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Cgil: “L’ipocrisia della politica sulla bonifica”

“Musumeci eviti di passare da un abbaglio all’altro. Per rimettere in sesto il Consorzio di Ragusa la strada non è né la riforma, tanto sbandierata che avrà la sorte di altre denegate riforme, né assumere le parti degli imprenditori agricoli, azzerando i tributi a loro carico, solo per portarseli elettoralmente dalla sua parte”. Lo sostengono Peppe Scifo e Salvatore Terranova, segretari generali, rispettivamente, di  Cgil Ragusa e Flai Ragusa, secondo cui anni                                                                di mala gestio “hanno disperso le finalità dell’ente consortile, facendolo diventare strumento di consenso elettorale, macchina al servizio del potente di turno, autonomo ufficio di collocamento nelle mani di chi aveva da garantirsi la propria elezione o per costruirsela”.
“Per il consorzio di Ragusa -aggiungono – abbiamo noi rappresentato alla politica e all’apparato gestionale le condizioni necessarie e non più rinviabili di un percorso di discontinuità rispetto al malefico passato. Abbiamo concretamente messo a nudo i buchi neri di una gestione che altra prospettiva non potrà avere, se ancora perdurerà nel tempo, che la totale dissoluzione dell’ente, e non certamente il ruolo cui esso istituzionalmente è chiamato, ovvero il contributo significativo e migliorativo alla vocazione agricola di questo lembo di territorio siciliano. Il consorzio necessita di una svolta, tanta acclamata e tambureggiata in ogni dove, quanto mai avviata. Di una svolta che parta dalla rivisitazione degli assetti di vertice che da almeno 20 anni detengono la gestione delle sedi periferiche dell’ente e dalla gestione morigerata e controllata delle risorse economiche e umane, cioè di due fattori, a nostro avviso, fondamentali,  che hanno costituito le cause o le concause che hanno abbattuto la “mission” istituzionale del consorzio.
Attribuire oggi responsabilità ai lavoratori per ciò  che è accaduto nei giorni scorsi è  una operazione facile, oltre che di smaccato qualunquismo, alla cui alimentazione stanno contribuendo tutti, presidenti, parlamentari, primi cittadini e altri. I lavoratori sono anche loro vittime, spesso stritolati da una gestione verticistica e politica, a cui tutti i governi, di qualsiasi colore, hanno dato la loro distinguibilissima impronta. Oggi sono, a nostro avviso, il punto di forza per una rinascita dell’ente, sono la realtà umana e lavorativa, che, se ben governata, potrà diventare lo scudo  per difendere il territorio e dare maggiore sicurezza alle aziende agricole e non solo. Il futuro dell’agricoltura risiede, unitamente al ruolo della ricerca, nella gestione strategica e trasparente delle risorse idriche e in questa prospettiva il ruolo del Consorzio di bonifica potrebbe diventare centrale. Bisogna guardare avanti, non solo all’ordinario, per pensare ed assumere nuove ed utili prospettive per la comunità.
Non condividiamo la operazione secondi cui, per una sorta di automatica coazione  a ripetere, si attribuisce responsabilità al consorzio e a suoi dipendenti quando si verificano drammi come quello dei giorni scorsi, pur sapendo che la ricerca di chi ha omesso gli interventi di tutela del territorio èi da ricondurre, in alcuni casi, ad altri enti pubblici.
Non si risolve nulla –  concludono -azionando il frullatore della confusione, come sta avvenendo in questi giorni”.

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