
E’ proprio vero che viene da “noi stessi” ogni capacità di “ auto ripararci”. A Cincinnati (USA) è stata divulgata una sensazionale scoperta. I ricercatori del Children’s Hospital Medical Center, infatti, hanno evidenziato una molecola che è generata dall’intestino nell’atto di digerire prodotti a base di soia. Tale molecola sarebbe in grado di fermare l’azione di un ormone prodotto solo dall’organismo maschile ovviamente, definito con il nome di DHT. Quest’ormone endogeno è da qualche tempo connesso all’ipertrofia prostatica e, molto più gravemente, al tumore prostatico.
Una dieta tipica, utilizzata fin da tempi remoti sull’antica isola di Cipangu (odierno Giappone), riduce certamente di tanto i rischi di contrarre proprio il tumore alla prostata. Nel dettagliato studio presentato dai ricercatori del Children’s Hospital Medical Center di Cincinnati e pubblicati sul noto periodico scientifico americano “ Biology and Reproduction”, sono ben illustrati i benefici offerti da questo programma alimentare adatto proprio alla profilassi del carcinoma prostatico. E’ stata scoperta, infatti, una molecola battezzata col nome “Equol“ che è generata dall’apparato intestinale subito dopo il contatto con il bolo alimentare contenente “ soia in fase di digestione” . Questa produzione di Equol, secondo lo studio pubblicato, sarebbe in grado di bloccare il negativo meccanismo d’azione dell’ormone DHT, co-responsabile dell’ipertrofia prostatica e, nei casi più gravi, proprio del carcinoma della prostata. Lo studio è stato ripreso da alcuni ricercatori della Columbia University che hanno dimostrato come la dieta giapponese, in cui sono praticamente assenti i grassi, influirebbe molto positivamente sul decorso del “cancro prostatico” diagnosticato e sotto terapia funzionale.
Il prof. Andrea Tubaro (direttore dell’Unità operativa complessa di Urologia, dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma), durante l’incontro “ Dieta giapponese e prevenzione oncologica”, organizzato qualche giorno fa a Roma, ci ha spiegato, come dal punto di vista clinico, l’alimentazione nipponica di se stessa si è dimostrata efficace nella prevenzione del carcinoma prostatico secondo una duplice azione prospettica. La dieta giapponese, infatti, si basa su cibi come “damami, tofu, foglie e germogli di soia”, contraddistinti dalla presenza biochimica di ormoni, estrogeni abbastanza deboli. Oltre ciò l’assunzione, fin dai primi anni di vita di cibi con sostanze a base estrogenica debole, genererebbe un’azione difensiva proprio sul tumore prostatico. Infine, la dieta giapponese, molto povera di grassi saturi (risaputamene dannosi per l’organismo perché innalzanti i livelli del colesterolo LDL ) proteggerebbe contestualmente l’organismo da ogni complicanza secondaria di tipo cardiovascolare.
In base ai dati clinici discussi quindi durante l’incontro menzionato, il carcinoma alla prostata, infatti, ha un’incidenza maggiore nei Paesi occidentali con testa su tutti gli Stati Uniti (con 40% dei casi in totali), mentre ad esempio proprio in Giappone, la casistica ufficiale accertata si ferma al 10% del totale dei casi. Per quanto attiene all’educazione alimentare, l’unica cosa sensata al momento da fare, rimane l’incremento della prevenzione, come l’arma da sfoderare giornalmente contro i tumori in genere. Insistere quindi su diete povere di grassi e invece ricche di macro e micro nutrienti utili all’organismo ( verdura, frutta, carboidrati controllati). Tutto questo non solo serve a evitare l’insorgenza dei pericolosi tumori prostatici, ma permette, in caso di malattia, anche un’azione di assoluto incremento e di una migliore corrispondenza delle terapie del caso, permettendo contemporaneamente di sfuggire a ogni temibile recidiva. Quindi, impegniamoci a seguire una sana e corretta alimentazione insieme con un corretto stile di vita, magari con i consigli di un buon medico accanto.