Con l’emergenza Covid nel 2020 si è accentuato il problema occupazionale in Italia, specie nel meridione in cui si continuano a registrare grosse criticità sul fronte dei giovani “Neet” (chi non cerca un impiego, non frequenta una scuola o un corso di aggiornamento professionale), del gender gap (disuguaglianza tra uomini e donne nell’accesso al mercato del lavoro e alla retribuzione) e del rapporto tra tasso di occupazione e ore lavorate.
Il formatore, Filippo Corvo che da circa 8 anni, coordina il gruppo di volontari Occupiamoci di… formato da ragazzi tutti diplomati e laureati, che dopo diversi corsi di formazione hanno deciso di dare una mano ai tanti disoccupati presenti nel nostro territorio per trovare lavoro, dall’inizio di marzo hanno dovuto rinunciare ad organizzare in presenza le assemblee mensili tra disoccupati e professionisti del lavoro (imprenditori, rappresentanti di enti istituzionali, liberi professionisti, ecc…) per facilitare l’incontro tra domanda e offerta, nonché gli incontri settimanali per dare informazione sulle ultime offerte di lavoro e preparare dei curriculum ad hoc, tuttavia hanno continuato in modalità online a dare supporto alla numerosa platea di persone in cerca di occupazione.
Nel nostro territorio così come nella maggior parte del meridione, il settore che ha subito maggiori perdite occupazionali è stato il terziario (lavoro domestico, commercio, alloggio e ristorazione, attività professionali), che necessita della presenza fisica del cliente/utente, quelli che sono riusciti a poter lavorare l’hanno fatto in nero.
Gli attivisti del gruppo, Antonio Puma, Katia Fidone e Giuseppina Di Martino, hanno tracciato l’identikit dei lavoratori in nero che per lo Stato risultano disoccupati: si tratta tendenzialmente di maschi, in età centrale e capifamiglia, in molti casi sono i soli occupati in famiglia, ciò spiega la maggiore gravità sociale del fenomeno al Sud.
I tentativi del Governo in sussidi per i disoccupati, quali il Reddito di Cittadinanza continua a creare situazioni anomale, infatti molte persone, al posto di impegnarsi in lavori di pubblica utilità, alimentano la manovalanza del lavoro nero. Per questo ci si augura che per il prossimo anno le misure previste dal Governo siano più incisive, ma nello stesso tempo appoggiate da maggiori controlli