
Chinese Melodies
Con il virus che si è rimesso in movimento, complici gli assembramenti, le discoteche, la vivacità e l’animazione della vita notturna ( traduzione di movida, parola che mi sta sulle scatole), i raduni politici, gli aeroporti, le stazioni dei treni e i treni, le stazioni delle metropolitane e le metropolitane, i ristoranti, le pizzerie, i bar, i supermercati, i negozi sotto casa, gli uffici postali, le fiorerie, le edicole, le librerie, i mercati centrali e rionali, le chiese le sinagoghe i templi buddisti e le moschee, le scuole no, almeno quelle italiane chiuse da marzo, i resort, gli hotel da quelli a 6 stelle a 1 stella, le pensioncine, le piscine, le palestre, le gelaterie, le pasticcerie, le panetterie, le pescherie, le macellerie, le aziende agricole e tutte le aziende in generale, i parchi e i parchetti, le piazze i viali le strade i vicoli, anche quelli ciechi, i cinema i teatri e vattelapesca cosa altro, tra esperti e meno esperti, politici che puntano sul senso di responsabilità e politici che puntano sulla paura, che alla fine è la stessa cosa perché la paura rende responsabili tutti tranne gli imbecilli, è un ininterrotto fiume di parole che beato chi ci capisce. Ma c’è qualcosa da capire se non che, molto semplicemente, dobbiamo imparare a convivere con il virus? Ognuno impari come gli pare, evitando però di sputacchiare in faccia agli altri il Covid che ha in sé e non lo sa. E accidenti, basta con la storia della democrazia a tutti i costi, intesa come ciascuno vuole intenderla. Un po’ di sano confucianesimo, che significa autodisciplina e rinuncia ai propri egoismi, ci solleverebbe dallo stato brado in cui sguazziamo beati. Le regole servono a vivere meglio.