Ricordati di santificare le feste è il terzo comandamento che mettiamo al centro della nostra riflessione sul Decalogo. Nella tradizione cristiana del popolo dei credenti , questo comando divino è stato esclusivamente identificato con il precetto, fatto proprio dalla Chiesa, di “andare a messa la domenica”. Questa lettura, superficiale e sbrigativa, ha determinato una visione precettistica del comandamento, al punto da sganciarlo dal suo contesto fondamentale che è “l’alleanza tra l’uomo e Dio”, la relazionalità tra il Creatore e la creatura, la comunione d’amore tra il Dio rivelatosi in Gesù e il cristiano.
Volendo brevemente focalizzare il senso e il significato di questo terzo comandamento, occorre necessariamente fare riferimento al shabbàth (sabato)ebraico, che ricordava l’ultimo giorno della creazione: “osserverete dunque il sabato, perché lo dovete ritenere santo…. Il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore”(Es 31,14-17). Per la comunità israelitica l’osservanza del sabato non era, però, un mero precetto da assolvere, ma costituiva un modo come rivivere e attualizzare la libertà che Dio aveva donato al suo popolo; in altri termini , osservare il sabato era la testimonianza del fatto che per l’israelita una società per essere veramente umana e giusta non doveva lasciarsi soggiogare dalla schiavitù economica e del lavoro, ma doveva dare spazio al “riposo sabatico” inteso come memoriale della liberazione e memoriale del “giorno” della creazione: salvezza e creazione diventano allora le motivazioni alla base dell’osservanza del comando divino.
Furono poi i primi cristiani a prolungare il culto del sabato alle prime ore del mattino successivo per testimoniare la risurrezione di Gesù , fino a quando poi con la diffusione del cristianesimo la sola domenica divenne il giorno di festa.
Il cristiano del nostro tempo ha bisogno sicuramente di recuperare le ragioni del suo “far festa la domenica”, poiché la cultura contemporanea tende sempre più a svuotare la domenica del suo significato religioso più autentico e a trasformarla in una fuga nel privato con tutte le sue manifestazioni connesse quali lo sport, la sagra, le gite, le attività ricreative etc.., tant’è che anche dal punto di vista linguistico il mondo mass-mediale ha creato modelli culturali secondo i quali si è passati dal “giorno del Signore” al “week-end, dal “primo giorno della settimana” al “fine settimana”. Chiaramente non si tratta di considerare queste attività ludiche cattive o illegittime in se stesse, tuttavia non si può nascondere che spesso rischiano di far perdere il vero senso della festa cristiana e di ridurre il “giorno del Signore” a semplice “giorno dell’uomo”.
Quale senso , allora, il cristiano di oggi è chiamato a dare al terzo comandamento? Sicuramente non un senso legato ad una “morale del dovere” , al mero precetto di andare a messa per mettersi la coscienza a posto, ma alla “morale dell’alleanza e dell’amore”. E’ solo all’interno di questo orizzonte comunionale, di relazione di amore tra Dio e il credente che è possibile comprendere i punti essenziali del significato della domenica, che possiamo riassumere nei seguenti.
La domenica è anzitutto il dies Domini, “il giorno fatto dal Signore” (Sl 117,24) e tutto è stato da Dio compiuto in questo giorno: l’inizio della creazione, la risurrezione del Figlio suo, l’effusione dello Spirito santo, per cui il credente gioisce e si rallegra. La domenica è ancora il dies ecclesiae, il giorno della Chiesa, nel quale l’assemblea dei cristiani, sacramento della presenza di Cristo nel mondo, esprime il suo essere più vero quando i “convenuti in unum “(cfr 1 Cor 11,20) si dimostrano capaci di accogliersi, di pregare lo stesso Signore, di farsi carico delle necessità dei più poveri, di mettere a servizio i propri ministeri..
Osservare dunque il terzo comandamento non è assolvere al semplice obbligo di partecipare ad rito, ma è come entrare in una scuola di vita per rafforzare la fede e per riacquistare la forza per conformarsi a Cristo e testimoniarlo nella vita quotidiana con atteggiamenti di fede, di speranza e di carità.
- 12 Novembre 2024 -
1 commento su “Credere nel nostro tempo/10 … di Domenico Pisana”
Poiché il secondo comandamento è stato del tutto cancellato, il quarto comandamento per i cristiani slitta e diventa il terzo, che nell’Esodo corrisponde al quarto e recita: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo il sabato è giorno di riposo consacrato al Signore Dio tuo”. Il cosiddetto Shabbat ebraico. Mentre il terzo, quello citato
nella Bibbia recita: “Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo, invano; perché il Signore non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano”
Ovviamente in virtù del secondo comandamento (eluso dai preti), tutti i comandamenti a cascata, saltano di un posto fino ad arrivare al nono e al decimo che viene sdoppiato in due per mantenere sempre il numero di dieci.
Oggi osservare questo comandamento ( Santificare le feste) per i cristiani viene abbastanza difficile, le distrazioni sono molte (come ricordato dal Prof. Pisana), certi impegni si rimandano alla domenica per motivi di lavoro, molti ormai lavorano anche la domenica, perchè obbligati, che prima era considerata veramente giorno di riposo e molti andavano a messa per rispettarne questo comandamento con o senza fede. Poi c’è anche da dire o da ridire sul “Santificare le feste”, la Bibbia dice il giorno di riposo, cioè il “settimo giorno” che corrisponde alla nostra domenica, (non il sabato) ma non parla di feste in generale. Le feste li volevano i pagani convertiti poi in cristiani. Infatti Dio parla di “giorno di riposo”, non di feste, quelle li ha inserite la chiesa per attirare appunto i pagani come detto in altre occasioni.
Gesù ha chiaramente detto che chiunque non avesse rispettato anche una sola virgola dei comandamenti sarebbe stato l’ultimo nel Regno dei Cieli. Questo cosa significa? Che noi cristiani non saremo mai parte integrante nel Regno dei Cieli? Atteso che usiamo la Bibbia come volano e il Vangelo come motore! Oppure il cristianesimo non può prescindere dal senso ebraico? O abbiamo un Paradiso tutto nostro, più moderno e tutti gli altri culti hanno il classico Paradiso?!!
Le mie sono delle osservazioni, anche dei disappunti, spero che qualcuno non mi prenda per l’anticristo!