
Non si è trattato di un attentato terroristico, che non è possibile prevedere né evitare, ma di una tragedia che ha le sue cause nell’inciviltà e nell’irresponsabilità umane. All’una di mattina, in un locale delle Marche, un numero ancora imprecisato di giovanissimi attendono l’esibizione di uno di quegli “artisti” che l’imbarbarimento ha incoronato nuovi idoli. Sfera Ebbasta è il nome deItrogloditman autore di brani trash che mandano in trance schiere di ragazzini e forse anche qualche analfabeta musicale sopra i diciotto chenon si è preso la briga di leggere i testi, un’autentica porcata.Sono passati i tempi gloriosi dei Beatles e dei RollingStones, questo è il tempo della degenerazione del gusto edel brutto estetico elevato ad arte. Morire così giovani per uno Sfera Ebbasta davvero non si può. Neanche per colpa di un sedicenne idiota e del suo spray urticante che ha scatenato il panico costringendo i giovani a precipitarsi disordinatamente verso l’uscita di emergenza, pare l’unica aperta, e precipitando poi gli uni sugli altri per la mancanza di parapetti.Non si può morire neanche a causa di un sistema di sicurezza non adeguato o che non ha funzionato per negligenza. Non si può morire travolti e calpestati perché il personale addetto alla sicurezza era insufficiente o impreparato.Non si può morire perché invece di 469, i giovani presenti nel locale erano 600 stando alle matrici dei biglietti staccati. In realtà in sala erano almeno il doppio. Le indagini faranno luce sui fatti che si arricchisconointanto di nuovi particolari. Si è parlato anche della rottura di un impiantoche diffonde fumo bianco, e il cui odore acre avrebbe creato allarme e spinto alla fuga concitata. Si è anche detto che il minorenne che ha azionato lo spray, è noto a molti dei ragazzini che si trovavano nel locale, per far parte di una banda di minorenni che usano lo spray per coprirsi la fuga dopo aver commesso furti ai danni di altri adolescenti. Nel pomeriggio, il sedicenne sarebbestato interrogato anche per il possesso e la detenzione di diverse dosi di cocaina. Un piccolo criminale, dunque. In attesa di risposte che chiariscano la dinamica dell’accaduto, come immancabilmente avviene dopo una tragedia, la prima reazione è la ricerca delle responsabilità. Preferibilmente quelle degli altri. I genitori degli adolescenti accusano gli addetti alla sorveglianzadi non essersi presi cura dei loro figli.Scambianoevidentementeuna ex-balera, convertita in discoteca, per la parrocchia di una chiesa e il buttafuori della “Lanterna blu” per il prete. Fingono di ignorare che le discoteche sono luoghi in cui si bevono alcolici, si assumono droghe e pastrocchi vari, dove diversi giovani sono in cerca dello sballo. Ma in questo paese di ipocriti, chi si ubriaca, sniffae si sballa non è mai il proprio figlio, che è una vera perla di virtù. Se poi si scopre il contrario, si cade dalle nuvole e si addossa ogni responsabilità a immaginarie cattive compagnie e negli ultimi tempi persino agli insegnanti, la cui unica colpa è di essere eccessivamente tolleranti.Questi genitori modello, che forse si meritano i figli che hanno, si chiedono se sia opportuno che adolescenti di tredici, quattordici, quindici anni frequentino le discoteche e facciano le ore piccole tra balli e sballi? Sanno chi sono gli idoli dei loro figli e quali modelli di comportamento questi propongano? Hanno mai sentito parlare del principio di autorità? Sono in grado di pronunciare quella bellissima frase che i nostri bisnonni e i nostri nonni rivolgevano ai rispettivi figli: “Finché vivi qui dentro, sono io che detto le regole”? In quella frase ’c’è tutto il senso di responsabilità di chi è consapevole dell’importanza di stabilire ruoli e regole, indispensabili alla crescita morale e civile di un giovane. Si vuole delegare a uno shitrapper il compito di educare i propri figli? Magari con il testo di uno dei suoi brani, “Hey tipa, vieni in camera con me!” Questi alcuni passaggi salienti:“Luccico, quando esco per strada-Luccico, non esco se non ho un completo lucido- la tua tipa mi guarda, ah dubito- che voglia solo fare amicizia, mi vuole subito (wow!)-….quanto sei porca- dopo una vodka…sono una merda ragiono col cazzo, oggi ti prendo, domani ti lascio…- Hey tipa, vieni in camera con me! E portati un’amica,portati un’amica…hey troia vieni in camera con la tua amica porca….
