
Marito e moglie vivevano in una masseria nelle zone rurali di Modica. Era pieno inverno quando, come ben sappiamo, alle cinque del pomeriggio è già buio.
Chi ha conoscenza del mondo agricolo e di allevamento, sa benissimo che le vacche si mungono due volte al giorno, alle cinque della mattina e prima ‘ro scurari, cioè intorno alle cinque della sera.
Pippinu ogni sera appena finiva di mungere il bestiame con tutto il freddo che aveva addosso voleva riscaldarsi. Da buon “massaru” sapeva che le vacche lo avrebbero potuto scaldare, ma aveva una moglie e pertanto ogni sera appena finiva di mungere andava da ‘Nzula a massara: “Nzulidda, ghioia mia, sugnu affriddatu, vieni cca, faciemu ‘nzighiti-‘nzighiti, ancravaccamu l’anchi accussì mi cauriu”.
Tutto questo avveniva ogni sera ma Nzula non lo assecondava mai, la prima, la seconda, la terza volta. A Pippinu sorse il dubbio: “Zonna, vuoi virri ca ‘Nzula nun funziona”?
Ci pensò insistentemente e la sera successiva, dopo aver munto le vacche, tornò a casa, si lavò e, quindi, disse a ‘Nzula: “Sto uscendo”.
Pippinu era incazzato nero e aveva bisogno di sfogo, prese la macchina e calau Iusu(scese a Modica Bassa). Arrivato in Piazza Corrado Rizzone, si girò e vide una ragazza che “facìa veniri u cori”, mentre saliva le scale verso San Paolo. Pippinu in un attimo la raggiunse, la salutò con tono amichevole. La giovane Katiuscia si girò: “Ehi, ciao come ti chiami?”. “Piacere, Pippinu. Posso salire”? Katiuscia acconsentì.
Arrivati sul posto la donna, con molta disinvoltura, iniziò a spogliarsi, Pippinu comprese che finalmente poteva fare nzichititi-nzichiti. Così fu. Appena finito l’atto sessuale, l’uomo tornò in masseria.
Il giorno dopo, però, accese il televisore e apprese: “Ragazza trovata positiva al coronavirus al Quartiere San Paolo”. Pippinu cominciò ad avere “furniciei”(si preoccupò) e ad un certo punto si mise a gridare contro la moglie: “Buttana ca ti criau a ttia ca nun funzioni, pi cauriarimi tanticcia m’appa pigghari a malatia”. ‘Nzulidda a questo punto ammise: “Pippinu m’agghiu affruntatu a diciratillu ca nun funzionu e a fini sugnu cuntenta ca u putisti fari”. e Lui: “Ma ‘u capisci a disgrazia c’agghiu: tu ca nun funziuni e a buttana ca malattia, quanti peni aggha passari”…
Nele Vernuccio
1 commento su “Escort positiva al Covid nella fantasia di…Nele Vernuccio”
Non capisco il senso del racconto …. scusami tanto. Senza voler scomodare la solita solfa da femministe (che detesto al pari dei maschilisti), mi spiegheresti cosa vorrebbe dire il racconto? Nzulidda potrebbe non funzionare perchè il massaro è poco pratico o esperto. Così sembra tu stia giustificando che chi va a prostitute sia sempre perchè insoddisfatto dalle mogli che si negano. Gente di alta levatura e non, va a prostitute. Sposati e non. Insoddisfatti e soddisfatti dal talamo nuziale.
Gente sola e incapace di approcciarsi all’altro sesso. Ragazzi curiosi.
La morale del racconto, con finale approssimativo, quale sarebbe? La colpa è della moglie che non si concede e della prostituta che lo ha ammorbato? O è colpa della vita (anche lei Femmina) che lo ha portato alla scelta scellerata?