La notte tra il 22 e il 23 gennaio di quattro anni fa, era il 2017, dopo copiose piogge, una valanga di acqua si abbatteva al Quartiere Molinelli, tra la Via Fontana e Via Nuova Macello a Modica.
Diversamente di altri posti più a valle, dove l’acqua, scorrendo violentemente trascinava con se quanto le si presentava davanti, al Quartiere Molinelli formava un enorme stagnone con una colonna di acqua alta circa quattro metri dal livello del pavimento dell’alveo coperto.
Tanti i danni, numerose le vetture distrutte ed i cantinati ( per fortuna erano cantinati e non unità abitative) allagati. Officine, garages, depositi di attrezzi e materiali, nonchè depositi di supermercati, hanno subito danni ingenti. In questo dramma si è stati fortunati, per puro caso, non ci siano state vittime.
Per diversi giorni si è spalato fango e buttate via tante cose di valore, ma, non più utilizzabili.
Difficile spiegare lo sgomento e la paura vissuta in quelle ore. La macchina della Protezione Civile si mise subito in moto in tutte le sue sfaccettature, cercando di ripristinare quanto prima una parvenza di normalità .
Nei giorni a seguire, mentre quelli che avevano subito i danni continuavano a leccarsi le ferite, l’Amministrazione Comunale provvedeva con opere di primo intervento, cercando di arginare a monte, realizzando delle gabbionate provvisorie, nel punto in cui la “cina” ha avuto libero accesso allo straripamento. “Praticamente – spiega il rappresentante del Comitato di Quartiere, Francesco Galazzo – nel punto esatto dove la copertura dell’alveo si tronca nettamente. Ebbene, se in quel punto sin da prima si fosse realizzata un’ala di raccordo tra la copertura e l’argine dell’alveo scoperto, tutto ciò non sarebbe accaduto.
Non si tratta di valutare col senno del poi, ma di riflettere su cose così logiche, per cui sembra strano non averlo fatto preventivamente piuttosto che averlo fatto dopo”.
Sin da allora si ricominciò a parlare di messa in sicurezza dell’alveo, di progetti presentati alla Regione per finanziare l’opera, di progetti della Protezione Civile Regionale pronta ad intervenire, fino all’approvazione del piano triennale delle opere pubbliche 2020/2022 approvato il 21 gennaio 2020, che prevedeva tra le altre cose la messa in sicurezza dell’alveo e la relativa copertura.
“Sono passati quattro anni e gli abitanti del luogo ogni volta che piove, vivono momenti di apprensione e di paura. Addirittura preferiscono non parcheggiare le auto nei box per paura dal rischio di allagamento. Non si può continuare a vivere così. E’ stato chiesto, attraverso il Comitato di Quartiere, più volte a che punto sta il progetto di completamento di copertura dell’alveo. Nessuna risposta. Mancano pochi metri di copertura per unire la strada alla Via Fontana. Sarebbe un toccasana.
Principalmente si eviterebbe la possibilità di esondazione dell’alveo, inoltre si completerebbe un’opera che lasciata incompleta rappresenta un rischio per l’incolumità pubblica ed uno schiaffo morale per i soldi sperperati nella realizzazione di un’opera mai finita, quindi inutile.
Anni fa, l’Amministrazione dell’epoca era stata vicina alla soluzione del problema. Un’impresa, la Edilzeta s.r.l. , aveva vinto un bando regionale che nel 2010 prevedeva un Piano integrato per il recupero e la riqualificazione dei Quartieri. Un finanziamento a fondo perduto di circa 10 milioni di euro. Il progetto prevedeva anche la realizzazione di alcune palazzine ( tre piani fuori il livello della copertura, cioè la metà del palazzo Diraimondo ) da affittare a canone sostenibile per 25 anni, comprendeva anche il completamento della copertura dell’alveo, quindi la continuazione del Viale Quasimodo fino a raccordarsi con Via Fontana, nei pressi dell’ex foro boario. Gli abitanti del luogo protestarono per queste ulteriori costruzioni , che dovevano nascere in un orto dove era legittimo costruire secondo il piano regolatore”.
Gli abitanti di Via Fontana ed altri gruppi della Città non furono d’accordo, così dopo tante polemiche e proteste non si fece nulla. “Forse – aggiunge Galazzo – quella fu una scelta non ponderata bene. Prima perchè non sarebbe successa quell’ inondazione, poi sarebbe stata un’occasione per completare la copertura dell’alveo, quindi si sarebbe data la possibilità a quanti del luogo non si vogliono allontanare andando alla Sorda, di poter continuare ad abitare nel Quartiere. Sarebbe stato anche un modo per ripopolare la zona evitando la continua transumanza verso la Sorda. Infine si avrebbe la possibilità di avere più parcheggi oltre che migliorare il traffico verso la Mista, e, dulcis in fundo, si cancellerebbe quella vergogna rappresentata da quel cancello, che sembra il muro di Berlino, che tronca di netto il Viale Quasimodo. Chissà se oggi quel progetto, magari reso più accettabile, sarebbe stato condiviso.
Ad ogni modo gli abitanti della Vignazza in generale e quelli dei Molinelli in particolare, chiedono a chi dispone della salvaguardia e sicurezza dei cittadini, qual è lo stato dell’arte per la messa in sicurezza dell’alveo di Pozzo dei Pruni e a che punto sta il programma di completamento della copertura dell’alveo.
