
Ragusa, 29 Luglio 2025 – Dopo quasi un anno e mezzo di detenzione, X. J., il cittadino albanese di 27 anni accusato di violenza sessuale nei confronti di una giovane tunisina, è stato scarcerato. La decisione è arrivata al termine dell’udienza del 22 luglio scorso, tenutasi presso il Tribunale di Ragusa, presieduto da Francesco Paolo Pittarresi. Il processo è stato aggiornato al prossimo 14 ottobre.
L’avvocato Michele Savarese, difensore di fiducia dell’imputato, ha espresso grande soddisfazione per la scarcerazione del suo assistito. “È giusto così, il mio assistito è innocente, sono orgoglioso di averlo fatto tornare a casa dei suoi genitori”, ha commentato l’Avv. Savarese. “Sono assolutamente convinto dell’innocenza del mio assistito, la cui unica colpa è solo quella di frequentare i luoghi dove sarebbe avvenuta l’aggressione. Nell’immediatezza dei fatti non è stato neanche riconosciuto dalla vittima. Adesso è tornato a casa dai suoi genitori ed è giusto così, perché in questa vicenda non c’entra nulla.”
X. J. era stato detenuto presso la casa circondariale di Caltagirone da febbraio dello scorso anno, mantenendo sempre un comportamento impeccabile e dichiarandosi costantemente innocente.
Durante l’ultima udienza, è stato ascoltato il Dott. Giuseppe Asaro, medico psichiatra, perito nominato dal collegio su richiesta della difesa. Il Dott. Asaro ha riferito ai giudici che, all’epoca dei fatti, il cittadino albanese si trovava in uno stato di scompenso psicopatologico dovuto alla mancata assunzione di farmaci, condizione che avrebbe “scemato grandemente la capacità di intendere e di volere”. Sollecitato dall’Avv. Savarese, il Dott. Asaro ha inoltre specificato che X. J. non è considerato un soggetto pericoloso e ha sempre negato il suo coinvolgimento nella vicenda durante l’indagine peritale.
Sono stati ascoltati anche i Carabinieri che hanno condotto le indagini e un amico della vittima, la quale era presente in aula insieme alla madre.
Il processo riprenderà il 14 ottobre, data in cui verranno sentiti i Carabinieri che effettuarono la perquisizione a casa dell’imputato e il fratello della persona offesa.