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Il disagio nella cultura/II… di Ruben Ricca

Tempo di lettura: 4 minuti

 Roma si guarda meglio dalla Sicilia, il centro si guarda meglio dalla periferia, per la distanza di ció parlava Hegel (1)

Il bello si tiene a distanza, da ció la contemplazione. Il bello si contempla, non si consuma (2).

Il lettore si chiederà cosa  ha che vedere con la cultura e la risposta è:  cerco di spiegarmi la differenza tra Cultura e Intrattenimento o tra Cultura e Commercio sapendo che oggi l’intrattenimento  è un commercio (e una distrazione politica).

Al contrario, la Cultura definisce sempre l’identità di una società.

I governi che considerano solo l’utilità affondano(3).

La cultura è sempre stata messa in discussione, gli ormoni hanno sempre spinto la barbarie.

Basterebbe ricordare che durante l’Impero Romano gli attori non erano considerati cittadini di primo ordine (4).

E spesso si deve ricordare ai governanti che la gente ha bisogno della cultura come dell’aria per respirare. In realtà una città senza arte è una città triste e irrespirabile.

Garcia Lorca diceva che è imprudente vivere senza la follia della poesia e Gautier bramava contro i giornalisti che contestavano l’utilità della bellezza(5).

Che differenza fa la cultura dell’intrattenimento o dell’ozio?

La prima cosa che avvertiamo è che la cultura educa e l’intrattenimento no. Nessuno ricorda una partita di calcio dello scorso anno ma dobbiamo ammettere che Pitagora ci ha insegnato qualcosa(6).

La cultura ci arricchisce, il tempo libero ci fa solo passare il  tempo (7).

Una genera pensiero critico, l’altra assenza  di pensiero.

Perché i politici non si occupano della cultura?

Azzardo una conclusione col rischio di sbagliare.

Non sanno di cosa si tratta. Non sanno cosa sia la cultura. E sospettano anche che possa essere pericolosa.

Queste conclusioni possono essere applicate in quasi tutto il mondo, con lodevoli eccezioni(8).

(Povera e nuda vai, oh filosofía! Dice la folla, attenta al vile affare! Urlava Petrarca)

La cultura è un problema che i politici non sanno come risolvere (o cosa fare con esso). È sempre una pietra nella scarpa. Credono che non prestando attenzione sparirà. Ma OH Disgrazia! La cultura rimane perché è il cemento con cui la società è coesa.

Immaginate cosa faremmo senza le opere di Tacito, Seneca o Aulo Gellio! Perché è attraverso la loro lettura che conosciamo i greci o l’Impero Romano. L’atto di leggere è già un fatto rivoluzionario come anche i Vangeli trasmessi prima in forma orale e poi attraverso la scrittura(9).

È la cultura, quel sapere disinteressato, che ha insegnato agli architetti l’utilità dell’arco arabo, fondamentale per la costruzione delle cattedrali.

Ma è anche cultura il popolare, quelli che non leggono poesia e non conoscono Bukowski, quelli che lavorano la terra con le mani, quelli della cattiva ortografia e feste patronali, perché la lingua la fa il popolo e i grandi scrittori. Quelli che non sono studio si ma sanno misurare il tempo delle albe.

Quello che sto cercando di dire è che una società non può essere sostenuta solo dalla bellezza e dal tempo libero.

La tecnologia ci ha fatto vivere meglio, ma vivere meglio non significa essere migliori.

Indietreggiamo a passi da gigante (ha detto qualcuno) (10)

Due passaggi di Dostoievski saranno sufficienti per farci capire (oh! Tu che mi leggi!) che senza la cultura non abbiamo la minima possibilità di futuro (11)

“Nel nostro mondo possiamo amare solo soffrendo; non sappiamo amare in altro modo e non c’è altro tipo di amore”

“L’uomo può vivere senza scienza, può vivere senza pane, però senza bellezza non potrebbe continuare a vivere perché non ci sarebbe altro da fare nel mondo”

Ciò che precede è prefazione

RubenRicca

(regista e autore)

“Ilsuono e la furia” (capitolo 2)

https://www.youtube.com/watch?v=p-kOmqwA42A

 

