
Ordine e caos convivono in un continuo divenire che prepara il passaggio da una fase alla successiva. Nel mezzo, un periodo di transizione che aiuta a capire la direzione del cambiamento. Evoluzione o regressione? La Chiesa sta vivendo la sua fase di transizione, iniziata nel 2013 con il pontificato di Bergoglio. Allora fu subito evidente che il Papa argentino si sarebbe impegnato a rompere con la tradizione e trasformare la Chiesa. Grandi aspettative nel mondo del laicismo e del progressismo di sinistra, che non aveva apprezzato la posizione definita conservatrice di Papa Ratzinger, neanche la Chiesa fosse un partito politico. Si voleva e si auspicava, anche tra gli innovatori del clero, una svolta che tenesse in considerazione le richieste e le esigenze della società. Il tratto famigliare di Papa Francesco e il suo amore per i poveri affascinarono credenti e politici di tutto il mondo, che lo citavano ogni qualvolta si rendeva necessaria una iniezione di popolarità. Persino Donald Trump, che voleva innalzare muri, fece visita al Papa che li voleva abbattere. Oggi però, la rivoluzione bergogliana annunciata e acclamata è a un punto morto, la Chiesa è senza voce, il clero allo sbando e i fedeli cattolici, che nel mondo sono numerosi benché in calo, disorientati e smarriti. Su Repubblica, Melloni parla di “tempesta imminente” per la Chiesa. Era tutto scritto.