4 commenti su “Le responsabilità della tragedia di Corinaldo…………l’opinione di Rita Faletti”
Purtroppo i tempi sono cambiati, e probabilmente si andrà di male in peggio.
La cosa che ha fatto più scalpore è l’impressionante orda di minorenni che si trovavano all’interno di quella maledetta discoteca. Purtroppo questo genere di musica stregonesca, come anche il metal, non fanno altro che attirare ondate di ragazzini affamati di loro come lupi, il cantante come un guru predica, la folla come un’assemblea partecipa alla messa demoniaca o meglio nera. Difatti il contenuto delle parole di queste canzoni è capibile, il tutto rifinito con droga, alcool e chi più ne ha più ne metta.
Infine un particolare vorrei aggiungere: la mattina a scuola sono tutti degli angeli bravi, belli, distinti e con ottimi voti, i classici figli di papà. La notte si tramutono in mostri indemoniati. Ed ancora, la mattina a scuola ci vuole la giustificazione per prelevarli prima dell’uscita perché sono minorenni, i professori non possono affidare gli alunni ad altre persone perché sono minorenni, e viceversa poi se ne stanno la notte fino alle quattro senza essere vigilati da nessuno in preda allo sballo. Chi tutela a questo punto i minorenni o meglio i nostri figli?
@ Rita . F ;
Niente di cui meravigliarsi signora Rita , i genitori di cui lei parla sono “figli”del dottor Benjamin Spock e della sua teoria del piffero (..”tutto è concesso ai figli a cui mai negare qualcosa . .”)
Pertanto il lassismo che ne è scaturito ricadrà sulle società odierne e future .
Unica soluzione è far riesumare i “codici paterni”(normativo-burocratici – in sociologia ) e ridimensionare i “codici materni”(bisogni ed affetti..)
>>Il codice “materno” è quindi tutto il mondo dei sentimenti, dei bisogni, delle emozioni e la capacità di viverli ed esprimerli.
Il “codice paterno” è molto più complesso, per certi aspetti più essenziali.<<
Per meglio comprendere invito i naviganti ad andare a leggere :
Codici Paterno Materno ::Parrocchia S.Andrea Pescara
Il grande Gaber cantava: I mostri che abbiamo dentro,ci spingono alla violenza che quasi per simbiosi si è incollata alla nostra esistenza.
Questa frase (sempre attuale da una canzone degli anni ottanta) ci fa riflettere molto pensando ai nostri figli che vivono in una società troppo libera, sentendosi emancipati prematuramente.
Con gli opportuni “distinguo” per capacità e contenuto, la musica “maledetta” è sempre esistita.
Maledetta perchè diversa, ribella. Perchè porta scompiglio e smaschera le ipocrisie di una società che vive di immagine, ma nasconde sotto al tappeto perversioni e insoddisfazioni.
Dare la colpa ad un ragazzetto ed ai suoi testi mi pare inutile. Non si capisce, poi, il perché, se certi testi sono pericolosi, dovrei accompagnare un figlio decenne ad ascoltarlo. In discoteca. Tardi. Forse che la presenza dei genitori (come per certi film) è capace di edulcorarne il contenuto?
Forse, il problema non sono i cantanti e le loro canzoni, le discoteche e le perdizioni che vi si consumano dentro. Forse il problema é nel non voler vedere. Diamo la colpa alla società. Ma la società é composta da persone. Le stesse persone che giustificano i figli, li viziano, che concendono tutto perchè ormai i tempi sono cambiati. La società é composta da quei genitori che vanno in chiesa la domenica, dentro i loro cappotti nuovi e le scarpette di pelle vera. Che crescono figli belli fuori e pieni di disordine dentro. Che finchè non accade nulla non vedono. E quando accade qualcosa, non vogliono vedere. Che non comprendono che l’amore non é giustificare sempre, ma a volte aiutare a “capire” le punizioni. Quando ci sono e se vengono date. Poi esiste la scuola. Poi esistono i buoni esempi. Ma non é certo la musica del Diavolo. Per carità. Ancora crediamo al diavolo. Come scusa, come figura da accusa per giustificare il male che viene da noi. Posso amare belzebù e rispettare gli altri. Non é una croce, né una musichetta alla Gigi D’Alessio a renderci migliori. Forse si dovrebbe tornare alle origini. Quando ancora si professava la libertà di fare ciò che si vuole, ma MAI ledere gli altri.