova si è laureata in Lettere Classiche a Torino, dedicandosi nel frattempo alle arti pittoriche e plastiche con passione. E’ figlia d’arte.
I CRITICI
Il ” fuorischema della pittura dialogante ”
Questa mia breve nota altro non vuole essere che un omaggio, estraneo a qualsiasi ipotesi di valutazione gerarchica, alla freschezza e all’istinto creativo di Valeria Terranova. Queste tempere della pittrice iblea, figlia di un artista di razza che ebbi modo di apprezzare tanti anni or sono, prima del mio trasferimento a Roma, sono tutte dedicate ad un territorio dell’anima. Ma proprio per la loro collocazione profondamente avvertita ci accorgiamo, di là del tema, che può ritenersi più o meno coinvolgente, che sono” nate dentro”. È privilegio essenziale in una stagione, che non accenna a cambiare, di fumose e asettiche sperimentazioni. Valeria Terranova, nei suoi paesaggi realizzati a tempera non grassa, e quindi vicini (specie quando prevale, come in Minuzzoli d’aria sull’acqua e altrove, una sorta di fraseggio musicale) alla complessa tecnica dell’acquarello, non cerca l’inedito ad ogni costo, rifiuta il combinatorio di cromia e di struttura pretestuosamente cifrato. Il buon senso, l’entusiasmo, la vocazione genetica le hanno permesso approdi confortanti; ed ecco, allora, una filologia espressiva, non programmata e tuttavia quasi totalmente valida, come se fosse maturata attraverso un responsabile processo di studi specifici, capace di diventare linguaggio. Il registro visivo della limpida artista, che sottolinea l’umanesimo della sua formazione classica, a mezz’aria tra il gruppo di Pont-Aven e il tuttoluce dei chiaristi lombardi, scavalca l’acquamorta della mimesi per farsi teneramente e appassionatamente canto memoriale.
Renato Civello
Nelle tempere di Valeria Terranova il paesaggio ibleo, tessuto dalla memoria e dalla storia, restituisce immagini e forme di forte impatto emotivo, poiché il dato realistico della Sicilia del mito e dell’oblio, è trasfigurato in una coinvolgente tensione interiore, che le dissolvenze cromatiche risolvono in scenari di incantata poesia. Così al degrado dei quotidiani scempi, all’abbandono di campagne generose d’erbe e di sole, alla solitudine di campagne e piazze s’oppone, ora allusivo ora impetuoso, il “paese” dell’anima, luminosa e irrinunciabile metafora della travolgente epifania dell’arte.
Grazia Dormiente
Il velo pittorico di Valeria Terranova
Quando l’anima nasconde inquietudini che premono alla ricerca di espressione visibile – per dirla con termini oramai largamente abusati- sono le marine, i templi barocchi, le scalinate, le campagne in magici ikebana, i quartieri di basole a trasparire– velando- ansia, trepidazione, ardore di vivere che proietti al di là della piatta rappresentazione chimerica quotidiana. Il pennello che- in questi casi – sa trasporre la magia transustanziale- Arianna semina un filo che è di salvataggio alla bieca contaminazione materica -dall’essere al comparire si fa traccia poetica e vettore di sentimenti al pari di nenia. Animare le cose sottraendole alla rude realtà – è questo il messaggio pittorico? -ci appare, allora come momento di grande valenza culturale che sottintende- ed è certo preludio -alla presenza ancora sfumata, di volti che iniziano – con tratti e colori che riecheggiano l’orientaleggiante Fiume- a delinearsi, comparendo da dietro le quinte per conquistare – in prepotente sordina- la ribalta delle tempere di Valeria Terranova, nuova, inquietante interprete della musicalità pittorica degli Iblei.
Giorgio Cavallo