Il sistema dell’arte siciliana e tutto il suo corollario (critici, collezionisti, galleristi, curatori) nel racconto ironico, a volte anche sardonico, del pittore Momò Calascibetta e dello scrittore Andrea La Mendola. Il racconto di questo mondo viene rappresentato come un cimitero colorato nel quale i “signori dell’arte” ripetono in eterno alcuni esercizi. Così lo hanno provocatoriamente immaginato l’artista Momò Calascibetta e lo scrittore Andrea La Mendola, artefici della mostra itinerante “Cenere – Il teschio che ride”, curata da Andrea Guastella e visitabile fino al 30 novembre nelle splendide sale del Palazzo La Rocca di Ragusa Ibla.
Ieri l’apertura della mostra che presenta due percorsi paralleli: Andrea La Mendola e Momò Calascibetta, hanno fatto un po’ la stessa cosa: narrare il sistema dell’arte siciliana, come un villaggio fantasma e, al contempo, come un cimitero colorato. Il primo, scrittore, ha evocato in termini grotteschi una mostra nata morta, nel testo intitolato “La cenere dell’acanto. Ontologia dell’estetica contemporanea”. Il secondo invece i morti li ha risuscitati, esaltandoli in loculi 69×69 dove i “signori dell’arte” sono condannati a ripetere in eterno i medesimi esercizi.
L’apertura della mostra è stata preceduta da un prologo: un corteo funebre che ha portato i visitatori da Piazza Duomo a Palazzo La Rocca dove sono stati accolti da una banda musicale composta dagli allievi Federica Cascone, Antonio Licitra, Marco Arezzi, Giovanni Pio Cascone, Mattia Cataudella e Sebastiano Mercorillo dell’Istituto di formazione musicale ‘Giovanni Verdi’ che ha intonato la marcia funebre prima di assistere ad un dialogo sull’arte di oggi del curatore Andrea Guastella e di Dario Orphée La Mendola recitata dagli studenti Lorenzo Bertolone e Raffaele Nicosia del Liceo Classico ‘Umberto I’ di Ragusa. Davide Cataudella ha invece realizzato il video della mostra.
- 13 Ottobre 2024 -