- 24 Gennaio 2025 -
9 commenti su “Modica, 4 anni fa l’alluvione che devastò il Quartiere Molinelli”
Che fine hanno fatto gli esposti per alterazione dello stato dei luoghi?
Il nubifragio causò ingenti danni per una serie di concause con origine antropiche certe e palesi .
Guarda causa la ditta summenzionata , aveva precedentemente ,restrinto la sezione dell’alveo a pochi metri , quando prima era di circa 20 metri .
Secondariamente una ditta di Ct , per effettuare saggi sulla golena destra “sbraco” il muro di contenimento dell’alveo per accedere ai luoghi .
E dopo aver eseguito i carotaggi nell’area di golena, andò via .
La Edil Zeta non ripristino lo stato dei luoghi , e l”UTC non vigilo , e non intervenne nell’intimare la ditta al rifacimento del muro-sponda .
Il nubifragio causò una frana di materiale incoerenti del frantoio ubicato in alto in zona Catanzaro .La frana scivolò lungo il canale sulla S.Marco Mista, fino all’ alveo Pozzo dei Pruni .
La frana si parò a diga all’imboccatura dell’alveo coperto , facendo innalzare il livello dell’acqua.
La concomitanza del “varco” lasciato aperto sulla sponda dx consentì il tracimare del torrente nell’area di golena
Allorché la pressione fece saltare il tappo-diga , l’acqua ritorno a scorrere normalmente nell alveo ..
Alla luce di quanto è accaduto i danni sono da imputare alla ditta Edil Zeta ( prima perché ristretto l’alveo e poi per non aver rieretto il muro di invaso-sponda di dx ) , al frantoio sulla S.Marco Mista ed all’ UTC per non aver sorvegliato i luoghi .
Di quanto esposto me ne assumo piena responsabilità.
E sono pronto a dimostrare quanto esposto nelle sedi opportune .
@ Sig.Galazzo :
E vietato costruire o modificare i luoghi di golena dei corsi d’acqua .
L’aver incanalato ed intubato il Pozzo dei Pruni , spostando l’alveo nell’area di golena a sx , ha lasciato spazio per edificare palazzi sulla golena di dx .
RIPETO : È vietato edificare o modificare gli alvei dei corsi d’acqua ( aree di golena compresi ).
.Trattasi di reati senza prescrizioni …
Mi risulta che sono stati presentati esposti in Procura , e se non risultano aperte indagini., si configurano abusi di omissioni..
@ Sig. Galazzo :
Dopo aver visionato i saggi di scavo , ed aver “letto” i carotaggi posso dirle che edificare negli orti , vicino al serbatoio sarebbe costato un patrimonio .
Operativamente si sarebbe dovuto “palificare” tutta la superficie dell’area da eleggere.
Dai carotaggi emerge un substrato alloctono incoerente , con presenza di roccia madre oltre i 10 mt di profondità ( in vari punti ben oltre i 25 mt ) .
Quando vuole posso mostrarle la mole di dati raccolta .
Ma le ripeto , È VIETATO SOSTARE OD EDIFICARE NEGLI ALVEI .
La procura dovrebbe attivarsi subito o contro A.G. oppure contro chi tutti i danni ha provocato.
Viene da pensare che potrebbe attivarsi contro se stessa. Bellissimo.
@ Italiano stanco :
Purtroppo le Istituzioni sono LATITANTI , ed il fatto di aver accorpato il Tribunale di Modica a quello di Ragusa è servito a qualcosa ( o ad alcuno ) .
Non credo che ci siano indagini in corso , e se ci sono state saranno bell’ e archiviate .
Men che meno si aprirà un fascicolo ad un magistrato che ha ritenuto la probabile insussistenza di un reato .
Certo potrebbero querelarmi od aprire d’ufficio un fascicolo . . . ma poi dovrebbero giocoforza trovare il modo di “silenziarmi”. . .
Intanto hanno preso in giro le vittime dell’alluvione , che sarebbero state risarcite in tempo breve .
Poveri illusi . . . raggirati dagli illusionisti patentati .
“Curnuti e mazziati “…
Anche questa è Modica ! !
PER VOLERE DEI MODICANI . .
Il sindaco in questo drammatico contesto , ha avuto una duplice posizione “bifronte ” .
Così come la Edil Zeta . .
Non parliamo delle Istituzioni assenti ! ! Non a caso . . .
L’articolo è fuorviante, sembra sostenere che la soluzione sarebbe venuta dalla costruzione di ulteriori palazzine nell’alveo che si è allagato allungando il serpentone all’infinito. A suo tempo l’associazione Dialogo promosse 2 convegni sul tema che si potrebbero riproporre, perché cercare soluzioni estemporanee senza aver capito bene quali sono stati i meccanismi del disastro è pericolosissimo. Nessuno vuole fare lezioni ma dall’ esame delle opere (poche) seguite all’alluvione, più dannose che altro, mi accorgo che pochi hanno seguito quei convegni. Pare che oggi disponiamo dei fondi necessari ma prima di lanciare progetti avventati parliamone perché Modica è seduta su una bomba ad orologeria e non mi piace per niente..