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Rubrica Humanitas. Più pratica e meno teoria per ripartire

In questi ultimi giorni è un continuo parlare di fase 2 e di ripartenza, in particolari molti si concentrano sui possibili scenari e sviluppi rispetto alla fase 1 dell’emergenza.

Ma a quale modello bisognerà ispirarsi per ricominciare? Quali sono passi utili da compiere? Queste e tante altre domande simili ronzano nella testa di molti italiani, impegnati a vario titolo nelle attività produttive e non solo.

Quale lezione bisogna apprendere per poter ripartire in sicurezza, e arginare il default economico che è dietro l’angolo? Alcuni paesi Europei iniziano a muoversi, a vivere la fase 2 dell’emergenza, e hanno iniziato la fase 1 dopo l’Italia. Sorge spontanea la domanda ma l’Italia cosa pensa di fare? Il dibattito politico è in corso, anche se poi tutto tace a livello di certezze, sui i social, la piazza del terzo millennio, sembra esserci qualcosa in più, più opinioni. Anche il premier Conte ha scritto, sulla sua pagina Facebook, un lungo post parlando di questo momento di stallo che l’intero Paese vive.

«Come già sapete – scrive Conte –  le attuali misure restrittive sono state prorogate sino al 3 maggio. Molti cittadini sono stanchi degli sforzi sin qui compiuti e vorrebbero un significativo allentamento di queste misure o, addirittura, la loro totale abolizione. Vi sono poi le esigenze delle imprese e delle attività commerciali di ripartire al più presto. Mi piacerebbe poter dire: riapriamo tutto. Subito. Ripartiamo domattina. Questo Governo ha messo al primo posto la tutela della salute dei cittadini, ma certo non è affatto insensibile all’obiettivo di preservare l’efficienza del sistema produttivo. Ma una decisione del genere sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi che abbiamo fatto sin qui. Tutti insieme».

Dunque, cosa bisognerà fare per ripartire al più presto? Sarà compito degli esperti nominati dal Governo stabilire le misure di ripartenza. La cosa certa è che in questa fase, non bisognerà improvvisare, perché non si può essere impreparati di fronte al coronavirus.

Ci sono tanti esempi da seguire per realizzare in sicurezza questa fase, tra questi sicuramente quello che sembra virtuoso e funzionante è quello della Corea, che in attesa di un possibile vaccino, cerca di contenere la pandemia con armi che vanno ben oltre la quarantena e il semplice isolamento.

Una nazione che compie in pieno il modello delle 3 T: TRACE – TEST – TREAT. Per ripartire in sicurezza bisognerà fare più tamponi, oltre ad iniziare i test sierologici, inoltre ci sarà bisogno di tracciare e trattare i vari casi così da avere una mappatura dalla diffusione del virus.

La fase 2 avrà bisogno di una fase preparatoria breve e rapida, che si compone di due elementi: sforzo sanitario e impegno economico significativo.

Una preparazione che vafatta nell’immediato al fine di far ripatire una macchina economica importantissima come l’Italia. La medicina avrà bisogno di risorse umane ed economiche, affinché possa affrontare la pandemia sul territorio, e non solo all’interno degli ospedali.

Si è in guerra contro un mostro, bisogna resistere e combattere.I cittadini stanno facendo sforzi senza precedenti, lo Stato pure, ma deve passare dalla teoria alla pratica, con uno snellimento burocratico senza precedenti, perché in gioco non è solo la vita economica di una Paese ma anche la vita di tanti ammalati, milioni di famiglie, cittadini e imprese.

Si è in una guerra fatta da mille battaglie si va avanti alla giornata, non basta la speranza di una ripartenza, c’è bisogno di concretezza con più liquidità e meno burocrazia, perché il pericolo da uno potrebbe duplicare, e oltre alla pandemia potrebbe sopraggiungere la fame per un intero paese.

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