
E ci mancava pure questa. Due atlete della nazionale di nuoto Pilato e Tarantino che si fanno sorprendere a rubare in un aeroporto di Singapore non sono solo una vergogna personale: sono una macchia per lo sport italiano, per il Paese che rappresentano, per i valori che a parole dicono di difendere. Non esiste attenuante, non esiste alibi. A Singapore non stiamo parlando di una ragazzata: lì rubare significa rischiare la galera per anni, ed è un reato preso sul serio, come dev’essere ovunque.
Il problema è che queste due nuotatrici hanno pensato di cavarsela con la stessa arroganza con cui in Italia si confonde il furto con un “gesto inadeguato”. Una frase ridicola, scritta probabilmente da qualche addetto stampa, che non è una scusa ma una presa in giro. Non hai rubato un profumo per distrazione, non ti è caduto in borsa per sbaglio: lo hai preso, punto. E invece di chiedere perdono e assumerti le tue responsabilità, hai preferito rifugiarti dietro a un linguaggio fumoso, imbarazzante, che svilisce non solo la tua immagine ma quella dell’intero movimento sportivo nazionale.
La verità è che certe atlete hanno dimenticato una cosa elementare: vestono i colori dell’Italia. Quando indossi quella maglia non sei più solo te stessa, sei la rappresentante di un Paese. Se ti comporti in modo disonorevole, macchi la bandiera che porti addosso. E questa non è solo leggerezza, è un tradimento.
In uno sport che dovrebbe insegnare disciplina, rispetto, sacrificio e onestà, la vicenda di Singapore ci restituisce invece il volto dell’Italia superficiale, indulgente con sé stessa, pronta a trasformare un furto in un incidente di percorso. Ma all’estero non funziona così, e meno male. A Singapore le leggi vengono rispettate. E se le nostre campionesse avessero avuto un minimo di cervello, avrebbero dovuto saperlo.
Che messaggio arriva ai ragazzi che le guardano come modelli? Che rubare non è un reato ma un “errore di prudenza”? Che basta una dichiarazione infarcita di parole altisonanti per cancellare un atto vergognoso? È inaccettabile.
Lo sport italiano merita di più. Merita atleti che siano esempio, non protagonisti di figuracce internazionali. Se queste due nuotatrici hanno ancora una carriera davanti, sappiano che la prima gara da vincere non è in vasca, ma contro la loro stessa disonestà. E quella, per ora, l’hanno persa.













3 commenti su “Profumo di disonore: le nuotatrici e la figuraccia mondiale”
Morale: ogni azione è il prodotto di una scelta. “Essere o non essere?” Onesti.
Due Indegne della BANDIERA Italiana e di Appartenere Alla GUARDIA di FINANZA. Fuori dalla Federnuoto e depennate immediatamente da ogni competizione. Via il simbolo della Bandiera Italiana addosso a loro. Hanno tradito e disonorato e non ci può essere indulgenza!!! A Singapore la polizia ha fatto molto a lasciarle andare!
Fassino rubava profumi all’aeroporto.
Hanno seguito il cattivo maestro.
Oggi l’onestà è considerata un’intralcio al successo.
Tanti cattivi maestri nello sport che si dopano per vincere.
Tanti cattivi maestri nelle amministrazioni pubbliche traggono profitto personale con pratiche disoneste .
Speravo onestamente che questa notizia fosse falsa , non ci volevo credere !!