
Si è dimostrato un vero disastro in Nigeria il settore energetico post privatizzazione. Folle inferocite sfilano in corteo nelle piazze del paese al grido: niente lavoro, niente industrie, niente elettricità. Provvedete presto a ridarci queste tre cose. A metà degli anni ’80, la maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana ha apportato modifiche strutturali alle proprie economie in cambio di ingenti finanziamenti della Banca mondiale che hanno incoraggiato politiche di privatizzazione, deregolamentazione e commercializzazione. La prospettiva era che il mercato avrebbe allocato risorse in modo più efficiente, incoraggiando l’espansione del settore privato, fornendo infrastrutture e servizi pubblici più efficienti per attrarre nuovi investimenti. Purtroppo, tutto ciò non è accaduto. Qualche successo è stato ottenuto solo dalle piccole e medie imprese che producono beni e servizi nei settori commerciali. Ma i grandi servizi e le imprese infrastrutturali nei settori chiave: ferroviario, energetico e i grandi produttori di risorse naturali, sono e restano tuttora in Nigeria situazioni molto difficili da far ripartire. Sebbene il paese abbia una capacità di 12.522 Mw, è in grado di generarne poco meno di un terzo (4.000 Mw) insufficienti per una popolazione di 200 milioni di abitanti. La leadership dell’Assemblea nazionale, ha avanzato l’idea che il governo dovrebbe riprendersi le aziende elettriche e gestirle o privatizzarle a nuovi acquirenti, ritirando le licenze degli attuali operatori stranieri, dimostratisi in gran parte operazioni fallimentari. Al momento però in Nigeria non ci sono leggi che supportano queste possibilità di ritiro delle concessioni. Le maggiori società elettriche, in mancanza di finanziamenti adeguati, stanno cercando di ripagare i loro debiti alle banche, piuttosto che investire per rivitalizzare le infrastrutture. A queste problematiche si sommano le azioni dei criminali che spesso vandalizzano i gasdotti che alimentano le centrali elettriche, molte delle quali vetuste, ai quali si aggiungono furti di corrente e misurazioni non veritiere delle letture da parte dei clienti. Tra l’altro se il settore dovesse essere nuovamente privatizzato, non vi è alcuna garanzia che i problemi politici, economici e sociali che si sono verificati durante i primi tentativi, non possano ripetersi tali e quali anche in futuro. Questi includono corruzione, vendite surrettizie, mancanza di consultazioni con le parti interessate, commissioni e addebiti camuffati, sottovalutazione, estensione dei termini di pagamento e cambiamenti improvvisi delle tariffe degli offerenti. Il Governo di Okechukwu Marcellus Ikeanyibe ha le casse vuote; deve necessariamente mettere un freno e gestire adeguatamente gli atti vandalici, fornendo un contesto normativo che dia fiducia e garanzie a lungo termine a cittadini, clienti e investitori. Viceversa nel tempo rischia l’insurrezione del popolo.
1 commento su “Nigeria: casse vuote e privatizzazioni fallimentari”
Questo è quello che succede quando le cose di prima necessità si privatizzano. Privatizzare (a privati) vuol dire che dietro ci sono sempre Banche e Multinazionali e questi non sono buoni samaritani, questi signori sono peggio dei dittatori, ma siccome i loro genocidi li fanno senza uccisioni di massa, allora sono sempre rispettati e venerati oltre che temuti. I loro olocausti li fingono dicendo che sono investimenti e profitti quindi nessuno li può biasimare! Questa è la globalizzazione! In Africa hanno terreno fertile, possono mettere in ginocchio governi e popolazioni tanto che a nessuno anche al carrozzone ONU interessa qualcosa, perché anche loro sono proprietà di Banche e Multinazionali, d’altronde se esistono è grazie a loro. Poi se scoppiano rivolte o guerre anche civili, poco importa, sono pronti a finanziarli con armi e quant’altro. Da noi invece come funziona? La tanto amata Europa da cosa è fondata? Alta finanza e Banche, se qualcuno o qualche Stato osa ostacolarne o peggio osteggiarne il percorso, viene eliminato economicamente, e volente o nolente devi soccombere se non vuoi morire! La Grecia ne sa qualcosa e l’Italia è tenuta in ostaggio. Oggi l’arma si chiama Spread, e questo immaginario o virtuale giocattolo lo fanno funzionare cosi bene che tutti ne hanno paura. Gli speculatori, che poi sono proprio loro, (le banche) con tutti i loro giochetti finanziari contorti, mettono un governo, sotto scacco, e se cerchi di difenderti l’opinione pubblica artatamente plagiata non te lo permette e quindi non ti resta che chinare il capo all’Euro e a chi lo governa! Questa è la globalizzazione, questo è il modo di pensare in grande! Ma tutti siamo felici di far parte dell’Europa! Tutti viviamo nel torpore e a tutti non interessa guardare nel torbido! Fino a quando?