
Sono passati ormai più di 4 anni dalla nuova legge sulla cannabis legale in Italia che ha portato a un nuovo modo di considerare la marijuana e i suoi usi terapeutici. Non è un segreto ormai il fatto che in tutta Italia, in Sicilia e anche nella stessa Ragusa, ci sia stato un vero e proprio boom di coltivazioni di canapa che sono aumentate di 10 volte in 5 anni, passando dai 400 ettari coltivati prima della legge del 2014 fino a circa i 4000 ettari di quest’anno.
Il mercato della cannabis è molto versatile e ovviamente non comprende solo la coltivazione di canapa, ma tutto ciò che riguarda i prodotti a base di cannabis light e terapeutica, anche se la legislazione applicata è differente.
La differenza riguarda sostanzialmente l’equilibrio tra i due principali cannabinoidi della marijuana, ossia il CBD (il cannabidiolo) e il THC (il tetracannabinolo). Entrambi hanno un potere terapautico, ma il THC, che ha un’efficacia maggiore, è anche una sostanza psicoattiva (quella che provoca il cosiddetto ‘sballo’) e ha numerosi effetti collaterali che potrebbero verificarsi con il suo utilizzo (come paranoia, palpitazioni, crisi di astinenza, ecc…). Il CBD invece è il cannabinoide ‘buono’, che ha effetti antipsicotici, ansiolitici anti infiammatori e soprattutto anticonvulsivi, risultando utile in molteplici problematiche.
Con cannabis light si intende il tipo di coltivazione di canapa con una concentrazione di THC inferiore allo 0,2% e può essere coltivata liberamente. La cannabis terapeutica invece ha una percentuale di THC ben superiore e per questo viene considerata un medicinale utilizzabile solo sotto prescrizione medica. La coltivazione di cannabis terapeutica è strettamente legiferata e non è possibile effettuarla ovunque e da chiunque, è necessaria un’autorizzazione. Se la soglia di THC considerata limite dalla legge (ossia lo 0,5%) risulta superata, la coltivazione può essere sequestrata e distrutta dalle autorità competenti. I semi utilizzati devono essere certificati e accompagnati dal cartellino e dalla documentazione di idoneità per almeno 12 mesi.
Le produzioni a base di canapa vanno dai prodotti alimentari come biscotti, tofu, taralli e farine, agli eco-mattoni isolanti e pallet bio, come anche all’olio di CBD che si trova facendo click qui. Ma non è tutto, dalla canapa infatti si possono ricavati cosmetici e resistenti tessuti per abbigliamento e l’arredo. La cannabis light, ha un potenziale giro d’affari di oltre 40 milioni di euro e secondo la Coldiretti “sono centinaia le nuove aziende agricole che hanno avviato nel 2018 la coltivazione di canapa”.
Per la coltivazione della cannabis a uso terapeutico si prevedono affari per quasi un miliardo e mezzo di euro, con la garanzia di moltissimi posti di lavoro, sempre secondo la Coldiretti.
L’Italia non è nuova a questo mercato, visto che fino agli anni Quaranta la coltivazione di canapa occupava quasi 100mila ettari e il Bel Paese era il maggior produttore di canapa in tutto il mondo, secondo solo all’Unione Sovietica. Il mercato vide il declino ovunque con l’arrivo della fibre sintetiche e con la campagna di allora contraria agli stupefacenti.
“Il boom della coltivazione della canapa è un’ottima dimostrazione della capacità delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori. Proprio da queste esperienze di green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne che possono contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica ed occupazionale del Paese”, ha dichiarato Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti.