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Moby Zaza e lo scaricabarile…di Michele Giardina

Tempo di lettura: 2 minuti

”Ora basta – avrà pensato il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina –. E’ ora di farla finita con questi sbarchi. Non me ne importa nulla che a Roma comandino i compagni del M5S. Continuare di questo passo significa mettere in ginocchio l’economia della mia città che fa leva sul turismo. Qui non arriverà più nessuno. La nave-quarantena “Moby Zazà” (la stessa che il vice ministro siciliano Giancarlo Cancellieri (M5S) in visita a Porto Empedocle ha scambiato per nave da crociera con turisti a bordo), le cui immagini vengono diffuse giornalmente in tutto il mondo, rappresenta un biglietto da visita da rigetto. Ora mi farò sentire”.

Contattato il compagno Luigi Di Maio, ex vice premier del primo governo Conte, oggi ministro degli Esteri, la sindaca Carmina gli chiede papale, papale di fare spostare la nave-quarantena “Moby Zazàda Porto Empedocle a Pozzallo.

Come dire: “la presenza di questa nave ci crea problemi, falla spostare a Pozzallo, ove, a leggerei giornali, l’arrivo di migranti rappresenta sempre un momento di gioia sociale, solidarietà e partecipazione. Insomma da quelle parti va sempre tutto bene, anzi benissimo. Sono, pertanto, sicura che nessuno avrà da lamentarsi se spostiamo la Moby Zazà al largo del porto pozzallese”.

Ora capisco perfettamente le difficoltà del sindaco di Porto Empedocle, mi rendo conto che non è cosa semplice fornire alla comunità agrigentina una spiegazione logica e accettabile sugli sbarchi di migliaia di migranti in un momento particolarmente difficile per la storia del Paese, ma, vivaddio, la pretesa della sindaca Ida Carmina di spostare la nave-quarantena da Porto Empedocle a Pozzallo, è pensiero assurdo, ridicolo e irriguardoso, sotto l’aspetto istituzionale e politico, nei confronti di un’altra comunità.

Fin troppo facile ,a questo punto, parlare di guerra tra poveri. Ma non mi va di farlo. Frasi fatte di questo tipo, rispetto alla tragedia del fenomeno migratorio, mi procurano un inizio di orticaria. Quindi, come non detto. Doveroso precisare, però, le responsabilità del governo di Roma. Che ha una strana idea sul concetto di unità nazionale. Gli sbarchi di migliaia di persone in fuga dai Paesi frontalieri interessano per il 90% dei casi la Sicilia e i suoi porti?  

E che è colpa nostra – rispondono da Roma –  se la Sicilia si trova a Sud dello Stivale? È inevitabile che accada, atteso, fra l’altro, che Lampedusa, Trapani e Pozzallo sono gli unici Centri – Hotspot, oltre a Taranto, operanti in Italia. Dove volete che sbarchino?

Già. Premesso che la scelta (2015) di attivare quattro Centri – Hotspot solo al Sud del Paese è stata fatta dal governo centrale del tempo, la domanda è questa: In base a questo fasullo e scellerato ragionamento dovremmo dunque convincerci che la Sicilia sia fatalmente destinataa diventare porto hub di approdo per tutti i migranti del mondo?

Roba da far rivoltare nelle tombe i padri della Costituzione. Lacerante oggi lo scollamento tra governo e territorio. Tra Roma e il profondo Sud. Unità d’Italia? Ma quando mai. Basta leggere la realtà triste e disumana rappresentata dai terremotati. Tutti hanno promesso tutto. Tutti meriterebbero di essere presi a calci negli stinchi. Se il governo, questo governo, ha deciso di fare sbarcare in Italia eserciti di migranti in fuga dall’Africa, come concordato con l’Europa, allora, quantomeno, per una questione di equità e di decente organizzazione, provveda a istituire altri Centri Hotspot nei porti di Livorno, Genova, Ravenna, Venezia, La Spezia, Savona, Ancona, Piombino, Monfalcone, Chioggia. Questa la soluzione per frazionare equamente responsabilità, rischio e disagio. Inaccettabile l’idea di trattare la Sicilia come unico punto di approdo per milioni di persone in fuga dai Paesi dell’Africa subsahariana.

L’Europa addossa all’Italia la colpa di essere Paese frontaliero e Roma immagina di risolvere il problema scaricandolo sulla derelitta e sperduta Sicilia? Se è questo il pensiero cialtronesco di chi ci governa, siamo alle offese gravi, agli insulti, ad una pericolosa provocazione sociale. Roba da Vespri Siciliani.

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