
Il dramma di Paolo Taormina a Palermo ha squarciato il velo sulle fragilità della sicurezza in tutta la Sicilia. La sua tragica morte è un monito che risuona potente anche nella nostra Provincia di Ragusa, dove il coro popolare si fa sempre più unanime e preoccupato: “Servono i controlli!”
Non è solo una richiesta emotiva. È la sintesi amara di una realtà in cui la percezione di sicurezza è ai minimi storici, alimentata da un’allarmante frequenza di episodi violenti e criminosi, come i recenti allarmi e furti sventati. La verità è semplice: la sicurezza non è fatta di promesse, ma della presenza tangibile e costante delle Forze dell’Ordine.
La nostra provincia, in testa Modica, sta pagando il prezzo di una gestione politica che accetta la carenza di personale non come un problema da risolvere, ma come un inevitabile vincolo di bilancio. Questo è il punto cruciale.
I nostri agenti di Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Locale sono professionisti di altissimo livello, costretti a operare in condizioni di cronico sottodimensionamento. Non si tratta di pigrizia o inefficacia; si tratta di pura impossibilità numerica di pattugliare ogni quartiere e garantire quella prevenzione che è l’unica vera arma contro la criminalità. Pretendere che un pugno di uomini faccia il lavoro che richiederebbe una squadra al completo è un atto di cinismo.
Se la politica ritenesse la sicurezza un diritto primario e non un mero costo, gli organici verrebbero potenziati immediatamente. Ma alla politica, quella nazionale in primis, evidentemente la sicurezza non interessa
Il paradosso è reso più acuto dalla situazione della Polizia Locale, la vera forza di “polizia di prossimità”.
Lo dico, e me ne assumo la responsabilità, forte della mia esperienza come ex comandante della Polizia Locale di Modica e oggi come giornalista: a Modica, l’organico previsto supererebbe i 100 agenti, ma il personale disponibile è meno di una decina per garantire la copertura sette giorni su sette. Siamo davanti a gente ultrasessantenne che guarda con amarezza ai numeri e con speranza alla pensione.
La causa? Luoghi come Modica sono bloccati dalle normative sul dissesto, ma soprattutto, sono i politici in genere, la politica nazionale quella sorda. Burocrazia e vincoli di spesa impediscono di potenziare le fila. Questo immobilismo genera un vuoto di potere che la delinquenza interpreta come via libera:
- La Polizia Locale termina il servizio alle 20:00 in quasi tutti i Comuni.
- Carabinieri e Polizia di Stato devono coprire comprensori vastissimi, spesso con le Stazioni dell’Arma che chiudono anch’esse alle 20:00.
Ora pensiamo a una richiesta di intervento urgente a Modica, quando la pattuglia di riferimento si trova magari a Ispica e viceversa. Chi delinque sa di avere terreno fertile.
Un episodio come il tentato furto sventato in Via Mario Leggio a Vittoria, grazie a un miracolo di senso civico e alla prontezza delle Forze dell’Ordine, non può diventare la norma. Non si può delegare la sicurezza alla speranza che un cittadino anonimo si accorga del pericolo e telefoni in tempo.
Il grido che sale dalla gente, da Palermo a Ragusa, è chiaro: “Vogliamo i controlli!”. E i controlli si fanno con gli uomini in divisa in strada, non con le note stampa.
Finché non vedremo un serio e massiccio investimento in risorse umane e non si studieranno meccanismi urgenti per sbloccare le assunzioni, il sospetto è che alla nostra classe politica l’emergenza sicurezza non interessi abbastanza da sporcarsi le mani con i numeri e i cavilli burocratici. Per le brave persone, questo immobilismo è un rischio quotidiano inaccettabile.
Il nostro pensiero e la nostra più profonda gratitudine vanno a tutti gli agenti e militari delle Forze dell’Ordine e della Polizia Locale della Provincia di Ragusa. Nonostante le difficoltà e le carenze che limitano il loro lavoro, continuano a operare con dedizione e spirito di sacrificio. La loro presenza è un baluardo prezioso.
Un grazie sincero e commosso va anche a quei cittadini che hanno il coraggio e il senso civico di denunciare. Voi siete l’esempio più alto di comunità vigile, purtroppo non “letta” da chi dovrebbe fare in modo che i numeri, nel caso gli organici, siano rimpinguati a dovere.
1 commento su “L’introspezione di Saro Cannizzaro. “Dall’omicidio Taormina alla Provincia Iblea: la sicurezza è un lusso””
Se la politica se ne frega e le persone altro non possono fare che lamentarsi o al massimo arrivare ad alzare la voce, forse l’unica soluzione sarebbe che le stesse forze dell’ordine, per essere ascoltate o tutelate nello svolgimento del loro lavoro, si mettano a braccia conserte, tutte. E penso che le persone sarebbero dalla loro parte.
Drastico e pericoloso? Certo, ma cos’altro rimane?
È l’unico modo per ottenere ciò che serve, ed oltretutto non avere timori di intervenire sapendo che il torto lo assegnerebbero a chi svolge il proprio dovere.
Personale e garanzia di tutela.
Dall’altra parte, però, conoscenza ferrea delle leggi e dei campi di intervento, non come per la pandeminkia, dove senza alcun titolo legale si chiedevano fantomatiche certificazioni e prove di dove qualcuno si dirigesse, o si applicassero misure liberticide su leggi a propria interpretazione (linea d’aria… 1 mt di distanza… Attività fisica… Ispezione dei sacchi della spesa…etc etc).
Sulla prima parte sono completamente d’accordo, ed è triste vedere come chi compie il proprio dovere sia trattato ed umiliato.
Sulla seconda, se ne esce proprio male, e mi auguro maggiore attenzione ad applicare misure se non in linea con la legge.