  • Hegel e Kant hanno definito la bellezza in modo diverso anche se possono essere completati, lo spiego così: Il bello invita alla lentezza. Il piacere estetico sospende il desiderio. L’assenza di desiderio ferma il tempo.
  • Esistono numerosi studi e saggi che sviluppano le nozioni di consumo. Nei videogiochi, ad esempio, vengono studiate le risposte neurologiche del giocatore agli stimoli prodotti dal gioco. Non solo il giocatore consuma, ma anche il videogioco consuma il giocatore. Ecco perché la dipendenza.
  • George Bataille, “La parte maledetta”
  • L’attore era privo di diritti civili e giuridicamente limitato. La parola Histrion è di origine etrusca e i Romani la usavano in modo dispregiativo poiché si riferivano ad un gruppo marginale e mal considerato. Il pubblico a volte generava tumulti ed era solitamente rude. A volte gli attori che non piacevano erano presi dalla scena e perfino picchiati. Tacito racconta che durante il mandato di Tiberio sono state promulgate molte leggi per gli attori. A Roma, lo storico Salustio diceva che durante le feste chi incontrava un attore per strada poteva ucciderlo impunemente. Svetonio racconta quanto accaduto durante una rappresentazione dell’Atelana (una farsa popolare satirica) Un attore criticò duramente Caligola. Più tardi l’imperatore lo fece bruciare vivo nell’anfiteatro. Aggiungo, per l’interesse del lettore, che Nerone amava il teatro e suonava la cetra e faceva da mimo; Poppea, sua moglie, suonava la lira.
  • “Nulla di ciò che è bello è indispensabile alla vita. Ma, chi vorrebbe che non ci fossero più fiori? È davvero bello quello che non serve a niente. Tutto ciò che è utile è brutto perché è l’espressione di qualche necessità e i bisogni dell’uomo sono orrendi e spiacevoli come la sua povera e malaticcia natura. L’angolo più utile di una casa sono le latrine”1836 Theophpile Gautier “Mademoiselle de Maupin” (pag. 29)
  • Paradossalmente Pitagora non ha lasciato una sola linea scritta, tutto il suo sapere era di trasmissione orale.
  • È curiosa la locuzione “passare il tempo” come se così evitassimo di annoiarci.
  • La Francia è un’eccezione meravigliosa perché la cultura nel paese gallo è sacra. Il suo budget per il cinema è il più alto del mondo. Invece negli Stati Uniti non c’è nemmeno un ministero.
  • Si domandato a Jose Saramago se credeva che i libri cartacei potessero scomparire quando sarebbero stati sostituiti da schermi digitali. Saramago rispose “Non si può piangere su uno schermo” e anche Hermann Hesse “Ogni libro che leggiamo fa oscillare la nostra bussola interiore, ogni spirito estraneo ci mostra da quali punti così diversi può contemplare il mondo” Scritti su letteratura, 1921.

10) Deve essere stato meraviglioso quel periodo tra le guerre. De Saint-Exupéry, del conte Almasy, di Scott Fitzgerald, di Signoret. Quel tempo (e un po’ prima ancora) dove c’erano così tante cose da scoprire, tanta innocenza! Ora, invece, siamo vecchi, abbiamo perso ogni curiosità e ci aspettano solo la noia e la notte.

11) ”Le riduzioni nel budget delle arti e delle scienze sono doppiamente perverse. Sono insignificanti dal punto di vista finanziario e dannose da tutti gli altri punti di vista. Si è voluto risparmiare qualche soldo e si risparmierà la gloria. Illumineranno le città ma si farà notte nelle menti “Víctor Hugo, Parigi1848, discorso all’Assemblea nazionale.

 

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© Riproduzione riservata

1 commento su “Il disagio nella cultura/II… di Ruben Ricca”

  1. Tonino Spinello

    “Il titolo di studio non è sinonimo di cultura. La cultura non è sinonimo d’intelligenza. L’intelligenza coincide spesso con l’apertura mentale, con il riuscire a vedere le cose anche da un’altra prospettiva. Solo le persone con questa capacità potranno riuscire a risolvere i problemi del mondo.”
    (frase tratta dal libro dell’autore “Il lato oscuro della luna”)
    Stefano Nasetti

    “Cultura significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità. L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla.”
    Parole di Sandro Pertini durante un’intervista di Oriana Fallaci

    “Con la cultura si impara a vivere insieme; si impara soprattutto che non siamo soli al mondo, che esistono altri popoli e altre tradizioni, altri modi di vivere che sono altrettanto validi dei nostri.”
    Tahar ben Jelloun

    La politica non si curerà mai di salvaguardare la cultura, per il semplice fatto che ne ha paura!
    E sono due i motivi per avere paura:
    * Perché non sanno cosa sia e quindi non la capisce, e quando qualcosa non si capisce, si ha paura!
    * Perché teme il risveglio dal torpore delle persone e quindi la perdita della Sacralità che credono di avere e possedere!
    Tonino Spinello

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