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Pozzallo, il dissequestro della nave Ong e il silenzio imbarazzante su Frontex Themis

Lunedì 16 aprile è stata dissequestrata la nave Open Arms della Organizzazione non governativa spagnola ProActiva, bloccata al porto di Pozzallo dal 18 marzo scorso. La notizia, ripresa da tutte le agenzie, ha avuto grande eco mediatico. Tra slogan e commenti vari si è scritto e parlato di tutto e di più. Con una sola eccezione: silenzio quasi assoluto su Frontex Themis. Quando invece, per una più corretta informazione, sarebbe stato quanto mai opportuno spiegare in premessa i contenuti politici ed operativi di questo nuovo progetto europeo partito lo scorso febbraio al posto di Frontex Triton, a seguito di pressanti richieste del governo italiano.
Questi i punti salienti di Frontex Themis:
a) contrastare gli ingressi irregolari nelle frontiere marittime Ue;
b) bloccare le attività illecite transnazionali ed il terrorismo fondamentalista;
c) estendere i controlli a sud ed est della Sicilia per fermare anche i flussi provenienti dai Balcani nel cui ambito si registra oltretutto un forte contrabbando di droga.
d) sbarcare in Italia solo le persone salvate nell’area delle 24 miglia.
Punto importantissimo dell’accordo è il Pos (place of safety), cioè luogo sicuro e più vicino di sbarco rispetto alla zona di intervento Sar, dove siano garantiti accoglienza provvisoria e protezione dei diritti personali.
Proposta, quest’ultima, formulata dal governo italiano a luglio 2017 nelle riunioni di Tallin e Varsavia. In quella occasione il ministro dell’Interno Marco Minniti ebbe a precisare senza mezzi termini che, a causa della impossibilità di accogliere tutti i migranti in arrivo sulle nostre coste, l’Italia sarebbe stata costretta a chiudere i porti e a condizionare la collaborazione con le cosiddette organizzazioni non governative al Codice di condotta.
Da allora numerose Ong decisero di non firmare il codice di condotta, abbandonando il campo.
Il sequestro della Open Arms a Pozzallo segue altre due operazioni importanti portate avanti dalla magistratura italiana: il sequestro ad agosto 2017 della nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet ad opera della procura di Trapani per favoreggiamento della immigrazione clandestina e la perquisizione disposta ad ottobre del 2017 dalla stessa procura per lo stesso reato al porto di Catania nei confronti della unità navale Vos Hestia della Ong Save the Children, eseguita dai poliziotti dello Sco, Servizio centrale operativo della Polizia di Stato.
I provvedimenti della magistratura vanno rispettati. A maggior ragione le sentenze. I sequestri, le perquisizioni, i dissequestri sono atti preliminari emanati da chi, a nome del popolo italiano, lavora per ribadire il primato della legge.
Nel caso in specie, considerata la portata del problema che riguarda l’epocale e complesso fenomeno della migrazione, sarebbe stato opportuno da parte di tutti rifugiarsi in ampi spazi mentali di serena attesa.
Professare a parole rispetto e fiducia nella magistratura contestando nel contempo l’operato dei giudici, credo non giovi a nessuno. La verità giudiziaria merita attesa e rispetto.
Il dissequestro della Open Arms ha fatto esultare alcuni politici? Banale dire che c’era da aspettarselo. Il Paese è nei guai e fra quelli che … il Parlamento c’è gente che pensa ancora di salvare disperatamente il proprio arido orticello.
Le indagini a carico del comandante della Open Arms, Marc Reig Creus, e del capo missione, Ana Isabel Montes Mier, ovviamente continueranno.
“Siamo felici – dicono gli avvocati della nave dissequestrata Rosa Emanuela Lo Faro e Alessandro Gamberini – per una decisione che ritenevamo scontata, ma abbiamo vinto una “battaglia”, non la guerra legale che continuerà”.
Il punto cruciale di tutta questa poco chiara vicenda ruota per gli inquirenti attorno a questo interrogativo:” Perché mai la Open Arms, dopo avere sbarcato a Malta una donna sofferente ed il suo bambino, ha proseguito con 218 migranti a bordo verso la Sicilia (porto di Pozzallo), quando il Pos (Place of Safedy), luogo sicuro e più vicino di sbarco, era Malta?”
Il gip di Ragusa Giovanni Giampiccolo precisa nella sua ordinanza che lo sbarco a Pozzallo si sarebbe reso inevitabile in quanto “non si dispone di una effettiva e concreta disponibilità di Malta ad accogliere i migranti in aggiunta al soccorso emergenziale della donna e della sua creatura”.
Malta godrebbe, dunque, del privilegio di dire si o no ai migranti in base alla sua disponibilità? Questa la domanda che rivolgiamo al governo italiano e all’Europa per saperne di più su diritti e doveri dei cosiddetti Paesi europei.

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