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Riapertura barbieri, parrucchieri, estetiste: lettera di Ragusa

Lettera aperta del presidente della commissione Attività produttive all’Ars, on. Orazio Ragusa, per chiedere al governatore siciliano Musumeci di valutare la possibilità di fare riaprire il prima possibile le attività di barbieri, parrucchieri ed estetiste. “Gli operatori del settore benessere – scrive l’on. Ragusa – attendono una risposta anche perché la loro categoria possa essere tutelata. A cominciare dalla questione del fenomeno legato all’abusivismo che risulta essere in netta crescita visto che in molti, senza alcun tipo di cautela, lavorano con la saracinesca abbassata oppure vanno nei condomini o addirittura nei box auto per esercitare la professione totalmente in nero e senza rispettare le norme igienico sanitarie Covid-19. Poi c’è il problema finanziario visto che, allo stato attuale, sono quasi otto le settimane di inattività, circostanza che ha impedito di incassare un solo centesimo. Mancano delle misure adeguate da parte del governo nazionale. E anche le 600 euro promesse non sono arrivate a tutti. Tra l’altro, senza che siano state bloccate le utenze, gli affitti e i mutui, le somme in questione non sono risultate affatto sufficienti neppure per coprire le spese in questione. In più, per la riapertura è chiesto il distanziamento sociale, le mascherine, le visiere, lavorare uno alla volta, separé, gel disinfettanti all’ingresso, termometro a infrarossi per misurare la temperatura a ogni cliente: tutte misure destinate a innalzare in maniera importante i costi di gestione. Ecco perché chiediamo al governatore siciliano di valutare l’adozione di misure ragionate ed equilibrate che, non mettendo a rischio la salute dei clienti, consentano però agli operatori di cui stiamo parlando di potersi rimettere in moto per dare un futuro alle loro attività che, altrimenti, rischiano di chiudere in via definitiva i battenti. Servono aiuti economici per potere riaprire. Ma soprattutto serve un piano complessivo che prenda in considerazione le istanze di questi operatori del settore. I quali non devono essere costretti a scendere in piazza a protestare per disperazione e, soprattutto, non devono depositare le loro licenze per manifesta impossibilità ad andare avanti”.

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